sabato 13 aprile 2019

Pungoli pasoliniani

Dirigenti, ex ed attuali,  simpatizzanti, sostenitori e fideisti, leggete e poi rileggete gli scritti di Pasolini e poi straziatevi la coscienza, se ne avete una o qualche residuo sfilacciato dopo lo scempio che i tempi e la  mediocrità delle indoli ne hanno fatto, per esservi detti od ancora dirvi di sinistra, secondo l'originaria accezione del termine.
Il dolore della perdita e l'orrore per una fine tanto violenta non mi impediscono di chiedermi come avrebbe potuto vivere nell'odierna realtà nonostante l'avesse preconizzata con sorprendente esattezza.
Sarà che la Gnosienne n.1 di Satie mi sta tracimando nelle ossa, ma la morte qualche volta mi appare più gentile e pietosa di certa vita.

 «Sono “bloccato”, caro Don Giovanni, in modo che solo la Grazia potrebbe sciogliere. Forse perché io sono da sempre caduto da cavallo: non sono mai stato spavaldamente in sella (come molti potenti della vita, o molti miseri peccatori): sono caduto da sempre, e un mio piede è rimasto impigliato nella staffa, così che la mia corsa non è una cavalcata ma un essere trascinato via, con il capo che sbatte sulla polvere e sulle pietre. Non posso né risalire sul cavallo degli Ebrei e dei Gentili, né cascare per sempre sulla terra di Dio». (PP Pasolini)

Non si sceglie d'essere ciò che si è, ma questo non è solo ineluttabile: è necessario.
Dati esempi di uomo, di poeta, di intellettuale lo sono per tutti quelli caduti da cavallo da sempre.