martedì 19 aprile 2011

Ingenua sapienza

Io devo confessare di amare, in genere, i filosofi -antichi e pre-moderni-, a causa di un innato sentimento materno che mi deriva dall' appartenenza al genere femminile.
Li amo per la loro ingenuità e nonostante la maggioranza di loro fosse irrimediabilmente e penosamente misogina, cosa che alimenta, tutto sommato, quell' istinto compassionevole e tendente al perdono che fa anch' esso parte -o ne consegue- dell' indole di donna. Come una mamma, sorvolo sui diffettucci, ché tanto, poi, l' esser misogini avrà avuto tristi effetti sulla loro stessa vita.
Può, un saggio, essere, al contempo, ingenuo?
Sì, lo può, anzi deve esserlo. Ingenuo, ovvero con idee che si generano, che nascono, da dentro.

Mi commuovono, i filosofi, perché sapevano ogni cosa sull' umana natura ed amavano sì tanto l' uomo da proporgli più di un valido modello di esistenza felice, compresi pure tracciati ed indicazioni dettagliate per la civile convivenza con i propri simili: stati e repubbliche ideali, gerarchie e valori.
Tra i tanti proposti, avremmo pur potuto sceglierne uno di adatto e soddisfacente e viver così senza troppe scocciature e sofferenze questa manciata di giorni dell' esistenza mortale, i quali, per chi non trascende, sono pure i soli di cui aver responsabilità e coscienza!

Invece no, non li abbiamo ascoltati, ed ora siamo nei guai. Naturalmente il modello perfetto non c' è mai stato, ma qualche solido puntello, cui poggiare il nostro assalto al futuro, ed evitare d' incasinare il mondo come invece abbiam poi fatto, avremmo dovuto difenderlo con  le unghie e con i denti.
Che so, qualche brandello di antica verità, piccole dosi di etica, un po' di buonsenso e lungimiranza, ...saggezza, insomma.
Ingenua sapienza.


Prendi quello sfigato, ma geniale, di uno Spinoza, ultimo degli antichi, primo dei moderni,  morto prima di saper nulla di evoluzionismo, rivoluzione scientifica, produttività agricola ed industriale, anatomia umana e neuroscienze: non era completamente moderna la sua intuizione che l' uomo è un essere capace di sviluppo e che è mosso da una pulsione di base che lo porta ad assumere il controllo sulla natura e migliorare la propria posizione attraverso il continuo incontro-scontro con i suoi simili? Il conatus era il centro della visione dell' uomo di Spinoza.

La sua enfasi sull' uomo -la cui bellezza non sta nello sfarzo o nell' apparenza, ma nell' armonia delle sue azioni, che devono tendere al suo sviluppo, per toglierlo dallo stato dell' aggressività ferina, inducendolo a stringere un patto con gli altri uomini e con lo Stato- mira a suggerirgli un percorso ideale e reale, che lo conduca alla felicità, che si realizza collettivamente amando i propri simili ed individualmente attraverso la comprensione della natura e delle sue leggi.
Come in Dante, anche per Spinoza Dio, o la Natura, corrisponde a sapienza e conoscenza.

***
 Questo scolio al Corollario della Proposizione 31, intanto, lo dedico al nostro premier ed alla politica italiana tutta:
"... questo sforzo di far sì che ciascuno approvi ciò che noi stessi amiamo o abbiamo in odio è, in realtà, ambizione; e perciò vediamo che ciascuno desidera per natura che gli altri vivano secondo il suo talento; e poiché tutti hanno ugualmente questo desiderio tutti sono ugualmente di ostacolo gli uni agli altri, e poiché tutti vogliono essere lodati o amati da tutti, tutti si odiano a vicenda"


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