venerdì 19 novembre 2021

Piccola anima smarrita e soave -10- contrappasso

Percepisci i tuoi giorni futuri come probabilmente pochi, dannati ed amari.
Ti ricordano un branco di lupi affamati che ti accerchiano scoprendo i canini, in procinto di azzannarti alla gola. 
Sei nata preda, non violenta pur non essendo debole e sostenuta dall'orgoglio di un'eccentrica dignità misticheggiante da pura atea.
Tremi, dunque sei, ma non ne ricavi alcun sollievo: rimani impietrita e stupefatta.
 
Eppure tenti di dimenticarti e di guardare alle prossimità ed alle alterità, ma niente, è pure peggio: continui a percepire i giorni futuri, questa volta di tutti, come sostanzialmente pochi, dannati ed amari.
Pensi che chiunque altro, se solo allentasse le redini con cui ha imbrigliato la sua stessa vita ed aprisse gli occhi da individuo,  nella sua scandalosa ma sostanziale solitudine e dismettendo l'idea di  appartenenza ad una collettività in cui crede talvolta con ingenua buonafede talaltra con sbrigativo conformismo, potrebbe vederlo.
Pensi che l'edonismo su cui si concentrano non sia che una scappatoia, od una tana. E ti sbagli: l'altro è insondabile ed i motivi di ciascuno di noi stanno a distanze siderali da quelli dell'altro. Non c'è mano che possa estrarci dal nostro abisso.
Qualche volta è misericordioso, per se stessi, perfino non guardare.
 
Ripassi mentalmente le tue letture classiche più intense ed appassionate, quelle dai sedici anni in poi, e sospetti che in aggiunta al loro indiscutibile apporto intellettuale e morale abbiano, come effetto collaterale,  nutrito nello spirito i semi della disperazione di quel tuo suolo tanto compatibile.
 
Invecchiando, con l'accatastamento di esperienze e cognizioni che la cosa comporta, ti senti schiacciata dal vecchio e  noto sentore di oppressione che il tuo forzato silenzio ti procura fino all'asfissia anziché più libera  grazie alla maggior consapevolezza.
 
Il declino fatale, irrimediabile e colpevole dell'esistenza di un'etica di base condivisa  per la stirpe umana raggiunge apici che ogni giorno superano i precedenti. Ne soffri senza tregua, mentre altri per questo ti irridono, quando non sentenziano che sei "troppo, troppo, troppo esagerata". Pare che l'antica funzione espiatoria delle catastrofi, che una volta superate lasciano una tabula rasa su cui ricostruire, sia totalmente scomparsa: ora chi detiene il potere le addomestica e le cavalca, quando pure non le favorisce.
Tuttavia, le armi di distrazione di massa agenti da tempo funzionano a meraviglia. Una moltitudine di gente blatera e si accalora su tutt'altri argomenti, dal per me incomprensibile  campanilismo nazionale sui primati sportivi ed olimpionici alla tifoseria vaccinale, dalle generiche invettive contro i politici delinquenti ed opportunisti alla ricerca di capri espiatori complottistici vari e via dicendo, sulle ali della banalità e della stupidità.
Il solo discorso sensato e prioritario dovrebbe occuparsi delle sofferenze e delle iniquità subite dagli innocenti e porvi rimedio, ma è esattamente questa affermazione a suonare banale ed ingenua, nonché noiosa.
E poi, simile contrappasso basterebbe davvero a consolazione dell'essere nati?
 
 

mercoledì 7 luglio 2021

Piccola anima smarrita e soave -9- l'onta della resilienza

Bisognava agire prima che lo tsunami del disgusto inquinasse ogni aspetto dell'esistenza e promettesse con sempre maggiore evidenza una conclusione tanto mortificante e triste.
Bisognava capire in tempo, in giovinezza, come nutrire intelligenza ed anima e come impiegare le energie con il minor danno possibile per sopravvivere in sufficiente dignità senza sprofondare nel fango delle miserie di questo sistema prevaricante ed ingiusto, dato che l'altra opzione, vale a dire il loro utilizzo ben finalizzato nel rispetto di indole ed eventuali talenti, poco ha a che fare con la sola volontà e si scontra con elementi potenti quali l'autostima, la logistica, il censo di appartenenza, lo stesso proprio rigore.
Bisognava anche superare la stessa ragione biologica, questa ostinata innata caparbietà di preservare ed  addirittura replicare ciecamente ed  egoisticamente la vita ed optare con protervia verso il bello ed il bene, a prescindere dal loro prezzo, fosse pure quello estremo.

Noi perdenti, nonché perduti, siamo in tanti, per lo più senza voce, deficitari di parole oppure, al contrario, nauseati anche da quelle, dopo ciò che è risultata essere stata una loro scriteriata dissipazione nel tentativo di impostare rapporti umani di tutti i tipi sorretti dal dialogo.
Il dialogo: quale patetica  fanfaluca, tutto sommato. Siccome ci si vergogna del proprio intrinseco egoismo ci si finge quasi sempre estremamente interessati all'altro, purché, beninteso, possieda uno straccio di contenuti. Spesso è un modo per gratificarsi a spese altrui.
Ne ho fatto qualche esperienza anche in questo blog: corrusche amicizie di tastiera così intense e repentine da promettere l'eternità. Un'eternità presto finita. E' il massimo che ci riesca.
 
Se ciò che andava fatto non è stato neppure abbozzato e ciononostante si respira ancora tra i fetidi miasmi di una vitucola di pesanti fatiche a fronte di minimi risultati, tollerando la promessa dello stesso proprio destino di precarietà, il governo, i talk show dei media di Stato, gli eterni impuniti, la crudeltà indicibile della propria stirpe verso gli altri viventi e l'infinità degli altri mali, si è campioni di resilienza. Oggettivamente complici della vergogna.

Confido quindi soltanto sull'imperturbabile saggezza della Natura, che con più di qualche probabilità date le attuali avvisaglie, stenderà un definitivo velo pietoso sulle nostre risate e sulle nostre lacrime.