venerdì 14 gennaio 2011

Quando gli esseri umani credono volentieri a quello che vogliono credere...

Chi ha profondo rispetto per il pensiero sa perfettamente che la presunzione di Verità lo vizia e lo guasta.
Il telos intellettualmente più onesto, in un essere umano che si ponga domande le cui risposte non siano verificabili, è, a mio avviso, la perplessità, per quanto essa possa risultargli dolorosa.

Una delle domande più stupide e tracotanti che noi esseri umani ci poniamo -e la più noiosa-, è: "Perché siamo?" (Tralascio le due consorelle "Da dove veniamo?" e "Dove andiamo?", perché mi scappa da ridere...)
Si  osserva, comunque, che i soli ad ostinarsi ad affermare di possedere risposte inconfutabili e certe sul senso del nostro vivere rimangono gli integralisti religiosi (almeno nei presupposti preliminari delle loro speculazioni): loro lo sanno con certezza. Che invidia.
Penso spesso che adottare già confezionata la giustificazione all' esistenza umana (agiamo per la conquista dell'eterna felicità o dell'eterna dannazione), sia una comodità non indifferente oltreché decisamente moderna e sbrigativa.
***
Non so se faccio bene a credere in Dio -si dice Pascal-, non ho la certezza che Lui ci sia, perciò mi affiderò ad una scommessa, ad un ragionamento che cerchi logica laddove abbondino le incognite. Se Lui non ci fosse io mi sarei negato molte occasioni di piacere -non soltanto materiali- seguendo le sue leggi ( e ciò è molto, molto seccante e vagamente beffardo), ma se, invece, ci fosse ed io cercassi di compiacerlo, mi risparmierei i tormenti eterni (e "eterno" è qualcosa che non finisce mai...)
Da matematico ritenne conveniente credere.
Che dire? Buon per lui, immagino il sollievo nel liquidare un così feroce dilemma... nonostante il paradosso sotteso.
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Forse è autoinganno e forse pure meritevole di indulgenza, non dico di no: non tutti hanno la forza di sbirciare l' abisso senza impazzire.
L' autoinganno, d' altronde, è la specialità di noi umani e lo esercitiamo compulsivamente, in un' impressionantemente alto numero di atti.
Mica l' ho detto io, eh!...,  è stato uno che di uomini ne sapeva, tant' è che li conquistava a blocchi.
"Fere libenter homines id quod volunt credunt" ("In generale gli esseri umani credono volentieri a quello che vogliono credere". Giulio Cesare).


"Posso essere ingannato da un' altra persona, ma posso anche essere vittima di un autoinganno. Non potete riuscire a ingannarmi, se so che state per farlo. Ma com' è possibile che io inganni me stesso? Non so, forse, quello che sto per fare, e questo non impedirà necessariamente l' autoinganno?"
(Michael Clark-I paradossi dalla A alla Z-2004 Raffaello Cortina Editore)


Artista contemporaneo giapponese

No, non basta per niente.
Spesso mentiamo a noi stessi sotto l' influsso di emozioni o suggestioni -interne ed esterne- e per necessità interiore dettata dalla nostra autostima, sia essa iper o ipo-trofica.
Talvolta lo facciamo per superficialità o ignoranza, traendo le conclusioni a noi più comode e relative ad evidenze non sufficientemente considerate ed osservate.
L' amante la cui mente sia obnubilata dalla gelosia coglierà ogni dettaglio a suo avviso sensibile per rafforzare la sua convinzione d' essere vittima di tradimento.
L' elettore fedele innamorato dell' immagine complessiva e non troppo puntigliosamente osservata del suo idolo politico manterrà l' autoinganno a dispetto di qualsiasi evidenza e nefandezza etica di cui quest' ultimo possa rendersi protagonista.
La madre che per incuria, anche solo momentanea, sia responsabile di un piccolo incidente domestico occorso al suo piccolino mentre stava al telefono con l' amica, preferirà pensare che, non possedendo la dote dell' ubiquità, l' incidente stesso non poteva essere evitato.
Ora, io almeno di avere l' "anima" penso di essere certa, se non mi autoganno.
Ho un' anima. Di definirla con precisione poco importa.
Ce l' abbiamo tutti, espressa in modo diverso e con diverse caratteristiche. Splendida, luminosa, tiepida, dolce, nel più lieto e lineare dei casi ( il più improbabile) od oscura, plurisfaccettata, poetica, addolorata, minimamente espressa, e bella, brutta, in molti altri. Incommensurabilmente preziosa perché unica, nel più assoluto dei modi.
Da dove venga non m' importa, ne perché; m' importa che ci sia. Magari è pura energia cosmica, non lo so.
Non è in conflitto con l' intelligenza: vi è fusa.

Ciò che mi chiedo è: che cosa ne devo fare?



4 commenti:

  1. ... già, facile a dirsi, per te che sei poeta!
    :-)

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  2. che senso ha ingannare sè stessi?
    la vera percezione di una cosa è quando riesci a darle un limite, al di fuori di questo, è libera...così è la mente umana, e così dovrebbe essre ogni nozione che si apprende.

    Pascal va preso con le giuste ... distanze.

    Buona serata Morena
    carla

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  3. Non solo Pascal, cara Carla...
    è meglio prendere ogni cosa, con la "giusta distanza".
    Personalmente io ritengo che pensieri,sentimenti, idee, possano talvolta essere condivisi o possano avvicinare personalità affini, ma l' intelligenza è sempre individuale e non può essere sacrificata al desiderio -un po' ignavo- di sfuggire la solitudine.
    Buona serata anche a te.

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