domenica 16 gennaio 2011

Come sassi immutabili ed implacabili

"Dopo il Diluvio, Deucalione e Pirra rimasero gli unici esseri umani sulla terra.
Dopo aver galleggiato per nove giorni su una barca, arrivarono al Parnaso dove, dopo che la pioggia ebbe cessato, sacrificarono a Zeus in segno di ringraziamento.
Zeus, vedendo la loro gratitudine, mandò Ermes a chiedere loro che cosa volessero, ed essi risposero 'uomini'.
Zeus ordinò loro di scagliare sassi, e i sassi scagliati da Deucalione dietro alla schiena diventarono uomini, mentre quelli scagliati da Pirra, donne."

Per questo gli uomini si chiamano "laos" (= uomini) da laas (=pietre) ( Apollodoro i.7.2) .


I nostri atti di esseri umani provano che siamo una stirpe dura, come derivata da pietra.
Oggettivamente siamo capaci di indicibile ferocia, siamo i più voraci tra i predatori.
Siamo duri, abbiamo fatto e continuiamo a fare cose orribili ai nostri stessi simili: ci siamo inventati gli alibi più improbabili per farci a pezzi, dalle guerre Sante all' Inquisizione, dalle pulizie etniche alle stragi politiche, dalle guerre mondiali alla colpevole indifferenza verso gli ultimi della Terra, dalla sopraffazione dei più deboli -i puri, le anime belle-, alla misoginia, all' aggressività generica verso chiunque non ci compiaccia, non ci somigli e non capiamo.
Siamo colpevoli sia dell' azione, sia dell' inazione e dell' ignavia.
Forse non facciamo che scrivere, poetare, dipingere, sognare d' amore, perché ne siamo vertiginosamente distanti, perché ne vogliamo semplicemente il tributo. Per noi, solo per noi: desideriamo essere venerati come dèi. Velleità.
Quant' è pulito e sano, a questo punto, il silenzio.

Potendoci parlare, vorrei dire ad ogni dio dell' uomo: "soltanto chi non crede in te è davvero degno del tuo amore".


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