mercoledì 8 agosto 2018

Tre assiomi, deduzioni, scoli di mezza estate (logorrea improvvisa da afa padana) -1-

E' opportuno selezionare con grande attenzione l'ingresso delle persone nella propria vita fin dall'avvento dell'età della ragione.
Ciò è particolarmente raccomandato ai temperamenti ipersensibili-malinconici ed alle anime belle, fatto che rende l'assioma soprastante  in sé elitario.
La cosa inoltre seccante, pur se fatale,  è che a prenderlo alla lettera ci si voterebbe al quasi totale isolamento.
Sarebbe meglio, dal punto di vista pulito e scintillante della razionalità: meno amarezza, meno delusioni, meno noia, meno nausea da derivazioni umane.
Sarebbe peggio, perché toglierebbe ogni alibi nel momento -fatale anch'esso- in cui, nonostante un isolamento benefico dal corrotto e corrompente consorzio umano, le cose appaiono nella loro sostanza oggettiva:
talvolta bellissime  ma 
indifferenti, 
talvolta terrificanti ma
indifferenti,
altra ancora neutre ma
indifferenti.
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« Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche, trascinarsi per strade di negri all'alba in cerca di droga rabbiosa..." 
Ora io vedo la quasi totalità delle menti, seppur non solo le migliori -ma i superlativi ormai sono estinti per carenza di qualità nel secolo dell'appiattimento fattuale in atto-, né solo le peggiori, abbarbicate come licheni ad un edonismo passivo ed intristito, ad un amor di sé senza ragione e sostanza e perciò patetico, distrutte dal bisogno di consenso e visibilità, ancora più affamate ed isteriche, digitare come ossessi proclami, aborti di pensieri, programmi di governo, aforismi di tizi a loro sconosciuti ma che suonano bene, fatti privati di ordinaria, banale e un po' deprimente esistenza, altre stupidaggini imbarazzanti, nella convinzione che ciò li renda parte di qualcosa.
Surrogati di amicizia, emozioni sintetiche, illusione di dialogo.
Erano meno strafatte quelle degli anni '60.
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La maggioranza dei sedicenti intellettuali (spesso "/ filosofi") finge di ignorare che il solo modo per contrastare il peso delle sperequazioni sociali di cui si indignano e delle sofferenze dei reietti, sarebbe innanzitutto ammettere che sono strumentali alla permamenza di questo Sistema e sua diretta, intrinseca e logica  conseguenza.
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Ne deriverebbero la sua inappellabile condanna ed il dovere di reagire.
L'intellettualismo non implica affatto né il coraggio, né, men che meno, l'onestà.
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