lunedì 2 gennaio 2012

Lo que màs quiero



QUEL CHE PIÙ AMO *

L'uomo che più amo
ha il fiele nel sangue.
Mi priva del suo riparo
pur sapendo che pioverà,
pur sapendo che pioverà.

L'albero che più amo
è duro di comprendonio:
mi priva della sua fresca ombra
sotto i raggi del sole,
sotto i raggi del sole.

Il cielo che più amo
si sta rannuvolando:
i miei occhi sono inutili,
li ammazza il buio,
li ammazza il buio.

Il fiume che più amo
non riesce a trattenersi:
col rumore delle sue acque
non sente che ho sete,
non sente che ho sete.

Senza riparo, senza ombra,
senz'acqua e senza luce,
manca solo che un coltello
mi privi della salute,
mi privi della salute.


* Testo originale Violeta Parra, Traduzione di Riccardo Venturi, fonte: Internet
(Nota: Nella versione degli Inti-Illimani, "el hombre" è sostituito da "la mujer". )
*
Ad amare ciò che è evidentemente amabile son capaci tutti, e senza il minimo sforzo, né particolare impegno.
Ma il vero  talento -ed in quanto talento è per forza innato- si rivela forse nell' amare nonostante e consapevolmente.
Amare il figlio che non ti ama; l' amico che ti ha delusa; la natura che sa essere devastante, lo scambio dell' intelligenza tra umani, gli impulsi nervosi che miracolosamente sappiamo trasmetterci tra sconosciuti,  la vita che si conclude sempre con la morte.
Così non c' è fatto od atto che ne sfugga: ci si ritrova ad amare semplicemente come stile d' esistenza.
E quest' amare è rivoluzionario.

Mi dolgo davvero per chi non lo sa: per i parolai, gli scrittori di tomi sulle improbabili divinità a sostituzione di un sostanziale infelicemente perplesso vuoto, i cesellatori di dotte nozioni inutili, i cattivi filosofi, i maestri ed i profeti delle altrui vite dalla personale esistenza misera e squallida.  
Sono una rivoluzionaria, sì, credetemi, completamente pazza; instancabile ginestra nel deserto, decisa ad irridere il nulla, la noia delle ordinarie sconfitte quotidiane, il grigio crepuscolo delle abitudini e le loro scandalosamente rassicuranti catene.  A guardarmi dentro trasecolereste: c' è da svenire. Il fuoco che arde è talmente violento da togliere il fiato ("...e caddi come corpo morto cade.."), ed i suoi crateri paiono roventi crogioli per fusioni purificati fino a mantenere soltanto l' essenza. Detesto ogni altro ammenicolo. Sono in viaggio verso l' assoluto, ad occhi spalancati, conscia del fatto che basterebbe appena non esser tanto soli per sovvertire il mondo.



5 commenti:

  1. Tutto bello!
    E che bella definizione di "Amare", che nulla ha da spartire con il verbo "Capire".
    L'amore fa già fatica a capire ciò che prova, figuriamoci se si preoccupa di capire un rifiiuto, o una mancata corrispondenza di amorosi sensi.
    Claude Monet, riferendosi a chi si sforzava di cogliere i significati reconditi nelle sue ninfee dipinte, esclamò sconsolato più o meno così: "Ah, se provaste ad amare i miei quadri, invece di cercare di capirli!"
    L'amore non fa calcolo, non può, non sa cosa sia il calcolo, non sa soppesare, sa solo desiderare. Ricambiato o meno poco importa, perché fare il nido è un'attività successiva.
    Ciò che conta è avere la certezza che con nessun altro/a si vorrebbe nidificare.
    In ciò l'amore è davvero evangelico e parabolico.
    A margine del tuo testo, io pongo una mia frase: "Ci si innamora da soli, ci si ama in due".
    Ecco, magari l'amore si esprime al meglio quando è ricambiato... ma il verbo "Innamorare" è assoluto e univoco:
    "amore-In" "In-amore" l'amore che punta in una direzione.
    Inamovibile nel suo intento.
    Come un cane da punta.
    Determinato alla preda.
    Che la catturi, non è bassezza che lo riguardi.
    Nell'amore puro (innamoramento) non c'è niente da capire.
    Davvero bello, grazie.

    post scriptum uno: magari di questo commento farò saltare fuori un post sotto l'elmo
    post scriptum due: magari apporrò un link a questo bel post, per fare servizio di pubblica utilità, ma se la tua riservatezza preferisce non essere molestata, ti è sufficiente un cenno perché io mi adegui
    post scriptum tre: non mi capacito di come scrivi con eleganza, ma tant'è; di questo, almeno, devo farmi una ragione
    post scriptum quattro: il commento sopra l'ho eliminato perché nell'ultima correzione, prima di postarlo, mi mangiai qualche riga senza avvedermene. Rimuovilo pure definitivamente ;)
    post scriptum cinque: no, niente, non ho altro da aggiungere, è solo che una mano ha cinque dita, e non volevo far sentire penalizzato il mignolo nel conteggio dei post scripta

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  2. @ Kisciotte

    Grazie a te, Kisciotte caro, per queste tue riflessioni: hai l' abilità, l' intuizione e la voglia di svelare spesso anche il 'non detto'.
    Spiace dirtelo: siamo empatici. :-)

    Perfetta l' idea di fare del tuo commento un post sotto l' elmo: la caldeggio senz' altro, e linka pure quel che vuoi, non ho nulla da eccepire in merito, tutt' altro. Ho un debito di riconoscenza inestinguibile con te da quando hai letto il mattone dionisiaco. ;-)

    (Il mignolo, ne convengo,è pertinentissimo al post. Ha i suoi sacrosanti diritti, nonché una funzione assolutamente fondamentale nel linguaggio dei segni: vai un po' a chiedere ad un cultore heavy-metal come si traduce con la mano "J love you")

    Ciao, e grazie per l' indicazione musicale.

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  3. Belle le parole ed anche i commenti. E Violetta Parra mi piace molto, specie se cantata dagli IntiIllimani, che le danno più nerbo. Sull'amare "rivoluzionario" sono un po' scettico, "eroico" tutt'al più :-) Ciao

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  4. @ elio_c

    Scettico sulla sua realizzazione, immagino. Perché io, vedi, caro Elio, sulla potenza rivoluzionaria di un approccio vitale generale improntato sull' amore -su quello che intendo io, che ho tentato di esporre-, ci credo proprio. Basterebbero le opportune sinergie, il che non è poco, lo so.
    So che ami gli Inti. :-)
    Grazie, ed a presto!
    P.S.: deliziose le tue ultime opere. L' Isola dei Morti, in particolare.

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