Un vecchio e un bambino si preser per mano
e andarono insieme incontro alla sera;
la polvere rossa si alzava lontano
e il sole brillava di luce non vera...
L' immensa pianura sembrava arrivare
fin dove l'occhio di un uomo poteva guardare
e tutto d' intorno non c'era nessuno:
solo il tetro contorno di torri di fumo...
I due camminavano, il giorno cadeva,
il vecchio parlava e piano piangeva:
con l' anima assente, con gli occhi bagnati,
seguiva il ricordo di miti passati...
I vecchi subiscon le ingiurie degli anni,
non sanno distinguere il vero dai sogni,
i vecchi non sanno, nel loro pensiero,
distinguer nei sogni il falso dal vero...
E il vecchio diceva, guardando lontano:
"Immagina questo coperto di grano,
immagina i frutti e immagina i fiori
e pensa alle voci e pensa ai colori
e in questa pianura, fin dove si perde,
crescevano gli alberi e tutto era verde,
cadeva la pioggia, segnavano i soli
il ritmo dell' uomo e delle stagioni..."
Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,
e gli occhi guardavano cose mai viste
e poi disse al vecchio con voce sognante:
"Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!"
e andarono insieme incontro alla sera;
la polvere rossa si alzava lontano
e il sole brillava di luce non vera...
L' immensa pianura sembrava arrivare
fin dove l'occhio di un uomo poteva guardare
e tutto d' intorno non c'era nessuno:
solo il tetro contorno di torri di fumo...
I due camminavano, il giorno cadeva,
il vecchio parlava e piano piangeva:
con l' anima assente, con gli occhi bagnati,
seguiva il ricordo di miti passati...
I vecchi subiscon le ingiurie degli anni,
non sanno distinguere il vero dai sogni,
i vecchi non sanno, nel loro pensiero,
distinguer nei sogni il falso dal vero...
E il vecchio diceva, guardando lontano:
"Immagina questo coperto di grano,
immagina i frutti e immagina i fiori
e pensa alle voci e pensa ai colori
e in questa pianura, fin dove si perde,
crescevano gli alberi e tutto era verde,
cadeva la pioggia, segnavano i soli
il ritmo dell' uomo e delle stagioni..."
Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,
e gli occhi guardavano cose mai viste
e poi disse al vecchio con voce sognante:
"Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!"
( Francesco Guccini, Un vecchio e un bambino)
" [...]
Movesi il vecchierel canuto et biancho
del dolce loco ov’à sua età fornita
et da la famigliuola sbigottita
che vede il caro padre venir manco;
indi trahendo poi l’antiquo fianco
per l’extreme giornate di sua vita,
quanto piú pò, col buon voler s’aita,
rotto dagli anni, et dal camino stanco;
et viene a Roma, seguendo ’l desio,
per mirar la sembianza di colui
ch’ancor lassú nel ciel vedere spera:
del dolce loco ov’à sua età fornita
et da la famigliuola sbigottita
che vede il caro padre venir manco;
indi trahendo poi l’antiquo fianco
per l’extreme giornate di sua vita,
quanto piú pò, col buon voler s’aita,
rotto dagli anni, et dal camino stanco;
et viene a Roma, seguendo ’l desio,
per mirar la sembianza di colui
ch’ancor lassú nel ciel vedere spera:
[...]
(Petrarca, Il canzoniere)
"[...]
Vecchierel bianco, infermo,
Mezzo vestito e scalzo,
Con gravissimo fascio in su le spalle,
Per montagna e per valle,
Per sassi acuti, ed alta rena, e fratte,
Al vento, alla tempesta, e quando avvampa
L'ora, e quando poi gela,
Corre via, corre, anela,
Varca torrenti e stagni,
Cade, risorge, e più e più s'affretta,
Senza posa o ristoro,
Lacero, sanguinoso; infin ch'arriva
Colà dove la via
E dove il tanto affaticar fu volto:
Abisso orrido, immenso,
Ov'ei precipitando, il tutto obblia.
Vergine luna, tale
E' la vita mortale.
[...]"
(Giacomo Leopardi, Canto notturno di un pastore errante)
***
Mah, sono tutte immagini poetiche e belle, ammantate di una certa mestizia, oppure anche ispiranti un sentimento di sottile venerazione.
Sì: la vecchiaia, in poesia, è sempre venerabile, non foss' altro che per l' immediata similitudine con la fragilità e la debolezza umane -così evidenti nel nostro declino- che ci muovono alla pietà per noi stessi: sentirci protettivi ed infinitamente buoni verso il vecchierello canuto e bianco e stanco è anche un modo per esorcizzare la nostra angoscia di poter ben presto assomigliargli.
La considerazione della vecchiaia mi pare viaggi su un' idea memetica, in fondo, molto amata in letteratura, che la riveste anche di un certo ammanto di saggezza.
Ed infatti io, come molti altri, provo viva tenerezza alla vista di vecchietti curvi e tremanti ed acuto dispiacere se li so abbandonati a sé stessi nella solitudine; muto rispetto all' ascolto delle vicissitudini di un' esistenza sfortunata e difficile ma che non ha tolto loro il coraggio di sorridere ancora al prossimo; umiltà nel caso in cui l' anziano dimostri un' imperituro interesse per la conoscenza e dispensi ad altri la sua seppur parziale saggezza.
Ma i vecchi della realtà non rientrano tutti in una di quelle categorie. Quello in cui mi sono imbattuta stamattina portando Neve a spasso lungo il Viale degli orti, ad esempio, è scorbutico, gretto, odioso e cattivo.
Questi suole fare esercizio di camminata tutti i giorni alle dieci con il bastone tenuto con la mano destra ed una sveglietta da comodino nella mano sinistra. Immagino che la marcia mattutina sia prescrizione medica. Percorre e ripercorre con grande concentrazione ed a ritmo sostenuto il Viale per il tot di tempo (probabilmente) raccomandatogli. Ha l' aspetto tonico e sano, è un po' corpulento ma non obeso, la testa alta, lo sguardo inespressivo ed il resto del mondo gli è totalmente indifferente: pur incrociando continuamente le stesse persone, alcune delle quali con i loro cagnolini (al fondo di quel Viale esiste un' area cani in cui questi possono circolare finalmente senza guinzaglio), non degna nessuno del minimo sguardo né, men che meno, risponde all' eventuale "buongiorno" a lui indirizzato dalle più civili.
Si dà il caso, però, che Neve (cucciola di soli sei mesi, 20 cm al garrese) nel mentre incrociavamo il nonnino-musone-egocentrico, abbia visto avanzare in direzione opposta un suo piccolo amico a quattrozampe e ciò l' abbia resa così felice da cercare di raggiungerlo precipitosamente e festosamente.
Essendo trattenuta dal guinzaglio, il suo è rimasto un movimento soltanto ideale, che, tradotto nella pratica, equivale ad un contemporaneo "ARF-ARF!"-linguetta fuori-scodinzolìo allegretto.
Il vecchio s'è spaventato lo stesso, la sua vetusta amigdala, sollecitata dall' istinto irrazionale della paura, l' ha allertato inutilmente, e la sua risposta è stata immediata e di una sgradevolezza abnorme.
"Varda che te dago 'na bastonada, sa!" (Guarda che ti dò una bastonata, sai!).
L' ho ignorato, compiangendo la sua triste acredine.
Poi, però, dato il suo avanti-indietro compulsivo, l' abbiamo incrociato nuovamente.
E lui, carico di odio, ancora, ha insistito nelle minacce di violenza, rincarando la dose ed augurandosi l' estinzione di tutti i canidi e dei loro proprietari.
Questa volta ho dovuto -ahilui- rispondergli a tono, pur se con grande disagio: non uso, generalmente, ricorrere ai diverbi, mi disgustano in generale e più che mai se con un anziano.
L' aggressività è senz' altro un' importante dotazione umana, che evoluzione e cultura ci hanno insegnato a moderare e gestire nei rapporti con gli altri.
Ora, io credo che se un individuo non l' ha imparato in età senile, con ampia probabilità dev' essere stato una persona gretta, dispotica e forse pure violenta da giovane, ed il mio obbligo di rispetto -che non dev' essere prona sopportazione- verrà meno.
Ed il meme va a farsi friggere...
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