lunedì 18 aprile 2011

Folle - masse - media e politica. -5-

(segue post -1- in data 30/3/2011, -2- in data 1/04/2011, -3- in data 6/04/2011, -4- in data 12/04/2011 )

Propaganda e comunicazione politica non sono sinonimi: la prima non consente alcun contraddittorio mentre la seconda dovrebbe implicare la presenza di voci pluralistiche, che abbiano pari opportunità di accesso ai canali di comunicazione.

Trent' anni dopo le intuizioni di Le Bon, Cachotin, in un suo libro circolato in pochissime copie e ripubblicato nel secondo dopoguerra, spiegava l' efficacia della propaganda in base ai principi della riflessologia di Pavlov.

[L'esperimento più significativo in questo senso è quello che è passato alla storia come "Il cane di Pavlov". In questo esperimento Pavlov fa precedere all'azione di dare del cibo a un cane il suono di un campanello; nella prima fase dell'esperimento Pavlov fa suonare il campanello e non rileva nessuna secrezione salivare nel cane, in seguito gli fornisce la carne e lo stimolo viene attivato; nella fase successiva il campanello viene fatto suonare mentre al cane viene dato il cibo. Infine nella terza fase viene rilevato uno stimolo salivare già al solo suono del campanello: il cane associa al suono del campanello l'arrivo del cibo e ciò provoca in lui una secrezione salivare, l'acquolina in bocca, appunto. Il campanello diventa quindi lo stimolo condizionato, di ciò che solitamente avveniva solo per stimolo diretto (incondizionato). Dopo molti esperimenti sui processi digestivi, Pavlov intuì come alcuni stimoli che non sono direttamente collegati al cibo, possano generare secrezioni salivari note comunemente come "acquolina in bocca"; poté quindi dimostrare che il cervello controlla i comportamenti non solo sociali, ma anche fisiologici.

 (Tratto da Wikipedia)]

Stesso processo, secondo le idee diffuse negli anni Trenta e Quaranta, muoveva il messaggio comunicativo di massa, ("teoria ipodermica"): esso era lo stimolo che, adeguatamente e correttamente trasmesso, provocava la reazione desiderata.

Con una certa tendenza alla banalizzazione, verso la fine degli anni Cinquanta il libro " I persuasori occulti" di Vance Packard, insegnante di giornalismo all' Università di New York,  ebbe un successo strepitoso. La tesi lì sostenuta -cui gli americani, molto sensibili al sospetto d' essere "eterodiretti", guardarono con particolare stato di allarme- era che fossero all' opera forze occulte, che si avvalevano di tecniche proprie della psicanalasi, della psichiatria, delle ricerche motivazionali, finalizzate a manovrare ed indurre i consumi, la politica, i meccanismi mentali.
E' la tesi del complotto, che però non può avere, invece, l' efficacia tanto paventata a livello di massa: sarebbe una semplificazione abbastanza ingenua.
Il dibattito successivo, infatti, ha convincentemente dimostrato che il processo di persuasione "occulta" può funzionare nel modo da Packard descritto soltanto in particolari situazioni di incertezza e crisi e che esso può pertanto agire similmente ad altri meccanismi da ricondurre nell' ambito della teoria della razionalità limitata, come l' autoinganno o la dissonanza cognitiva.

Altri studi,  riprendendo la concezione interattiva di Gabriel Tarde, dimostrano come esista, oltre all' influenza delle maggioranze, anche un' influenza delle minoranze attive (avanguardie artistiche, movimenti vari, come quello ecologista e femminista).
A partire dagli anni Settanta, quest' ultimo fenomeno indica che un ciclo intero della comunicazione s' è chiuso e che si stava aprendo il nuovo ciclo della comunicazione politica.

La comunicazione politica, come già si è detto, potrà distinguersi dalla propaganda, nel  momento in cui i canali di trasmissione del sistema possano godere di un' arena relativamente pluralistica e sufficientemente in grado di raggiungere la maggioranza della popolazione.
Se è necessaria la presenza di un giornalismo indipendente, è pur vero che quell' arena non può essere costituita dalla stampa, che resterà comunque un terreno d' élite, rivolto ad un pubblico ristretto.
E' solo la televisione che può aspirare di coinvolgere le platee gigantesche dell' elettorato.

Paradigmatica può risultare l' osservazione dei duelli televisivi durante le elezioni politiche americane dopo il 1960 (dal 1952 al 1960 il tempo televisivo doveva essere comprato e pagato dai partiti per i loro candidati e costituiva un costoso strumento propagandistico  da affiancare ad altri più tradizionali).
Il faccia a faccia tra Nixon e Kennedy fu visto da una platea stimata tra i 65 ed i 70 milioni di spettatori e fu decisivo per le sorti della campagna elettorale: sino a quella serata Nixon appariva in testa ai sondaggi, ma il pronostico si ribaltò in quella e nei tre successivi dibattiti.
Kennedy fu più abile comunicatore, più giovane, più attraente, più affascinante. E vinse, a prescindere dai contenuti.
Otto anni dopo Nixon si prese la rivincita. Era considerato politico abile, ma infido, un eterno secondo, un po' antipatico, privo di umorismo e calore umano,  ma il suo staff comprese che " non c' era bisogno di un n uovo Nixon, bastava un nuovo stile televisivo".

Come scrisse Daniel Boorstin ( lo stesso che definiva "pseudoeventi" ciò che, pur non essendolo, diventa evento nei media, che in questo modo "costruiscono" la realtà), lo pseudoevento umano ha per protagonista una persona che può essere "né buona né cattiva, né importante né insignificante", e ciò che conta è che i media possano fornire di essa un' immagine che soddisfi "le nostre esagerate speranze di umana grandezza".
Come dire: "una nuova specie di vacuità umana".

Nel perfezionamento di un tale sistema, si sviluppano tutta una serie di altri strumenti, alcuni dei quali molto sofisticati, che hanno un diretto rapporto con la psicologia collettiva e con i fini della comunicazione politica.
I sondaggi, ad esempio.
Secondo molti commentatori essi rischiano di distorcere il processo di rappresentanza democratica, dal momento che, lungi dal rimanere un semplice mezzo tecnico di previsione del comportamento degli elettori, vengono trasformati a loro volta in pseudoeventi mediatici.
Secondo le osservazioni, infatti, la previsione anticipata della vittoria di un candidato, fatta a distanza di qualche tempo dalle elezioni può produrre due effetti opposti: il band wagon (la vittoria nelle presidenziali del 1980 di Reagan su Carter annunciata quando i seggi sulla costa occidentale erano ancora aperti), che induce gli elettori indecisi a saltare sul carro vincente, oppure il suo contrario, l' underdog (la vittoria nelle presidenziali di Truman nel 48,contro il suo avversario Dewey, nettamente in vantaggio) in cui un settore importante di essi si schiera a sostegno del perdente.

Tutto ciò produce molti effetti perversi, come il crescente aumento delle "politiche simboliche", tese soltanto ad ottenere effetti sull' opinione pubblica (rassicurandola, ma anche drammatizzando un problema per ottenere mobilitazioni), evitando in ogni caso di affrontare e risolvere concretamente i veri problemi sociali.

Questi logoranti giochi politici hanno un prezzo ben preciso e, direi, ai giorni nostri ben visibile: alla lunga il risultato è il calo di partecipazione politica della popolazione ed il ritirarsi dei cittadini dalla scena.
(elaborazione scritti di Carlo Marletti)

***

Siamo portati a credere, mi pare, che la diffusione di Internet possa far ben sperare in una drastica riduzione dello strapotere televisivo.
La mia opinione è che non sarà affatto la tecnologia dell' algoritmo a portare a forme di democrazia diretta, anche se rimane una sfida appassionante. Io temo che l' Uomo, al solito, finirà per usarla male e sono convinta, soprattutto, che egli abbia bisogno di sapersi in luoghi fisici, ove poter toccare i suoi simili, e riconoscerli nella loro realtà.

Quando ci penso, continua a risuonarmi, nella testa, Also sprach Zarathustra, e mi inquieta l' idea che la tecnologia possa diventare cattiva.
E magari mi sbaglio, ché pure questo potrebbe essere l' effetto di un occulto persuasore.



 

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