venerdì 8 luglio 2011

Harvest

Mi ha sempre affascinato la duplice natura del vento: invisibile ed implacabile, aristocraticamente indifferente, fugace, inafferrabile.
E' l' innamoramento tragico del fuscello consapevole della forza inesorabile che lo sovrasterà.
Il vento dalla punta della Dogana e l' improvviso acquazzone estivo, i masegni scivolosi. A quindici anni tu ed io eravamo due tipe. Tu portavi scialli variopinti ed orecchini antichi, come una gitana, e ti smaltavi le unghie di verde. Odiavi i tuoi capelli sottili ed irrimediabilmente  lisci: rovesciavi la testa, la scuotevi istericamente, come un cane bagnato, per farli arruffare ed invidiavi bonariamente i miei lunghi riccioli naturalmente ribelli. Cara Adriè, il vintage l' hai inventato tu, in tempi non sospetti: il pastrano nero ed il cappellaccio, gli zoccoli di legno, le borse  flaccide di stoffa con perle e ricami, i profumi speziati. Mi instillavi il desiderio di esotismo romantico e forse ciò che per te altro non era che forma per me diventò destino dell' anima. Così io...
Io, che non avevo le tue cose, che non possedevo una soffitta tutta per me in cui ospitare gli amici, che la musica l' ascoltavo alla radio perché chiedere un registratore a cassette, o un giradischi, a mio padre, operaio metalmeccanico alla Montedison, non avrei osato mai e poi mai, che amavo studiare mentre tu arrancavi svogliata, che vivevo gli amori giovanili con passione esagerata mentre tu odiavi e disprezzavi gli uomini, io, un po', delle nostre differenze cominciavo a sospettare, ed a soffrirne.
Ma tu mi hai sempre detto "No, io sono come te, sono come te. Noi siamo uguali. Uguali, credimi. Anch' io mi sento offesa dal mondo, anche a me loro -gli istituzionalizzati- non piacciono, e non me ne importa nulla del denaro -che però ho, n.d.r.- e vorrei una vita originale, che sia la mia e soltanto la mia".
Era bello crederci. Al crepuscolo, nel parco deserto, tu ed io sull' altalena, spingendo con tutte le forze per salire fino al cielo, cantando felici Harvest.


Solo ora mi rendo conto che, perfino da poco più che fanciulle, forse il tuo amore era pudicamente saffico ma pur sempre irrimediabilmente egoista. 
I nostri caratteri e temperamenti erano così antitetici che tuo marito, in uno dei suoi esasperati sfoghi di rabbia, ti disse: "... bene, sì, esci con lei... e chissà che almeno tu non riesca a morenizzarti un po'..."

Ma, per quanto ormai perduta, il ricordo della nostra antica e stridente amicizia non mi abbandona e talvolta, nel gelo della tristezza, mi riscalda ancora. 
E perdona, se puoi, la mia rigida intransigenza.

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