venerdì 18 novembre 2011

Sconclusioni

Potere, Desiderio, Violenza.
I temi del Divin Marchese, in sostanza per comprendere ciò che vorremmo capire tutti, perfino oggi: si può, si potrà mai, superare la barriera tra uomo e uomo?
E c' è una possibilità, per l' uomo, d' essere felice, in qualche anfratto dell' universo, un pertugio dell' anima, un istante perfetto?


*

Sade è tornato all'interno dei vulcano in eruzione
Dal quale era venuto
Con le sue belle mani ancora frangiate
I suoi occhi da giovinetta
E quella ragione da fiore di si-salvi-chi-può che fu
Solo sua
Ma dal salotto fosforescente a lampade di viscere
Non ha cessato di lanciare ordini misteriosi
Che aprono una breccia nella notte morale
Attraverso questa breccia vedo
Le grandi ombre vacillanti la vecchia scorza minata
Dissolversi
Per permettermi d'amarti
Come il primo uomo amò la prima donna
In tutta libertà
La libertà
Per la quale il fuoco stesso s'è fatto uomo
Per la quale Sade sfidò i secoli con i suoi grandi alberi astratti
D'acrobati tragici
Aggrappati alla fibrilla del desiderio.

[Da L'air de l'eau (1934), in A. Breton, Poesie, trad. di G. Neri, Torino, Einaudi, 1977, p. 101]


*





Non conosco persone libere.

E non conosco persone felici. Conosco, semmai, individui che hanno deciso di chiamare 'felicità' una presa di posizione ed una scelta di campo esistenziali.
Sono piene di rammarico e risentimento, talvolta apparentemente assopite, talaltra rabbiose, assetate di vendetta, affamate di riscatto. E che succeda in fretta, ché la vita si consuma, arde i nostri sogni, quelle mirabolanti fantasmagorie di cui siamo capaci, nonostante la misera corruzione della nostra carne.

Bastasse il rifiuto intellettuale! Bastasse la consapevolezza! Il risveglio, l' uscita dall' ombra nebulosa degli alibi e delle mediocrità!

Hanno sempre amato per perpetuare la specie, con il beneplacito di Chiesa e Potere, credendo che esista una forma 'lecita' di felicità.

"Pedanti, carnefici, secondini, legislatori, canaglia tonsurata, che cosa farete quando saremo arrivati a quel punto? Che cosa diventeranno le vostre leggi, la vostra morale, la vostra religione, le forche, il paradiso, i vostri dèi, il vostro inferno, quando sarà dimostrato che questo o quel moto delle linfe, questa o quella specie di fibre, questo o quel grado di acidità nel sangue o negli spiriti animali bastano a fare d'un uomo l'oggetto delle vostre pene o delle vostre ricompense?"

Lo so bene. L' ho tradotto nella mia quotidiana pratica. Molte e molte volte ho sconfitto la facile seduzione dell' ignavia.
Forse ho distrutto, lo confesso.
Ma erano castelli di carta. Erano piccole misere torri di Babele, che il mondo  reputava pilastri.
Ed è lecita la distruzione?
No, non lo penso. Dev' esserci un' altra via, la distruzione non era il fine.
Io amo la vita. E credo che vivere sia amare, seppur non certo limitatamente in senso romantico e cortese, e men che meno come lo dettano le morali. E' altro, enormemente più grande. La motrice del respiro stesso.

"La morale cristiana, con la quale - con disperazione e vergogna, bisogna spesso confessarlo - si è ancora lontani d'averla fatta finita, è una galera. Contro di essa, tutti gli appetiti del corpo immaginante insorgono. Per quanto tempo ancora bisognerà urlare, agitarsi, piangere, prima che le figure dell'amore divengano le figure della facilità, della libertà?"
(Paul Eduard)

2 commenti:

  1. Lo dico sottovoce (per non chiamare la sfiga) ma io ho vissuto vari periodi felici nella mia vita - ad anche questi ultimi tre o quattro anni riesco a considerarli tali. Ovviamente la felicità non può esser fatta che da una successione di singoli momenti salienti e quindi, se riferita ad un periodo, occorre valutarne il ritmo e il rapporto con quel contrappunto che è costituito dalle difficoltà, dagli attriti, dalle inevitabili angosce della vita.
    Si tratta quindi della valutazione di un rapporto, ed io cerco di operarla coscientemente considerando contemporaneamente varie scale, individuali, storiche, cosmiche, e, alla fine, spesso mi ritrovo con la sensazione di aver avuto fortuna, anche se ovviamente, con estrema probabilità, "in cauda venenum" :-)
    Ciao Morena, buon week-end!

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  2. Si intuisce bene, infatti, questo tuo stato,caro Elio, dalla tua totale assenza di risentimento: non ne ho mai scorto, nelle tue parole (non solo qui), e me ne sono sempre compiaciuta. Non so dire se la felicità accada, ma, quel che è certo, è che forse io, mentre accadeva, ero distratta. Ecco che subentra anche una certa dose di merito attivo, quando l' afferri.
    Con rispettoso ed amichevole affetto, un buon fine settimana anche a te.
    Morena

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