Perché tutti (tra i sufficientemente acculturati; i sensibili; gli idealisti malinconici; gli "intellettualmente onesti"; gli elitari della disperazione esistenzialistica non-radical-chic posto che ce ne siano più di due di autentici e che i restanti non siano soltanto velleitari) coloro che lamentano l'insensatezza della vita, l'orrore della solitudine, le atrocità degli uomini sugli uomini e sugli animali, la crudeltà cieca del caso, l'impossibilità d'essere almeno un po' felici, non contemplano mai, tra le soluzioni possibili, l'investimento di sé stessi in un'amicizia?
Il dolore latente dell'essere rende feroci, insensibili, egocentrici, nichilisti, ma anche, probabilmente, né amore né amicizia sono, nella loro concretizzazione, all'altezza dei concetti che li avevano in premessa ispirati.
Le nostre idee sono simili a sontuose variopinte vele di legni galleggianti su mare ostinatamente piatto.
La capacità di Amicizia, che è amore senza brama di possesso, è chiaramente sovrumana.
Pregevole signor Camus, io, invece, ho scoperto che anche nella più torrida estate permane in me un inverno invincibile, e giacché per mia natura non ho scorte adipose nell'anima efficaci nel proteggerla dalle ingiurie a questa mia ridicola ipersensibilità che accusa ogni colpo possibile dall'ipocrisia, dall'ingiustizia e dalla miseria morale - intemperie del vivere -, ne soffro molto.
Lei ha spesso lasciato intendere che la rivolta etica del singolo rappresenta una sorta di sostrato su cui si può ergere il senso di appartenenza e fratellanza con altri a noi simili e pur se sconosciuti.
Beh, mi lasci dire che ormai propendo per non crederci quasi più. E' una meravigliosa idea romantica, in fondo, ma resta idea, resta romanticismo, più possibile nel momento storico in cui Lei ha agito.
Oggi siamo moralmente regrediti, nonostante paia un paradosso. Siamo totalmente spenti, deprivati di qualsiasi luce e fuoco interiori.
Ogni mio contatto, ogni esplorazione, ogni vicissitudine mi dimostrano che il desiderio più pressante è, per chiunque, non già la comunione ideale, la sottoscrizione di una speranza, il bisogno di bellezza e giustizia, ma bensì l'accorpamento in sé, ai fini dell'accumulo e dell'esercizio del potere - previo adeguamento o negazione delle altrui caratteristiche meno digeribili -, di quanto più possibile sia predabile dall'esterno, altri compresi. Non c'è più, per gli uomini e le donne "senza qualità" - vale a dire tutti coloro che sono costretti, per fatalità di nascita e censo a percorrere il sentiero un po' sudicio della normalità -, alcuna volontà effettiva, o capacità, di tradurre nella propria esistenza quotidiana virtù non mercificabili e di fatto spendibili
Fino a quando ciascuno di noi non avvertirà come dolore vivo nella carne la sofferenza gratuita e folle che l'intero sistema economico, e poi politico e civile - suoi frutti di partenogenesi -, infliggono ad un altro umano (e perfino ai suoi affini, amici, complementi, esseri fragili, bambini, cani, gatti...) noi rimarremo esemplari della specie che scelgono consapevolmente di abortire l'essenza dell'umanità.
Ne deriva che il siamo è ancora impossibile?
Perché non me ne accorgo mai prima di subire il disgusto della rivelazione?
Il dolore latente dell'essere rende feroci, insensibili, egocentrici, nichilisti, ma anche, probabilmente, né amore né amicizia sono, nella loro concretizzazione, all'altezza dei concetti che li avevano in premessa ispirati.
Le nostre idee sono simili a sontuose variopinte vele di legni galleggianti su mare ostinatamente piatto.
La capacità di Amicizia, che è amore senza brama di possesso, è chiaramente sovrumana.
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Pregevole signor Camus, io, invece, ho scoperto che anche nella più torrida estate permane in me un inverno invincibile, e giacché per mia natura non ho scorte adipose nell'anima efficaci nel proteggerla dalle ingiurie a questa mia ridicola ipersensibilità che accusa ogni colpo possibile dall'ipocrisia, dall'ingiustizia e dalla miseria morale - intemperie del vivere -, ne soffro molto.
Lei ha spesso lasciato intendere che la rivolta etica del singolo rappresenta una sorta di sostrato su cui si può ergere il senso di appartenenza e fratellanza con altri a noi simili e pur se sconosciuti.
Beh, mi lasci dire che ormai propendo per non crederci quasi più. E' una meravigliosa idea romantica, in fondo, ma resta idea, resta romanticismo, più possibile nel momento storico in cui Lei ha agito.
Oggi siamo moralmente regrediti, nonostante paia un paradosso. Siamo totalmente spenti, deprivati di qualsiasi luce e fuoco interiori.
Ogni mio contatto, ogni esplorazione, ogni vicissitudine mi dimostrano che il desiderio più pressante è, per chiunque, non già la comunione ideale, la sottoscrizione di una speranza, il bisogno di bellezza e giustizia, ma bensì l'accorpamento in sé, ai fini dell'accumulo e dell'esercizio del potere - previo adeguamento o negazione delle altrui caratteristiche meno digeribili -, di quanto più possibile sia predabile dall'esterno, altri compresi. Non c'è più, per gli uomini e le donne "senza qualità" - vale a dire tutti coloro che sono costretti, per fatalità di nascita e censo a percorrere il sentiero un po' sudicio della normalità -, alcuna volontà effettiva, o capacità, di tradurre nella propria esistenza quotidiana virtù non mercificabili e di fatto spendibili
Fino a quando ciascuno di noi non avvertirà come dolore vivo nella carne la sofferenza gratuita e folle che l'intero sistema economico, e poi politico e civile - suoi frutti di partenogenesi -, infliggono ad un altro umano (e perfino ai suoi affini, amici, complementi, esseri fragili, bambini, cani, gatti...) noi rimarremo esemplari della specie che scelgono consapevolmente di abortire l'essenza dell'umanità.
Ne deriva che il siamo è ancora impossibile?
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Succede spesso di scoprire che un sedicente filantropo sia un miserabile narcisista, un sedicente filosofo un egoista mitomane, un sedicente poeta un mediocre, un uomo un idiota.Perché non me ne accorgo mai prima di subire il disgusto della rivelazione?
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