domenica 30 gennaio 2011

Vai, affabulatore, vai in un altro Stato con il capo cosparso di profumi e incoronato di lana...

" Se nel nostro Stato giungesse un uomo capace per la sua sapienza di assumere ogni forma e di fare ogni imitazione, e volesse prodursi in pubblico con i suoi poemi, noi lo riveriremmo come un essere sacro, meraviglioso e incantevole; ma gli diremmo che nel nostro Stato non c'è e non è lecito che ci sia un simile uomo; e lo manderemmo in un altro Stato con il capo cosparso di profumi e incoronato di lana. A noi invece, che abbiamo di mira l' utile, serve un poeta e mitologo più austero e meno piacevole, che imiti il linguaggio delle persone dabbene e atteggi le sue parole a quei modelli che abbiamo posti per legge in principio ..."

(Platone-La Repubblica II)

Il potere emotivo della narrazione, della parola, della poesia, "sacra meravigliosa incantevole", è indubbio: ben lo sanno  Platone e gli ellenici tutti.
Ma è l' utile che gli preme, nella Repubblica ideale.
Ed all' utile, presupposto di ogni altra cosa, anche dello stesso piacere, in vista della più ampia prospettiva di felicità comune, pospone perfino la poesia.

Nella Repubblica Platone si sofferma a lungo sul ragionare di poesia perché il suo è lo sguardo di colui che ha in mente uno Stato guidato da politici integerrimi e moralmente ineccepibili: filosofi, buoni e sani filosofi, cui sottoporre a giudizio la qualità della poesia stessa.
A noi moderni, cultori dell' individuo, incamminati verso un radicale narcisismo, può sembrare aberrante, ma per l' antico è la polis che importa ed è il bene dei cittadini di cui si cura.

La distingue tra poesia imitativa (tragedia e commedia) in cui, attraverso i dialoghi diretti, il poeta si rivive nei personaggi; poesia narrativa in cui egli racconta azioni e discorsi in modo indiretto (come nei ditirambi); ed una forma mista, in cui le due precedenti si alternano, come nella poesia epica.
Ebbene: Platone condanna quasi interamente la poesia imitativa, timoroso della possibilità che i giovani imitino più persone e se l' azione imitata a sua volta è frutto di precedenti imitazioni, si incorrerebbe nel rischio di ammettere anche l' emulazione di chi non è dabbene o si comporta oggettivamente male.

Platone era severo, perché era un vero filosofo e conosceva l' animo umano. Conosceva il meccanismo per cui  la grande poesia (Omero) non fa soltanto provare agli spettatori od uditori quelle stesse emozioni che evoca, ma induce anche ad amare il poeta che ne è autore. Il meccanismo imitativo è globale, incontrollabile, e quindi potenzialmente pericoloso. Ciò non gli impediva di riconoscere la grandezza del Poeta: intuiva e provava il fascino di Omero, ma, seppure a malincuore, nel suo Stato ideale "non c' è stimolo d' onore né di ricchezze né di pubblico ufficio né di poesia per cui meriti di trascurare la giustizia e le altre virtù"

(Platone- ibidem)

Diverso il punto di vista aristotelico nella Poetica.

***

Ma quanto è spassoso riprendere la prima citazione e, con becera passione imitativa, adattarla all' affabulatore nazionale:

" Se nel nostro Stato giungesse un uomo capace per la sua sapienza di assumere ogni forma e di fare ogni imitazione, e volesse prodursi in pubblico con i suoi poemi, noi lo riveriremmo come un essere sacro, meraviglioso e incantevole..."
- Quell' "uomo"è arrivato, qualche lustro fa, senza troppa sapienza, ma con infinita e strabiliante capienza. Ha ottenuto straordinarie riverenze; ha ottenuto amore cieco e sconfinata fiducia. Ha saputo assumere ogni forma e fare qualsiasi imitazione: è stato Presidente-operaio, Presidente-cabarettista; Presidente-imprenditore; Presidente-inquisito; Presidente-colluso; Presidente-perseguitato; Presidente-liberista; Presidente-populista; Presidente-conviviale; Presidente-generoso; Presidente-dio.

"ma gli diremmo che nel nostro Stato non c'è e non è lecito che ci sia un simile uomo; e lo manderemmo in un altro Stato con il capo cosparso di profumi e incoronato di lana."
- ... e che abbiamo bisogno di varie cose: dobbiamo ripartire, ricostruire, sanar magagne...
... solo che non ci ascolta... e vuol deliziarci ancora... seppur il suo repertorio d' imitazioni sia ormai esaurito, e questo lo rattristi e lo addolori, nonostante l' affetto di tutti coloro che hanno ricevuto i suoi favori e goduto delle sue performance artistiche.

"A noi invece, che abbiamo di mira l' utile, serve un poeta e mitologo più austero e meno piacevole, che imiti il linguaggio delle persone dabbene e atteggi le sue parole a quei modelli che abbiamo posti per legge in principio ..."
- La Costituzione della Repubblica Italiana, per esempio.
Orsù, fai il bravo, per favore, e vattene.


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