mercoledì 5 gennaio 2011

Neuroni specchio, Internet, intelligenza emotiva e sociale, apprendimento, impoverimento.

Non c' è una sola occasione, di cui  conservi memoria, in cui io non abbia approcciato  un altro essere umano sconosciuto, oppure anche soltanto risposto ad un quesito da quello postomi -come una richiesta di informazioni stradali-, sorridendo.
Mi è sempre successo automaticamente e spontaneamente, senza la benché minima premeditazione.
La questione, fin da fanciulla, mi ha sempre dato da riflettere, anche perché, in alcune circostanze e da parte di qualche individuo dall' intelligenza emotiva poco affinata, l' involontario tributo di un candido sorriso può essere maliziosamente interpretato come tentativo di seduzione.
E' evidente che questo mio comportamento attinge ad una certa memoria ancestrale, comune anche agli animali e, nel caso di specie, ai primati, e si fonda sulla consapevolezza che esiste una rete neuronale che fa sì che i cervelli "si aggancino" superando le barriere fisiche, attraverso un contagio emotivo.
Il mondo tende a sorridere a chi sorride: non è una bella cosa?
Il fenomeno, nell' ultimo decennio, ha avuto un' attenzione scientifica rilevante che ha condotto alla scoperta dei neuroni specchio.
Nel cervello umano ne sono contenuti moltissimi sistemi, preposti ai più vari scopi, dall' imitazione delle azioni all' intuizione delle intenzioni e delle eventuali implicazioni sociali che una data azione altrui potrebbe comportare, nonché alla percezione delle emozioni degli altri.
Nello sviluppo dei bambini essi sono essenziali, giacché è ormai assodato che l' imitazione rappresenta una delle  principali vie di apprendimento.
Giacomo Rizzoletti, il neuroscienziato italiano che ha scoperto i neuroni specchio, chiarisce che essi "ci permettono di captare le menti altrui non attraverso il ragionamento concettuale, bensì tramite la simulazione diretta; con la percezione, non con il pensiero"

Questo prologo, per cercare di chiarirmi a che cosa ci possa condurre la rivoluzione digitale in atto e le sue implicazioni e conseguenze sulla vita e sui rapporti umani. Non nascondo che, sull' argomento, provo sentimenti contrastanti, con una leggera propensione all' apocalittico...

Leggo sul Domenicale de "Il Sole-24 Ore" del 2/1/2011 un articolo di Armando Massarenti, la cui opinione -mi par di intuire-, invece, tende alla positività, anche se io credo che egli abbia un' ottimistica considerazione dell' umana intelligenza e della sotterranea umana natura.

"Una volta che si è aperta a tutti la possibilità di consumare, produrre, risolvere problemi e condividere interattivamente contenuti in rete, è difficile tornare indietro. E il motivo sta scritto nei nostri neuroni. La facilità, la gratuità, le motivazioni altruistiche, il senso di equità, il desiderio di interattività, di partecipazione e confronto, oltre che essere il vero sale e la nuova opportunità offerta dai 'socialnetwork', trovano conferma in esperimenti neuroscientifici assai noti che disegnano la natura umana in maniera assai meno egoistica e assai più cooperativa e animata da spirito civico di quanto le teorie dell' 'homo oeconomicus' ci avevano fatto credere."

[Clay Shirky -Surplus cognitivo.Creatività e generosità nell' era digitale.]



Già questa affermazione mi pare  -è!- surreale, frutto di una deduzione gratuita effettuata in malafede. D' altra parte il sig. Shirky è il nuovo guru dei nuovi media.
Soltanto in potenza, soltanto virtualmente, teoricamente, l' uomo è altruista: ciò che conta è come quello stesso uomo saprebbe tradurre sul suolo quel suo sedicente spirito civico.
E' più facile che qualcuno inneggi ai più nobili valori umani da un palcoscenico piuttosto che si chini a terra per soccorrere un clochard svenuto in coma etilico.


E l' amicizia? Non è raro "amarsi" in Rete. E l' equità?
Illusioni, entrambe, se vissute con l' intermittenza imposta dai fili.
L' elemento la cui mancanza stride e (mi) scandalizza è proprio quello fondamentale negli umani rapporti: la reciproca assunzione di responsabilità, che rimane fatto eminentemente etico.
Nella galassia digitale non esiste e probabilmente nessuno se l' attende; in un click il proprio spazio personale può venire eliminato, con quanto di discusso, scambiato, interattivato contenesse.
Con il semplice immobilismo (mero atto univoco), si può tacere, sparire, sospendere qualsiasi contatto: superficialità legittimata dalle condivise norme di utilizzo.
Internet non consente il trattenimento della memoria, tanto essa diventa aleatoria e fortuita, ma la memoria è tesoro, nella vita personale ed, in generale, per l' umanità.
Mi piace il Web, ma rimango di carne, con grande convinzione, ammaliata dalle persone vere, vive.



Certamente, per l' apprendimento di informazioni, cultura, idee, molte applicazioni commerciali e produttive e per uno stimolo intellettivo senza pari, i media digitali hanno costituito una rivoluzione straordinaria, ma niente potrà sostituire il raffinato piacere di sfogliare quel libro fresco di stampa e fragrante, o sfiorare quella vecchia pergamena che ricorda la crepitante foglia d' autunno. La lettura attiva aree cerebrali particolari, che la Rete non sfiora.
Bisogna che i ragazzi lo sappiano. Bisogna dirglielo con ... un sorriso.


2 commenti:

  1. è importante separare bene queste due realtà- lo spazio virtuale, e il corpo reale.
    la fusione potrebbe creare serie disfunzioni psicofisiche...
    questo tuo post mi ha fatto pensare a come, riguardo ai neuroni specchio, la nostra personalità corra gravi pericoli, quando si trova vicino a persone negative, dove per negatività intendo una forte prevalenza di depressione e pessimismo.
    mi capitò da ragazza una relazione negativa in tal senso.
    fortunatamente la mia forte dose di positività è riuscita a reagire, con la fuga, a tale morte dello spirito.

    un bacio e una buona giornata, mia cara Morena.
    carla

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  2. Riguardo all'esperienza personale di cui mi fai partecipe, io credo, Carla, che ci sia un' enorme differenza tra un atteggiamento nobilmente accidioso e un altro -che scorrettamente e superficialmente si tende ad assimilargli- meramente negativo e deprimente: è evidente che quella persona si inquadrava nel secondo caso.
    Il tuo racconto, però, mi induce ad un' altra riflessione.
    La malinconia -Leopardi docet-, per quanto stato di sofferenza dell' anima, non si sottrae affatto all' energia vitale, né impedisce di scrutare l' esistenza con grande e coraggiosa determinazione, cogliendone molti aspetti, fin nelle profondità, spesso invisibili ai più.
    Ora, i nostri neuroni specchio, senza l' intervento della razionalità, sanno distinguere il tipo di fondo emotivo e la sotterraneità del nostro interlocutore, e ci faranno "rispondere" di conseguenza: se ci piace, tenderemo quasi sempre a riproporre -come se fossero nostri- e del tutto inconsapevolmente, gesti, parole, talvolta idee dell' altro.
    Ecco perché, a mio avviso, gran parte della Letteratura è frutto di plagio, così come anche molta Arte figurativa.
    Ritengo che il meccanismo possa funzionare anche nel mondo virtuale, ma con inevitabili storture e rischio di auto-inganno, perché molti fattori del "contagio emotivo" di cui ho fatto cenno nel post non possono assolutamente prescindere dalla fisicità.
    Grazie ed a presto, mia cara. Morena

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