Friedrich: Ah, rieccoti, alfine! Amica Sirio, mi chiedevo dove fossi stata e se mai ci saremmo rivisti: è passato troppo tempo dal nostro ultimo incontro! Ma chi è quella persona che si accompagna a te, quest’ oggi? Un musico? Non ti avevo mai vista passeggiare fianco a fianco con alcuno, prima d’ ora, se non, casualmente, con me, e devo dire che quest’ individuo ha nel suo aspetto un qualcosa di disumano, nell’ accezione del termine positiva -se vuoi-, ma, comunque sia, inquietante …
Sirio: I miei rispetti, Friedrich. Sono lieta di ritrovarti.
Costui è Apollo, figlio del lascivo Zeus e di Latona, nato settimino, nutrito di ambrosia e nettare, che all’ età di quattro giorni già scoccava le frecce di Efesto. Uccise il nemico di sua madre, il serpente Pitone, inseguendolo fin all’ oracolo di Madre Terra a Delfi, ove lo finì davanti al crepaccio. Da Pan, il dio arcade con gambe di capra e dubbia reputazione, apprese, a suon di vezzi e lusinghe, l’ arte divinatoria, quindi si impadronì dell’ oracolo delfico e ne costrinse la sacerdotessa a servirlo. Maestro nel suonare con la lira, cui era stato istruito dal prodigioso Ermete, arrivò ad infliggere una terribile punizione a Marsia, suonatore eccellente di flauto, pur di vendicarsi per la di lui presunzione, costringendolo ad una gara di melodie in cui fu proclamato dalle Muse, alla fine, vincitore. Dopo aver sconfitto in un’ altra competizione anche Pan, fu ufficialmente proclamato Dio della Musica e suonava la sua lira dalle sette corde ai banchetti degli dèi. Fu anche pastore e custode delle greggi degli olimpici. Si innamorava in continuazione di ninfe e donne mortali, anche se i suoi amori non sempre erano coronati dal successo: procurò molti guai e fece molti danni a causa della sua insistenza.
Gli successe (primo fra gli dèi a voler concupire un essere del suo stesso sesso) anche di desiderare il bellissimo Giacinto, che gli era conteso nello stesso tempo da un principe spartano (primo fra gli uomini). Se ne liberò con l’ aiuto delle Muse, ma quando anche il Vento dell’ Ovest si invaghì dello stesso giovane diventando pazzamente geloso di Apollo, il povero Giacinto subì un incidente a causa di una pietra volante che gli ruppe il cranio, uccidendolo. Dal sangue del giovane nacque il fiore omonimo, su cui si vedono le iniziali del suo nome …
Un brutto giorno, però, Apollo fece arrabbiare seriamente suo padre Zeus, e questo successe dopo il complotto che gli dèi avevano organizzato per detronizzarlo. Fu quando uno dei suoi figli, Asclepio il medico , ebbe l’ ardire di resuscitare un uomo morto, privando così Ade di uno dei suoi sudditi. Ade se ne lagnò, Zeus uccise il nipote con una folgore, ed Apollo, per vendetta, uccise i Ciclopi, che costituivano le sue guardie del corpo.
Fu da Zeus condannato, allora, ma soltanto grazie alle intercessioni di sua madre Latona, a un anno di lavori forzati che Apollo scontò pascolando le greggi di re Admeto di Fere.
Alla fine, ammaestrato dalle esperienze, Apollo imparò la moderazione, e la predicò sempre ad orni occasione. Diceva costantemente: “Conosci te stesso” e : “Nulla in eccesso”. Indusse le Muse a trasferirsi a Deli, domò la loro furia selvaggia, ed insegnò loro a svolgere decorose e garbate danze.
Divenne nemico della barbarie e predicò la moderazione; la musica, la poesia, la filosofia, la matematica, la medicina e la scienza, nell’ età classica, erano sotto il suo controllo. Le sette corde della sua lira, come le sette vocali del tardo alfabeto greco, avendo un significato mistico, venivano usate per suonare musica terapeutica. Identificato con il Fanciullo Oro, fu venerato come Sole, mentre la sorella Artemide, fu identificata con la Luna.
Friedrich: Una storia affascinante, amica Sirio. Felice di conoscerti, Apollo.
Tutto questo ha dello straordinario, davvero. Il caso ha voluto che mi si sia appaiato, durante la mia passeggiata e prima del nostro incontro, questo fanciullo dai boccoli color del grano che puoi vedere al mio fianco. Il suo nome è Dioniso e, giacché egli pure appartiene al Mito, desidero riferirti la sua nascita e le sue imprese.
Io non so neppure vagamente immaginare quali e quante ricchezze speculative ne potremo ricavare, amica mia, nel confronto e nella fusione delle storie di questi iddii nati con gli uomini …
Friedrich: Domani, amica mia: siamo già giunti al solito bivio e questo vecchio filosofo deve dare riposo alle sue meningi ed alle sue ossa. Anelo al tepore del mio studio e della mia casa.
Sirio: E sia. Arrivederci alla solita ora, nel solito punto. Ogni bene, amico Friedrich, a domani.
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