Lei era integralista, profondissimamente e suo malgrado, nel pozzo suo segreto dei desideri, nell' abissale tana della sua anima.
Lo era negli effetti personali ed esclusivamente per quel che la riguardava ed atteneva.
Edi suoi più personali effetti erano il pensiero, i giudizi, i suoi insindacabili -un po' eccentrici- gusti ed i sentimenti.
I sentimenti: quel che il dizionario definisce come un fenomeno dell' affettività valevole un po' di più dell' emozione ed un po' meno della passione.
Lei ne aveva di forti e complessi, a cominciare dal suo senso dell' umanità e dalla sua pietà e nonostante tante riflessioni ed una forte attitudine razionalizzatrice, si ritrovava poi, puntualmente, a poter scorgere il mondo ed il cuore degli uomini solo attraverso di essi. Senz' ombra di dubbio, era come se lei sapesse da sempre -ma dove provenisse questo sapere lo ignorava- che il sentimento è sempre un po' più acuto della più acuta delle intelligenze.
Era questo di cui allora era assolutamente convinta.
*
Più tardi, quasi senza avvedersene, come un naufrago che ha resistito alla violenza di mille onde ed alla milleunesima, stremato, affoga, fece in modo di sembrare a sé stessa ed agli altri nichilista.
*
Chiunque, fuori, nel mondo, oltre la barriera del suo corpo, poteva essere e fare quel che più gli aggradava senza che lei si sentisse minimamente autorizzata ad esprimersi in merito, tentando, ad esempio, di rendere allettanti sue opinioni o decisioni, fargliele abbracciare, forzare una condivisione non immediata, viscerale, spontanea.
Amava più ciò che da lei differiva in sfumature arricchenti piuttosto che ciò che tende alla similitudine totale.
Tuttavia rimane assolutamente fuori discussione che i contrari si respingono, e decisamente, e perfino senza bisogno di ragionarci, ma bensì d' istinto e talvolta violentemente.
Infinite volte se l' era detto ed infinite volte l' aveva dimenticato.
La smemoratezza aveva una causa ben precisa: fame di affinità, ansia di vita, disperato bisogno di uscire da un tunnel di solitudine insostenibile.
Ecco perché aveva sciupato tanto tempo e tante energie con uomini mediocri, spesso a lei inferiori intellettualmente e spiritualmente, ma ricchi di metodo e furbizia: quella sua ansia la rendeva tremendamente vulnerabile e fragile, anche se lei lo sapeva bene, in fondo, e per questo si odiava.
Non sarebbe cambiato mai nulla, fino alla fine del tempo. Sapeva, sapeva bene anche questo. Cionostante doveva amare per forza, oppure, in alternativa, morire.
Così riamò, per niente, quell' uomo già amato e poi disprezzato: ne riamò un' idea d' amore che doveva assolutamente discendere in un corpo, e pure senza indugi, una prospettiva sognata che voleva con tutte le sue forze che fosse vera per arrivare, ovviamente, necessariamente, a disprezzarlo ancora e a lasciarlo, di nuovo, per i suoi persistenti vergognosi tentennamenti, i sensi di colpa di diciott' anni prima ma a causa di un nuovo oggetto, questa volta certificato, la sua altalena di lacrime e disperate fantasie amorose via sms strazianti ed inconcludenti.
Che avrebbe fatto se il veicolo dei suoi contrastanti e pavidi desideri fosse stata una colomba viaggiatrice? L' avrebbe sfinita di messaggi che non erano un mezzo, ma tutto il solo fine.
Gli uomini da niente hanno sempre sacrificato mille colombe.
Quando finì, lei ritrovò il solo uomo che la conosceva intimamente, che amava e vedeva con chiarezza la sua anima, senza temere che la sua stessa impallidisse e svanisse. Suo marito, con quella sua immensa forza, con la sicurezza derivatagli dalla potenza dei suoi stessi sentimenti, aspettava che il doloroso e necessario percorso di lei gliela restituisse.
Neppure per un attimo cercò mai di strapparle le ali: l' aveva guardata allontanarsi sulla scia di una corrente di sogno, posarsi in ascolto sulla scogliera selvaggia, tra i marosi infuriati, contemplare infine il liquido specchio liscio, e ritrovarsi.
" [..] Eretto nella sua armatura un uomo di pietra, al timone, solcava il nero flutto. Ma l'eroe, calmo, chino sulla sua spada contemplava la scia, sdegnoso d'altro vedere. [...]"
( C. Baudelaire, Don Giovanni all' inferno)
E lei credette di riconoscere, finalmente, l' approdo. Ed invece era soltanto un alito di bonaccia.
Tra loro non c' erano le parole, non c' erano mai state: nessuno di loro avrebbe potuto coniarne di efficaci per accedere al cuore dell' altro. Era un amore di motti e di segni, uno scambio di brividi e di fluidi, perfetto, nel sentire di lui, muto, pragmatico, maschile, in quello di lei.
Prima di scoprire di non avere scampo e rassegnarsi alla pochezza dell' altrui concetto d' amore, imparando a zittire la sua disperata attitudine alla speranza, in quell' ossimoro che rappresentava interamente il suo essere, lei osò ancora, come se possedesse la sacra follia dei profeti e dei visionari che il mondo ha sempre, implacabilmente, mandato a morte, per sedare la sua paura.
(continua, forse)
La smemoratezza aveva una causa ben precisa: fame di affinità, ansia di vita, disperato bisogno di uscire da un tunnel di solitudine insostenibile.
Ecco perché aveva sciupato tanto tempo e tante energie con uomini mediocri, spesso a lei inferiori intellettualmente e spiritualmente, ma ricchi di metodo e furbizia: quella sua ansia la rendeva tremendamente vulnerabile e fragile, anche se lei lo sapeva bene, in fondo, e per questo si odiava.
Non sarebbe cambiato mai nulla, fino alla fine del tempo. Sapeva, sapeva bene anche questo. Cionostante doveva amare per forza, oppure, in alternativa, morire.
Così riamò, per niente, quell' uomo già amato e poi disprezzato: ne riamò un' idea d' amore che doveva assolutamente discendere in un corpo, e pure senza indugi, una prospettiva sognata che voleva con tutte le sue forze che fosse vera per arrivare, ovviamente, necessariamente, a disprezzarlo ancora e a lasciarlo, di nuovo, per i suoi persistenti vergognosi tentennamenti, i sensi di colpa di diciott' anni prima ma a causa di un nuovo oggetto, questa volta certificato, la sua altalena di lacrime e disperate fantasie amorose via sms strazianti ed inconcludenti.
Che avrebbe fatto se il veicolo dei suoi contrastanti e pavidi desideri fosse stata una colomba viaggiatrice? L' avrebbe sfinita di messaggi che non erano un mezzo, ma tutto il solo fine.
Gli uomini da niente hanno sempre sacrificato mille colombe.
The wounded angel (Hugo Simberg) |
Quando finì, lei ritrovò il solo uomo che la conosceva intimamente, che amava e vedeva con chiarezza la sua anima, senza temere che la sua stessa impallidisse e svanisse. Suo marito, con quella sua immensa forza, con la sicurezza derivatagli dalla potenza dei suoi stessi sentimenti, aspettava che il doloroso e necessario percorso di lei gliela restituisse.
Neppure per un attimo cercò mai di strapparle le ali: l' aveva guardata allontanarsi sulla scia di una corrente di sogno, posarsi in ascolto sulla scogliera selvaggia, tra i marosi infuriati, contemplare infine il liquido specchio liscio, e ritrovarsi.
" [..] Eretto nella sua armatura un uomo di pietra, al timone, solcava il nero flutto. Ma l'eroe, calmo, chino sulla sua spada contemplava la scia, sdegnoso d'altro vedere. [...]"
( C. Baudelaire, Don Giovanni all' inferno)
E lei credette di riconoscere, finalmente, l' approdo. Ed invece era soltanto un alito di bonaccia.
Tra loro non c' erano le parole, non c' erano mai state: nessuno di loro avrebbe potuto coniarne di efficaci per accedere al cuore dell' altro. Era un amore di motti e di segni, uno scambio di brividi e di fluidi, perfetto, nel sentire di lui, muto, pragmatico, maschile, in quello di lei.
Prima di scoprire di non avere scampo e rassegnarsi alla pochezza dell' altrui concetto d' amore, imparando a zittire la sua disperata attitudine alla speranza, in quell' ossimoro che rappresentava interamente il suo essere, lei osò ancora, come se possedesse la sacra follia dei profeti e dei visionari che il mondo ha sempre, implacabilmente, mandato a morte, per sedare la sua paura.
(continua, forse)