lunedì 12 marzo 2012

Credo qualsiasi

Siamo d' accordo, vero, sul fatto che agli umani non basta esistere e conoscere il percome ed il percosa ciò succeda, ma pare altresì improrogabile sapere se la capacità di sapersi e pensarsi viventi -che li induce a supporre e cercarne   motivazioni diverse dalla semplice replica della vita- abbia una qualche funzione e senso e ragione, e, giacché questi non si conoscono,  si può credere qualsiasi cosa?

Qualsiasi.

Da un punto di vista spassionatamente scientifico conosciamo qualche risposta su materia, fisica, energia.
Dio è un' ipotesi di cui la scienza può agevolmente fare a meno, del resto.

Conosciamo anche molti racconti e narrazioni.
Abbiamo una certa memoria storica.
Se pure al mondo non esistessero atrocità, se pure fossero debellate tutte le malattie e la povertà, se pure vivessimo in un sistema perfetto di equità sociale, non saremmo, ancora, in pace.
Se anche miracolosamente si smettesse di  avere la consapevolezza costante ed ossessiva della morte, beh, non basterebbe ancora a darci pace. 

Ma il perché esistano in più il pensiero che pensa sé stesso, la commozione, l' amore, la malinconia, l' odio, l' altruismo, l' estasi contemplativa, il rapimento della musica, la ricerca del bello e del sublime, spesso l' insofferenza per i propri stessi vincoli corporali, l' ebbrezza della solidarietà umana, l' orrore per il male patito da altri, non lo sappiamo con certezza, nessuno può dirlo.
Perché non bastino il piacere dei sensi, la sanità del corpo, non lo sappiamo, oppure io ancora non lo so.
Molto semplicemente, il nostro pensiero ha bisogno di un riferimento, di un punto qualunque di partenza per percorrere una strada, la nostra strada, senza lasciarne aperte troppe innanzi, pena la sua misera frammentazione in troppi laceranti dubbi e scrupoli, pena lo smarrimento angoscioso nel vortice delle mille risposte possibili.
Ciò è umano. Lo è nel senso di estremamente limitato, parziale e sempre insufficiente a sedare un bisogno primario, innato, specifico di verità.
E' limitato, parziale ed insufficiente proprio perché umano.
E' un bisogno primario di verità proprio perché umano.
Noi non abbiamo solo contraddizioni: noi siamo contraddizione dolorosa e perenne. (*)
Ne deriva che addivenire a credere che corrisponda alla sola vera integrità possibile non credere in tutta onestà a nulla sia l' atto di fede più onesto in assoluto, nonché il più eroico (data l' immane sofferenza che tale ammissione procura nel mentre si precipita in tale vortice di vertiginosa assenza di appigli).

Credo che la bassa levatura dei rapporti umani, ormai, in genere -perché è a livello infimo che si sono ridotti, o sono sempre stati, no? Perché è pur vero che ogni rapporto, magari potenzialmente promettente, ci lascia comunque la sensazione di non venire mai davvero sviluppato, per ignavia, per noia, per pigrizia, per paura...-  sia dovuta alla nostra vigliaccheria ad ammettere la nostra totale ignoranza dell' altro -più propriamente sostanziale incapacità di comprendere l' altro-, alla nostra mancanza di umiltà nel confessarci che ciò in cui diciamo di credere è solo il pretesto per non impazzire.

Non discuto la necessità di credere in qualcosa: la capisco, ed è pure la mia spina, ma ne intuisco l' immane ed un po' ripugnante ipocrisia sottesa, e ne ricavo la solita malinconia.
Io, magari, che non faccio testo, riesco a resistere senza dèi, ma mi è possibile perché sono io ed inganno il mio tempo sostenendo con ogni mia energia il totale sfasamento tra l' essere me, sospesa nel nulla, ed i  mille motivi -per me astrusi- che gli altri scelgono a basamento delle loro vite: mi ci concentro, mi ci sono specializzata. Ne faccio una questione d' onore, una sorta di sfida: la mia grande muraglia di dubbio è la cintura di castità dell' intelletto.


(* deriva da ciò la mia grande ammirazione per i cani?) 


 

9 commenti:

  1. " il dubbio e' un grosso business : non esisteranno mai le scarpe perfette, il cibo ideale ed il detersivo magico " ...naturalmente questa frase non e' mia, ma di un autore, molto dissacrante, Efraim Medina Reyes, ti consiglio di leggerlo, hai visto mai che la malinconia decida di traslocare?
    spesso i " sacri " non fanno che amplificare le nostre domande, forse perché cmq hanno un vissuto di un altro secolo...magari un autore di questo secolo, poco conosciuto ma abbastanza originale, può offrire altre visioni...

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  2. @ S.

    Grazie, cara S., per la tua segnalazione.

    Nel mio percorso esistenziale il dubbio, comunque, costituisce un approdo di onestà intellettuale. Ne ho scritto altre volte. Se ti va cerca in questo blog (scorri un po' in basso a destra)i post recanti il tag 'dubbio'.

    Ma non credi che senza malinconia non sarei più io?
    :-)

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  3. Si avevo già letto...ma vedi avere "dubbi" è quasi obbligatorio, guai ad avere solo certezze assolute :)
    diciamo che volevo darti un "diversivo"...
    la tua ultima affermazione è alquanto contraddittoria
    con i tuoi scritti, perchè spesso ho avvertito molta insofferenza a questo tuo stato...sicuramente non saresti proprio la Sirio/Lorena che conosciamo qui...ma chi ti dice che non saresti più tu, ma semmai solo più alleggerita? sai, come quando si va dal parrucchiere e si tagliano i capelli, si è sempre uguali, però si avverte la testa più leggera :)
    mi sembra di capire cmq che è la tua "copertina di Linus" :)
    ciao buonagiornata

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  4. "la mia grande muraglia di dubbio è la cintura di castità dell'intelletto."
    Bellissima chiusa, Morena.
    Di mio (cioè su di me) aggiungerei: "senza fare della castità un virtuosismo fine a se stesso, sempre pronto a togliere la cintura qualora arrivasse un credo che volesse possedere il mio dubbio, se in grado di domarlo e farlo suo, soltanto se in grado."

    Tornando alle tue riflessioni, tutte gradevoli per me, aggiungo soltanto uno spunto.
    Non ho mai praticato yoga, ma avendone letto qualche libro, pare che la "meditazione", una volta raggiunta la capacità di praticarla, permetta di provare l'esperienza del distacco dal limite tecnico della mente umana. Essendo la meditazione assenza di mente. Potesse interessarti, sono concetti espressi nel "Libro Arancione" di Osho. Ma io sono fermo alla teoria.
    Ciao

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  5. @ S.

    Ho compreso, sì, lo spirito gentile del tuo invito a cercare anche levità nell' affrontare la vita, e te ne ringrazio.
    Ti assicuro che amo molto anche ridere, che basta una dimostrazione di amicizia per riscaldarmi il cuore, che mi concedo anche qualche divertissement: non c' è traccia di risentimento, in me, nei confronti dell' esistenza.
    La amo infinitamente, seppur con quella 'disperata vitalità' di cui poetava Pasolini.

    Ma resto una creatura saturnina, non per scelta, ma per indole immutabile. Bisogna rimanere sé stessi, sviluppare ciò che si è, non ciò che potrebbe essere meno doloroso essere.

    Un caro saluto, ed un sorriso.

    P.S.: i capelli li avevo appena tagliati, cara Sibilla.

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  6. @ Kisciotte

    La disponibilità allo scioglimento del dubbio, per me, è totale e fuori discussione: non pongo alcun veto dogmatico.
    Ma ora che siamo grandi, vediamo cresciute anche le esigenze dell' intelletto: non si lascia più fuorviare da facili seduzioni e da infantili fole, come succede quando sono le sole passioni a tiranneggiare la nostra vita ed obnubilare ogni capacità critica.

    E grazie sempre della tua attenta lettura, Cavaliere.

    P.S. Ti devo confessare una cosa, tanto per sottolineare la coincidenza: sono stata un' insegnante di hatha-yoga (la parte 'fisica' della disciplina yoga che riguarda le asana, la respirazione, il rilassamento) .
    La meditazione, nel suo esercizio profondo, ha un potere effettivamente straordinario. Le attuali neuroscienze hanno, tra l' altro, potuto osservare con esattezza le aree cerebrali attivate (la prefrontale sinistra) durante la sua esecuzione e la loro coincidenza con l' insorgere di sensazioni di benessere, equilibrio emotivo e positività.
    C' è da aggiungere, però, che la tecnica della meditazione richiede ANNI di esercizio serio.

    Ma un paio di volte ho avuto anch' io esperienza del 'distacco', che, ti assicuro, è un' esperienza davvero singolare e stupefacente. Appunto.

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    1. Insegnante di yoga!
      E io vengo qua a darti la dritta della meditazione... Geniale, Kisciotte! :D
      Ho avuto modo di documentarmi anche perché l'anno scorso ebbi a che fare per lavoro (testi scritti) con questa associazione, che cura pure questo festival.
      Buonanotte e a presto ;)

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    2. L' ho fatto in una mia vita passata ;-) -nel senso che è trascorsa da allora una piccola eternità-, dopodiché ho coltivato la disciplina a livello personale.
      Devo dire che la gran parte delle esternazioni 'pubbliche' (mi citi un festival) mi inducono sempre ad un piccolo sospetto, derivante dalla considerazione che lo yoga è pratica e filosofia che mira innanzitutto a far raggiungere armonia ('unire' è contenuto nel termine stesso)tra il 'fuori' ed il 'dentro' della persona, in un processo che non può che essere individuale, di grande impegno e perseveranza.
      Quando vedo la gente che canta i mantra in compagnia (magari sulla battigia del mare in un villaggio turistico di turno) mi scappa un po' da ridere...

      Poi, lo sappiamo, l' occidentale stremato dallo stress e dal pungolo metafisico vaga un po' alla cieca pur di trovare ristoro,lo afferra l' esotismo, ti diventa buddista -per un po'-, o accende bastoncini di incenso ovunque, o s' iscrive ad un corso di yoga...
      E', comunque, meno peggio di un' infinità d' altri diversivi modaioli.

      A presto, Kisciotte.

      P.S. dimenticavo: OM ...

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    3. Quanto mi è piaciuta questa risposta :D
      Purtroppo tante esperienze individuali vengono sempre più massificate e snaturate.
      A me ad esempio, le sensazioni personali più belle sono sempre arrivate dalla magia della corsa in mezzo al verde, sulla spiaggia all'alba, in campagna, ovunque purché corsa! Una fortissima ricalibratura su me stesso. E ci sta pure la corsa a due, a tre, se c'è l'intesa. Ma quanta pena quando vedo uscire in branco i bovini griffati dalla palestra ai margini dei giardini, con tanto di istruttore bolso, a correre in gruppone, ingessati come manichini, solo preoccupati di sfoggiare la tutina di marca o stringere bene le chiappe. Di "sentire" la goduria della corsa in libertà ognuno con se stesso, al proprio "ritmo", non se ne parla nemmeno.

      Visto che mi dici Om... io in quei mesi dovevo rispondere a mail e messaggi dove immancabilmente c'era sempre "Namaste". Ok, dico io, va bene, fai yoga e dici Namaste. Ho capito che fai yoga e vuoi far sapere al mondo che sai scrivere Namaste. Ma moh basta, che sembrate una setta di invasati! Sono stato tentato di rispondere a uno "Estathe!". Ma non mi sono arrischiato a testare il senso dell'umorismo della sua kundalini.

      Occhei, mi stoppo!
      Non scrivermi più risposte così gustose, senno rischi che straparlo! :D
      Doppio bacione!

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