Il dilemma rimaneva irrisolto, nonostante il trascorrere degli anni e l' accumulo di esperienze, nonostante incontri, confronti, assaggi e vezzosi piluccamenti, smottamenti dello spirito, devastanti sensi di colpa, vertiginose cadute di autostima, esecrabili picchi di esaltato egocentrismo.
*Ma l' ansia sentimentale è un' affezione soprattutto femminile?
*
Dov' è: in una masnada di ormoni schierata in formazione a testuggine, la responsabile? Siamo strutture comandate dai nostri stessi neurotrasmettitori? La chimica cerebrale domina scelte e bisogni?
Pare che le diversità di genere nelle aree cerebrali si formino intorno al sesto mese di vita uterina: donne si nasce, non si diventa; donne si è, almeno in potenza; più tardi, poi, il proprio personale patrimonio di individuo -indole, temperamento, natura, da chissà quale soffio cosmico e di energia resi sunto dell' essere-, così posto nel mondo, svilupperà ciascuna espressione di femminilità.
Per uno stuolo di donne rimarrà preferenzialmente 'ormonale': ed ecco la concitata rincorsa all' approvazione, all' accettazione, soprattutto da parte dell' altro maschile, ed allora necessariamente limitata alla seduzione dei sensi, attraverso un' unica chiave di lettura dei rapporti tra sessi.
Femminilità un po' triste. Servile. Spesso scurrile. Frequentemente patetica. Riduttiva. Noiosissima.
Per altre, si tratta invece di conciliare un' intero sistema universale pensato e fatto a guisa di maschio, con le loro autentiche peculiarità e dotazioni in termini di (iper)sensibilità, empatia, esagerata e spesso dolorosamente incontenibile attitudine alla comunicazione.
La De Beauvoir, mentre da un lato afferma con grande impeto che le differenze di genere sono tutte culturali, dall' altro evoca quella particolare ansia, quella ricerca dell' altrove, quasi sempre destinata all' eterna frustrazione, che io vedo maledettamente, ma non meno meravigliosamente, femminile. Certo, non è prerogativa di Donne, probabilmente, ma una donna riuscirà a decifrare perfettamente le seguenti parole e ritrovarle nel proprio nucleo e nella propria, presumibilmente ancestrale, memoria.
"Si può cercare qualcosa di molto specifico; un padre, un bambino, un'anima gemella; la sicurezza, la verità; un' immagine esaltata di te stessa. O il tuo bisogno può essere ambiguo, indefinito o addirittura infinito. Puoi volere qualcos' altro, qualsiasi cosa purché tu non l' abbia." (Quando tutte le donne del mondo... - Simone de Beauvoir)
Se Pascal addiviene a Dio in forza di una probabilità e di un' induzione pur opinabili, io giungo, grazie ad un percorso similare, alla conclusione che forse è esattamente il richiamo a quell' 'altrove', tutto intero introvabile -se non per una congiuntura altamente casuale e perciò improbabile- in un solo individuo, a rendere sempre viva e palpitante l' eterna ansia sentimentale di una femmina umana della mia foggia.
Pare che le diversità di genere nelle aree cerebrali si formino intorno al sesto mese di vita uterina: donne si nasce, non si diventa; donne si è, almeno in potenza; più tardi, poi, il proprio personale patrimonio di individuo -indole, temperamento, natura, da chissà quale soffio cosmico e di energia resi sunto dell' essere-, così posto nel mondo, svilupperà ciascuna espressione di femminilità.
Per uno stuolo di donne rimarrà preferenzialmente 'ormonale': ed ecco la concitata rincorsa all' approvazione, all' accettazione, soprattutto da parte dell' altro maschile, ed allora necessariamente limitata alla seduzione dei sensi, attraverso un' unica chiave di lettura dei rapporti tra sessi.
Femminilità un po' triste. Servile. Spesso scurrile. Frequentemente patetica. Riduttiva. Noiosissima.
Per altre, si tratta invece di conciliare un' intero sistema universale pensato e fatto a guisa di maschio, con le loro autentiche peculiarità e dotazioni in termini di (iper)sensibilità, empatia, esagerata e spesso dolorosamente incontenibile attitudine alla comunicazione.
La De Beauvoir, mentre da un lato afferma con grande impeto che le differenze di genere sono tutte culturali, dall' altro evoca quella particolare ansia, quella ricerca dell' altrove, quasi sempre destinata all' eterna frustrazione, che io vedo maledettamente, ma non meno meravigliosamente, femminile. Certo, non è prerogativa di Donne, probabilmente, ma una donna riuscirà a decifrare perfettamente le seguenti parole e ritrovarle nel proprio nucleo e nella propria, presumibilmente ancestrale, memoria.
"Si può cercare qualcosa di molto specifico; un padre, un bambino, un'anima gemella; la sicurezza, la verità; un' immagine esaltata di te stessa. O il tuo bisogno può essere ambiguo, indefinito o addirittura infinito. Puoi volere qualcos' altro, qualsiasi cosa purché tu non l' abbia." (Quando tutte le donne del mondo... - Simone de Beauvoir)
Se Pascal addiviene a Dio in forza di una probabilità e di un' induzione pur opinabili, io giungo, grazie ad un percorso similare, alla conclusione che forse è esattamente il richiamo a quell' 'altrove', tutto intero introvabile -se non per una congiuntura altamente casuale e perciò improbabile- in un solo individuo, a rendere sempre viva e palpitante l' eterna ansia sentimentale di una femmina umana della mia foggia.
*
Ogni volta che la re-incontrava avvampava come uno scolaretto. Era un particolare che lei riusciva ad amare, pur nel sentimento di fondo che nutriva per lui e che rimaneva pervicacemente di sottile disprezzo, ma senza protervia.
"Come mai qui, che combinazione questo incontro, era un film che volevo proprio vedere, mi ricorda la nostra bella adolescenza, i cortei, il Che, le bandiere, i sogni."
"Ma quando mai..." -lei pensò- "... non c' eri. Tu non ci sei mai stato, nei nostri cortei. Ricordo bene: tu appartieni ai cauti. Lo sei da sempre: tu sei un fottutissimo cauto. Borghesuccio piccolo piccolo e prudente. A te le scelte di campo sono sempre state invise, sei troppo ingenuo, troppo elementare. Pensavi che bastasse ascoltare le canzonette d' oltre oceano per dirsi rivoluzionari. Poi, la domenica, andavi alla messa, a recitare i credo, ché mamma in questo modo t' aveva addestrato a fare. Statti zitto, almeno, e togliti di torno o potrei scivolare su codesta tua bava di ignavia."
E sgambettava loro dietro, cercando l' assimilazione impossibile, come aveva sempre fatto, come aveva fatto al tempo dell' Amore abbacinante che avrebbe potuto, fosse pure per un solo giorno, ma totalmente, liberarlo dalla sua mediocrità.
"Ti amo. Ti amo da morire. Non passa, non passerà mai. Anche se sei di nuovo sposata, anche se hai un figlio. Ti amo sempre, ti amo ancora. Io... ho avuto paura, allora. Fin dai banchi di scuola mi incutevi quest' amore spaventato: ti immaginavo guerrigliera in Sud America, suffragetta tra i gendarmi, Cassandra visionaria, Saffo sulla rupe. Tutti, sappilo, ti vedevano così. Comunque irrangiungibile e disumana. La colpa è tua, se mi sono sentito allora così fragile: hai usato sempre la tua personalità come un maglio per minimizzare gli altri, per umiliarli, per punirli di mancare del tuo stesso coraggio, o semplicemente, di non essere esattamente come te. Sei certa che questo ti renda migliore? "
"Il Verme ha pensieri capaci di profondità: meraviglia." si disse lei, con leggero sarcasmo. " Non capirà mai, però, che la vera discriminante tra amore sacro ed amor profano - ma grandioso- sta nella preponderante presenza, nel secondo, della fantasia."
Poi, fatalmente e disgraziatamente, si permise di commuoversi. Un' altra volta, nel vecchio gioco degli specchi.
"Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende Amor, ch'a nullo amato amar perdona..."
(continua, forse)
"Come mai qui, che combinazione questo incontro, era un film che volevo proprio vedere, mi ricorda la nostra bella adolescenza, i cortei, il Che, le bandiere, i sogni."
"Ma quando mai..." -lei pensò- "... non c' eri. Tu non ci sei mai stato, nei nostri cortei. Ricordo bene: tu appartieni ai cauti. Lo sei da sempre: tu sei un fottutissimo cauto. Borghesuccio piccolo piccolo e prudente. A te le scelte di campo sono sempre state invise, sei troppo ingenuo, troppo elementare. Pensavi che bastasse ascoltare le canzonette d' oltre oceano per dirsi rivoluzionari. Poi, la domenica, andavi alla messa, a recitare i credo, ché mamma in questo modo t' aveva addestrato a fare. Statti zitto, almeno, e togliti di torno o potrei scivolare su codesta tua bava di ignavia."
E sgambettava loro dietro, cercando l' assimilazione impossibile, come aveva sempre fatto, come aveva fatto al tempo dell' Amore abbacinante che avrebbe potuto, fosse pure per un solo giorno, ma totalmente, liberarlo dalla sua mediocrità.
"Ti amo. Ti amo da morire. Non passa, non passerà mai. Anche se sei di nuovo sposata, anche se hai un figlio. Ti amo sempre, ti amo ancora. Io... ho avuto paura, allora. Fin dai banchi di scuola mi incutevi quest' amore spaventato: ti immaginavo guerrigliera in Sud America, suffragetta tra i gendarmi, Cassandra visionaria, Saffo sulla rupe. Tutti, sappilo, ti vedevano così. Comunque irrangiungibile e disumana. La colpa è tua, se mi sono sentito allora così fragile: hai usato sempre la tua personalità come un maglio per minimizzare gli altri, per umiliarli, per punirli di mancare del tuo stesso coraggio, o semplicemente, di non essere esattamente come te. Sei certa che questo ti renda migliore? "
"Il Verme ha pensieri capaci di profondità: meraviglia." si disse lei, con leggero sarcasmo. " Non capirà mai, però, che la vera discriminante tra amore sacro ed amor profano - ma grandioso- sta nella preponderante presenza, nel secondo, della fantasia."
Poi, fatalmente e disgraziatamente, si permise di commuoversi. Un' altra volta, nel vecchio gioco degli specchi.
(continua, forse)
Mohamed Ahmed dopo altre sette nasce femmina in una famiglia marocchina. Il padre, uomo importante, rispettato nella comunità non potrebbe sopportare il fallimento di non avere un capofamiglia, un erede maschio. Decide, padrone assoluto in una società fortemente patriarcale, che il nascituro sarà maschio.
RispondiEliminaLa moglie non può far altro che obbedire, verrà allevata maschio. Da qui parte la storia, bellissima, un pretesto per descrivere il Marocco, la condizione femminile.
"Creatura di sabbia" Tahar Ben Jelloun(Einaudi)
Vado forse per conto mio, ma a questo mi ha fatto pensare l'interrogativo sull'identità
sessuale alla nascita.
Dello stesso "Lo specchio delle Falene" una storia di vendetta, tutta femminile (per donne arrabbiate).
Ciao
"Ma l' ansia sentimentale è un' affezione soprattutto femminile?"
RispondiEliminaA parole, soltanto a parole.
Esistono femmine e maschi.
Esistono donne e uomini.
Esistono anime e animi.
Per ogni donna che si cruccia di un sentimento incompreso, c'è un uomo che non ha trovato un cuore nel quale nidificare.
Tutto il resto sono luoghi, comuni e antichi quanto il mondo, perfino irritanti, mantenuti fertili da lacrime che si rinnovano, reciclate di generazione in generazione, scaturendo da millantate profondità di superficiale sentiment(alismo).
@ giovanni
RispondiEliminaGrazie per le indicazioni, giovanni, sono assolutamente pertinenti.
Perché mi invade una terribile tristezza a pensare che quelle condizioni,qui da noi superate, ora hanno preso una piega certamente meno drammatica, ma mai totalmente risolta?
Non ci si può rilassare mai, in quest' esistenza: la rivolta non conosce tregua...
Un sorriso. Ciao.
@ Kisciotte
RispondiEliminaBelle le tue riflessioni, caro amico Cavaliere. Grazie,gradisci un solidale sorriso.
Quanto è bella questa storia!!!!quante emozioni riconosco nelle righe precedenti, emozioni che ho sentito anch’io nel trascorso della mia vita. Quando ho amato, quando ho perso, quando ho corso, quando ho voluto quello che non avevo. Grazie per scrivere in questo modo, è un piacere leggerti. Sara M.
RispondiElimina@ Sara
RispondiEliminaGrazie Sara. E' un piacere, anche per me, quel che mi dici: si comprende appieno soltanto ciò di cui si è fatta esperienza.