Il pensiero originale è finito: nessuno potrà mai più né evocarlo, né accollarsene una futura paternità. Rimane l' esercizio più o meno scaltro del plagio oppure, al massimo, un tentativo di critica, anch' essa in forte odore di condizionamento inconsapevole.
Forse, allora, è finito anche l' Uomo, versa in uno stallo avvilente, mentre incombe il prossimo buio.
Rimangono i suoi ancestrali ormoni. Sono sbrigativi e rozzi: vanno diretti agli scopi. E la sua velleitaria malattia inguaribile di sciorinatore di parole fugaci che gonfiano il suo amor proprio non potrà comunque nutrirlo in eterno.
La notte, solo, rabbrividisce in silenzio, cercando di ripescare nella memoria gli antichi concetti su cui tanto ha sproloquiato: Amore, Bene, Male, Vita.
Eppure, "... dimmi, Agathe, qualche volta non ti vola via il cuore?" ( C. Baudelaire)
Cara Morena, secondo me tu incorri sempre nello stesso errore filosofico: nell'emettere sentenze generali sull'Uomo sembri toglierti dalla categoria di Uomo, guardandola per così dire dall'esterno. Dovresti dunque preliminarmente spiegare che cosa faccia sì che tu possa vedere l'Uomo da fuori. Altrimenti il tuo discorso non convincerà nessuno. E se mi rispondi che non vuoi persuadere alcuno delle tue verità, allora ti risponderei che potresti formularle su di un taccuino, e non pubblicarle sull'internet...
RispondiEliminaFB
Caro Fabio,
RispondiEliminate lo spiego: è la mia vita, così come l' ho condotta e come anche mi è toccato subirla -per determinate sue bizzarrie piuttosto indipendenti dalla mia volontà o possibilità di azione-. a mettermi talvolta in condizioni di parlare dell' Uomo "con distanza".
Ma a me pare anche, questo, un presupposto necessario alla ricerca -e sottolineo 'ricerca'- di una certa obiettività. Mi stupisce un po'che tu, per altri versi ed argomenti convinto sostenitore dei metodi scientifici d' indagine, possa trovare erroneo il mio tentativo di comprendere l' Uomo senza lasciarmi influenzare dalla mia stessa umoralità, o dalle mie personali suggestioni. Io provo, in un certo senso, a farmi neutra quando esercito il pensiero. Non è una defezione dal consorzio umano ma bensì il tentativo di non cadere vittima di plagi anche inconsapevoli. Non ho la garanzia di riuscirci, ma mi pare una via più sgombra.
Hai ragione: non voglio persuadere e a sedicenti seguaci preferirei pochi amici. Spesso vorrei, anzi, essere confutata e smentita, ma nel merito delle affermazioni fatte.
Poi, se a qualcuno dei miei dieci stimatissimi lettori interessasse anche la giungla della mia interiorità, della mia umana sostanza e psicologia, non mi sottrarrei affatto. In fondo è ciò che sto facendo ora.
Ti ringrazio per l' attenzione.