mercoledì 3 novembre 2010

Foemina Sapiens ed il dono dell' intelligenza .

Se non avessi perso tanto tempo a soddisfare le mie necessità primarie come, per esempio, quello di sopravvivere in una società sicuramente per me quantomeno ostica e stralunata, procacciarmi il pane e soddisfare pur parchi bisogni,  avrei voluto fare anche la restauratrice, la locandiera, l’ arredatrice d’ interni, la pittrice, la direttrice d’ orchestra, la maestra d’ ascia, l’ agricoltrice, la pastora di capre nello Yemen, la fotografa, la pescatrice, la ricercatrice scientifica, la semiologa, l’ archeologa , un centinaio almeno d’ altre cose e, non ultima, l’ antropologa.

L’ antropologia è una scienza di grande supporto alla filosofia –cioè all’ amore tutto umano per il sapere-, e si fonda tanto su concrete prove derivanti da tracce ed osservazioni oggettive e tecniche, quanto su induzioni, deduzioni e supposizioni logiche.



Mi è sempre apparso straordinario, nel mio immaginario, il percorso compiuto dall’ Umanità nella sua lenta conquista della stazione eretta, e sempre mi è risultata un po’ sospetta tanta assenza d’ attenzione sull’ apporto specifico della donna, la quale, se non altro per la sua funzione riproduttiva  - fine primo ed ultimo della vita stessa-, un ruolo da coprotagonista se l’ è ben meritato. La piccola Lucy, è vero, ha conosciuto un po' di notorietà sulla stampa, ma solo come reperto della specie. D' altronde forse neppure lei avrebbe potuto indovinare  la rivoluzione portentosa che le sue cogeneri avrebbero determinato al cervello degli ominidi.

Come ben noto, i depositari di questa scienza, per la maggior parte dei casi, soprattutto fino a poco tempo fa, sono sempre stati maschi. Questo spiega qualcosa, soprattutto nell' incipit generalmente dato all' antropologia.
In realtà l’ errore/svista è insito fin agli esordi nel parlare di “evoluzione dell’ uomo” e non già, piuttosto, di “evoluzione della coppia”, perché è esattamente questo che è successo: la donna non è stata MAI , nei fatti, gregaria del maschio, in nessun momento della storia umana.
Il suo contributo è stato determinante come attiva conservatrice della specie, come custode della natura, come necessario collante nei rapporti tra clan, orde, gruppi e società complesse (società domestiche).

Molto probabilmente la coppia si forma in Africa, a livello di orde di Australopitechi, sette-sei milioni di anni fa ed è conseguenza di un progresso nel modo dell’ accoppiamento, che avveniva prono (deduzione derivante dall’ analisi delle ossa del bacino femminile), per consentire al maschio l’ avvistamento di eventuali pericoli e minacce dalla savana. Successivamente, con la copulazione “faccia a faccia”, si creano nuove esperienze sessuali reciproche, che comporteranno l’ avvento di nuove condizioni essenziali nella vita del branco: è l’ avvento di una sorta di monogamia che sostituisce la fedeltà alla precedente promiscuità a vantaggio delle cure parentali verso i figli e lo sviluppo di un sinergismo di coppia.

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Secondo Desmond Morris la sessualità preistorica umana ( cioè quando gli esseri pre-umani - di entrambi i generi- erano erbivori raccoglitori che collaboravano in modo paritetico alla ricerca del cibo) rispecchiava quella dei gorilla, all' interno del cui branco vigeva la promiscuità. Era, allora, del tutto assente il concetto di coppia. Mutati in carnivori cacciatori di animali, iniziò la vera suddivisione dei ruoli: le donne, soprattutto per via dei tempi della maternità e dell' accudimento dei piccoli, non partecipavano alla caccia, richiedendo questa una strategia organizzata e collaborativa.
Sopra ogni cosa, nell' evoluzione umana, ha prevalso l' istinto di conservazione della specie, attraverso la coesione del branco e le cure parentali verso la prole. 
Possiamo ragionevolmente pensare anche che la scoperta del diverso e più stimolante modo di accoppiarsi, disteso e frontale, che presupponeva l' isolamento della coppia, per protezione, nella caverna o tra il fitto degli alberi, abbia contribuito a rafforzare un' idea di intimità che prima, in clima di totale promiscuità, era completamente assente.
Quindi, siamo o non siamo monogamici, come specie?
No, nel modo più assoluto non è possibile generalizzare.
La monogamia e la coppia divennero necessari per evitare la conflittualità e la disgregazione dei gruppi di caccia necessitati ad agire in modo coeso. Secondo Morris in ciascuno di noi moderni sopravvive sia la pulsione degli erbivori alla promiscuità sia quella dei carnivori alla fedeltà. Sopravvivono entrambe ma distribuite in modo ineguale: retaggi ancestrali. 
Al solito, la morale -prodotto culturale- c' entra nulla.
Pare essere vero che gli esseri umani, nella maggioranza dei casi, non siano affatto naturalmente inclini alla monogamia (che riguarda soltanto il cinque per cento dei mammiferi) e che ci siano, anzi, a livello cerebrale, neurormoni che li spingono in direzione esattamente opposta.
Con ogni probabilità, ciascuno di noi può annoverare tra le proprie conoscenze, un maggior numero di potenziali poligami piuttosto che il contrario. 
Per quanto ne sappiano oggi i ricercatori, pare che, ad esempio, nei maschi della specie umana le differenze ormonali e genetiche da individuo ad individuo, presentino una gamma di comportamenti che spazia dall' assoluta poligamia alla più totale monogamia. Il gene umano per i recettori della vasopressina (sorella del testosterone e dell' ossitocina) possiede almeno diciassette lunghezze: la monogamia maschile è predeterminata geneticamente. Fedeli si nasce e non si diventa. Per le donne, invece, entra in gioco il ruolo riproduttivo: il legame stabile assicura un aiuto nell' allevamento dei figli, anche se questo non significa affatto che esse non tradiscano tanto quanto gli uomini, anche se la loro sessualità è INFINITAMENTE più complicata di quella maschile.


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Dunque, quando l’ ominide, in un successivo momento evolutivo, cambia anche la sua dieta alimentare diventando carnivoro predatore ed aumentando così lo spettro delle sue precedenti risorse di cibo, mentre il maschio procura le proteine con la caccia, la femmina rimane raccoglitrice di piante, tuberi, frutta e si dedica alla pesca. E’ in questo periodo che avviene anche un dimorfismo sessuale più accentuato: il maschio si ingrossa e fortifica per far fronte alle sue nuove funzioni venatorie, mentre la femmina rimane più piccola ma subisce una modificazione morfologica: si ingrossano i glutei ed aumentano alcune parti del corpo, vere e proprie riserve di grasso per poter provvedere alla sussistenza della prole anche in caso di periodi di scarsità alimentare.

Ciò che però aiutò a scatenare l’ evoluzione della razza umana, oltre che le cosiddette “forze-pilota” (selezione naturale e mutazioni casuali), fu l’ interazione tra l’ uomo e le sostanze chimiche della catena alimentare che lo nutrirono durante il percorso.

Pare che le prime specie di ominidi non vivessero in ambienti estremamente competitivi come le savane, ma predileggessero nicchie ecologiche prospicienti mari o acque interne, in cui abbondavano piante ed animali acquatici ricchi di lipidi della famiglia Omega 3 e Omega 6, ed i compiti della raccolta di vegetali , nonché la pesca, facevano capo alla donna. La biochimica, molto probabilmente, unitamente alle condizioni ambientali ed alle mutazioni genetiche, è stata determinante nell’ incredibile salto di qualità cerebrale dell’ ominide rispetto agli altri primati.

Grazie ad Eva, quindi, nella sua qualità di indispensabile catalizzatore, per il contributo impagabile ed insostituibile dato nel grande salto evolutivo del genere Homo.
Eva, "la prima vera ecologa", preminente partner fin dagli albori della speciazione umana, che amministra saggiamente l' economia domestica, conosce e conserva l' habitat e l' eco-sistema naturale, inventa l' orticoltura, trasmette le proprie esperienze ai figli. Eva, ovvero, "Foemina sapiens".

Klimt


Una grossa percentuale di uomini edonisti disinformati ci deve considerare creditrici soprattutto dell’ intelligenza.
Ma forse il fatto che non lo sappiano la dice lunga sul loro stato evolutivo: qualcosa s'è inceppato per alcuni ed ora siamo governati dagli australopitechi...


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