martedì 26 luglio 2011

Anatema 1

Lo scriverò in prima persona, per non offendere la sensibilità di nessun altro né scalfire il suo orgoglio (che tanto gli è necessario: mille volte di più della sostanza di un sentimento) operando generalizzazioni di cui non mi arrogo l' autorevolezza.
Sì, ma cosa?
Il mio anatema personale al più gettonato degli idoli dozzinali.
L' anatema dell' amante - quello incorporeo, participio presente- me, o, se risulta più chiaro, in genere l' anatema dell' Amore.

Toglici immaginazione ed ormoni e non resta assolutamente nulla. Gli ormoni si chetano e si assopiscono, l' immaginazione sfuma ed evapora, asfissiata dall' abitudine. Il primo è un evento biologico, il secondo una terribile colpa, e quando non va esattamente così, comunque almeno uno dei due abbandona il campo.
Sì, diceva bene il filosofo dalle spalle larghe, Amore è un dio, che tenta di mettere in contatto il mortale con la Bellezza, ma forse è la Bellezza che non è affatto generale aspirazione prioritaria.
La vera aspirazione sentimentale resta il desiderio di qualche rocambolesco paradiso di sensi ed anime, preferibilmente frustrato e frustrante, subito seguito dal surrogato povero del piacere, che è la quieta rinuncia e l' adeguamento ad un sonnacchioso, pallosissimo ménage in confortante utilitaristica sicurezza.

Undicesimo: non nominare Amore invano.




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