venerdì 29 settembre 2017

Disperata allegria

Se rabbia ed indignazione potessero esplodere perché il sentimento di giustizia ha subito oltraggi ormai intollerabili, avremmo a disposizione l'arma di distruzione di massa definitiva per antonomasia.
L'attuale è un momento storico paradigmatico.

Con l'eccezione degli ottimisti ciechi e caparbi -generalmente gente non povera o ricca ed accidentalmente passata  (o strutturalmente capace di passare) indenne anche attraverso eventuali tragedie personali, soprattutto grazie ad una loro anaffettività congenita-,   testimonianze viventi di come non sia affatto corretto dichiarare morte le ideologie dal momento che quella dell'Individualismo trionfa e le ha sepolte tutte, la maggioranza delle persone ha di che lamentarsi.

Invaghiti come siamo della persona più meritevole e meravigliosa del mondo -noi stessi-, cadiamo però inevitabilmente nella trappola della supponenza ed i diritti negati per i quali, se non fossimo tanto vili, ci batteremmo come samurai armati di affilatissime katana, sono soltanto i nostri personali  e quelli che percepiamo dal nostro punto di vista.

Ne consegue che coloro che hanno conservato un po' di pudore e dignità e come la sottoscritta sono afflitti da uno stoicismo totalmente laico con la maturità via via  più feroce innanzitutto con se stessi, resistono in silenzio, sicché risulterebbe a chiunque arduo indovinare il reale stato delle loro difficoltà materiali e l'enormità dei loro dolori metafisici. Il contrario, d'altronde, difficilmente farebbe una qualsiasi differenza al fine del lenimento della loro sofferenza: la gente non è affatto buona, in fondo: al massimo si commuove un istante, meglio se sostituendo le vetuste e troppo complicate parole con un'iconetta con lacrima o cuoricino.

La sostenibilità del doloroso sentimento d'ingiustizia che alberga in noi è poi direttamente collegata al sistema metereopatico e geo-strategico, cosa del resto estremamente evidente  nei paesi caraibici e sudamericani e dove regna il sole.
Dev'essere a questo che si riferiva l'algerino Camus, quando affermava di avere in sé un'invincibile estate.
Lui beato!
Ma io sono nata al Nord.