Mi appartengono come lingua, come storia, come coscienza.
E' semplicemente tragico, più che vergognoso. che la realtà operaia di oggi me le faccia sentire più che mai attuali.
Ma questo lo può capire soltanto chi quella realtà la sta vivendo di nuovo, con la dignità. incorrotta ed eroica. di allora, mentre tutti gli altri blaterano e si accapigliano ed i politici evaporano...
Migliaia di operai, le tute blu, a partire dagli anni '50 hanno contribuito al miracolo economico italiano, conducendo il nostro Paese nel novero tra i più industrializzati al mondo.
Poi, una voragine politica e di costume s' è mangiata la loro memoria ed il loro orgoglio. E' scomparso il loro partito di riferimento -in primis- e la nuova disamoralità del mondo globale ha sparso la sottile e micidiale infezione del qualunquismo, dell' individualismo, dell' ottusità.
Nella nostra piccola realtà, molti -troppi-, di loro hanno appoggiato l' ascesa di Berlusconi, o caldeggiato farneticanti ipotesi secessionistiche.
Ignoranza?
Forse soltanto difetto di lucida lungimiranza; forse ingenuità. Eppure l' arma vincente era stata sempre, nel passato, l' unione.
Se già non ci avesse pensato una malattia implacabile -forse anche macabro diritto acquisito in Montedison in trentacinque anni di lento avvelenamento- che l' ha tolto di mezzo, appena sessantenne, senza che troppo gravasse sulla groppa dell' INPS, mio padre oggi ne sarebbe sconvolto.
Mi dispiace, son dolori... anche mio padre se ne andato per un mesotelioma, tipico dell'asbesto. Alberto D'Amico: Giudeca, la cito spesso col suo "Cipriani se magna 'ea bisteca e dae case ne vol sfratar", ma l'immagine di lui più vivida che conservo - ero presente - quando lui a Ca' Foscari ha sputato in faccia a Pasolini. Proprio a Pasolini. In risposta a quella famosa lettera sul Corriere della Sera, dove il Grande prendeva la parte dei poliziotti, anche loro figli del popolo. D'Amico nasceva come fascista (era della Giovine Italia di destra non quella comunista postresistenza) e rimase sempre nerboruto e violento nel bene e nel male. Altra razza Gualtiero. Ma anche lui si è sempre annegato nel suo ego. Maschi prefemminismo, appunto.
RispondiEliminaTi sono grata, Giorgio, per questa tua sensibilità. Ogni uomo, ogni donna, d' altronde, imparano soltanto ciò che riescono anche ad empatizzare perché tocca segrete corde interiori o è specchio di qualcosa di conosciuto, che appartiene alla propria esperienza: è solo in questo modo che possiamo comprendere anche il dolore dell' altro.
RispondiEliminaNon conoscevo l' estrazione politica di D'Amico: ora che mi ci fai riflettere il suo aspetto fisico era piuttosto "feroce", così come la sua voce. Siamo sempre ciò che appaiamo, in realtà: servirebbe soltanto lo sguardo giusto e penetrante del saggio per comprendere qualunque cosa...
Ma Pasolini, in quell' occasione, cosa fece? Come reagisce un Poeta di fronte alla stolta limitatezza dei terrestri?
Altra cosa: non è forse il narcisismo uno dei maggiori ostacoli all' esercizio della pura solidarietà umana?
Pasolini è stato quello che è: un Uomo, un uomo che vive anche dopo la sua scomparsa. Non ha reagito. C'era una grande confusione, era una animata assemblea all'aperto quasi ai piedi del ponte di Ca' Foscari. Pensa che son passati più di quarant'anni e ho ancora quella vivida visione. Sono rimasto sconcertato di fronte a quella violenza. Lì ero lui, Pasolini.
RispondiEliminaHo notato che hai voluto riporre anche Nina di Bertelli. Ogni volta che incontravo Gualtiero mi ripeteva se ero io che gli facevo avere i diritti d'autore dall'estero, dalla nave. Perchè Nina la si suonava nel Mediterraneo, in tutti i porti da Beirut al Pireo, da Soci a Odessa. Una canzone dolcissima. Sehnsucht, nostalgia? No, nessuna nostalgia. Eravamo animali, un tempo felici... Ora, al bar, solo un succo ci aspetta!
E' un testo malinconico e tenero, Guss, quel "Nina"; e non lo sarebbe altrettanto se cantato in una lingua regionale diversa. A 15 anni avevo un caro amico romano, Massimo, e, di tanto in tanto, ci si telefonava. Talvolta mi rispondeva il padre, che puntualmente mi diceva di amare tantissimo il nostro dialetto perché gli sembrava "una dolce cantilena", così diversa dalla durezza del romanesco.
RispondiEliminaIo sì, io sì, quando mi consento alcuni ricordi, provo un pizzico di calda nostalgia.
E' così: "animali felici" e, per quel che mi riguarda, ancora incorrotti e capaci di inventare speranze.
Ora lo "scarpon" (nostro quartier generale e nostra fucina di idee ed amicizia di studenti proletari e ragazzi sognanti) è una moderna paninoteca anonima e la maggioranza di quei giovani s' è amalgamata nella pastoia borghese così bene da aver perduto totalmente la memoria del proprio passato. Ci hanno mangiato vivi, ed abbiamo perso tutti.
non sono così pessimista, trovo condivisione, come adesso, anche nella piena maturità... Si fa per dire maturità, perchè, credo, non cadrò mai dall'albero. Spero ancora di esser rapito dalla magìa del fanciullino. Ne ho voglia! Per quanto riguarda il passato. Il mio è altrove: Venezia città. Ma se devo pensare alla magìa penso ai buchi sulla neve nel fiordo dove pescavano d'inverno a Oslo, più che quando andavo a gò con gli spiantani nella mia barchetta sotto al rio de la Palata in Giudeca. Non ho nostalgia del pescare, pratica che non farei mai più. forse solo se costretto per sopravvivenza...
RispondiEliminaLa magìa era per me osservare e contemplare un mondo così diverso. Un anno ho lavorato ed abitato in Morvegia. Sono magìe che non ho più ritrovato. Ho scritto anche un racconto, qualche mese fa. Ma il passato è stato anche terribile. I primi due mesi piangevo spesso per la terribile solitudine e l'impossibilità di comunicare se non per convenzione. No, non ho nostalgìa di nulla. O almeno credo. Forse degli amori perduti, talvolta. E di gimger, soprattutto. Perchè lei era la mia piccola surpiotta. Cara. Vado a nanna, sono appena tornato dal vapore. La mia presentazione di Brugnaro è stata molto apprezzata. Mi ha fatto molto piacere. E' stata scritta e pronunciata col cuore. Ti sussurro lievemente serena notte per non svegliarti giorgio
Belle, Giorgio, le emozioni dei tuoi ricordi: algide immagini che pur contengono calore.
RispondiEliminaMi piacerebbe leggerla, quella presentazione di Brugnaro...
Nostalgia di chi si è perduto per sempre, sì, di chi non può tornare. Mi basterebbe rivederli per un istante, umani o amici-cani, per un' altra carezza ancora. Per dire "Hai visto? Non ho mai mentito. Non ti ho dimenticato"