domenica 26 dicembre 2010

Incontri

Ho pudore a far uscire ancora parole: di ciascuna di esse mi vergogno e diffido, e non tanto perché io ne conosca una loro supposta natura o finalità intrinsicamente laide ed abbiette (preferirei crepare piuttosto che mercanteggiarle, anche inconsciamente, per qualche fine egoistico od edonistico), ma, piuttosto, perché so che il viandante che vi si dovesse imbattere, le prenderà come meglio gli aggraderà, decidendo se tacciarle di ipocrisia, di malafede, di narcisismo, di stupidità.  Ecco perché me ne vergogno: loro sono pure ma la semplice apparizione le corromperà, un po' come succede alla mummia esposta all' aria.
A che può servire, allora. A niente, lo so bene. Ed il silenzio? Ugualmente a niente.
La sola propulsione al vivere è la speranza. Spero che, per quanto improbabile, un altro umano le "senta", anche senza necessariamente condividerle. Qui sta tutta la giustificazione di scrivere davanti ad uno schermo intime suggestioni e pensieri, laddove io possa con fermezza respingere la teoria di chi si ostina ad affermare che il vero motivo è sempre l' aspirazione a costituire un centro, un anche piccolissimo polo d' attenzione: io no, non funziono così. Io, magari pateticamente, amo, nel senso che faccio le cose per amore.
La solitudine uccide, ragion per cui siamo tutti morenti, e lassù non c' è nessun dio, mi spiace: ci è rimasto Internet, fino a quando, pure esso, non subirà un' implosione di qualche tipo.
E poi, quello delle parole è un baronaggio, e non così nuovo, in fondo, ed io l' ho in odio, come tutti gli altri espedienti utilitaristici in uso tra noi umani. Probabilmente cadendo in errore concettuale, giudico l' utilitarismo sempre "volgare" : potrebbe essere perfino un retaggio, a mia insaputa, bigotto.
Ma non conosco altro modo per motivarmi, o cercare ragioni, se non ponendo domande oziose, a me stessa ed al mondo.

***

Oggi è un giorno “speciale”, nella sua ordinarietà . Appartiene alla sequenza di momenti ricorrenti nella mia esistenza da che ne ho memoria, con i quali ho perfetta dimestichezza e confidenza. So che tornerà puntualmente, fino alla fine del tempo.


C’ è l’ Angoscia, qui da me. Un’ ospite invadente, ma ormai abbastanza abitudinaria.
Farò, allora, qualche chiacchiera con lei, visto che non mi lascerà andare via senza un cenno di riscontro.
Pare che lei sia la sola risposta possibile ad ogni domanda.
Inoltre, non la temo, la posso imbrogliare. Se non la posso vincere,  posso irriderla.

Sirio: “Sei di nuovo qui? ero sconsolatamente sola, con unico compagno questo sublime, ed insieme inquietante e fatalistico, Requiem di Mozart.

In tale essenziale stato monadico tu costituisci, almeno, una testimonianza di vita, che è certo meglio del nulla.

Sì, lo so lo so, è ciò che accade spesso a certi umani pensanti - quelli malinconici, un po’ ipersensibili, intrinsecamente romantici, ostinatamente stoici, spesso inguaribilmente ottusi-, ma talvolta quel nulla è così opprimente da far accogliere con senso di sollievo perfino un’ ospite cosi scomoda ed invadente.”

Angoscia: “Sei un’ ingrata. Sai che, una volta andata, lascio un obolo di risposte. Sei un’ orribile egoista, come tutti quelli della tua maledetta stirpe lagnosa. Non sei forse tu stessa a crearmi? Non è forse tua esclusiva responsabilità la mia apparizione? La vita ha mille aspetti e mille sono i modi per condurla: tu sei la sola creatrice della tua, non tediarmi. C’ è del sottile compiacimento nel tuo soffrire: sai che contraddistingue chi è avvezzo a sondare gli uomini, e le cose, e gli accadimenti. Tu ami ritrovarti marchiata in questo modo, da sempre: è la tua natura, e ti ci crogioli. Ti dà un sottile compiacimento, una suggestione decadente di elettività. E’ la tua vanità a darti dolore.”

Sirio: “Bugiarda.
Non c’ è alcuna alternativa alla tua presenza, io devo sopportarti, mio malgrado, per la semplice ragione che esisto.
Non l’ ho chiesto, né predeterminato.
Non l’ ho deciso.
Non so chi mi abbia scaraventato quaggiù.
Eppure esisto.
Che sia Dono o Condanna è semplice combinazione di circostanze casuali. Tu sei inevitabile, in questo mio mondo gelido e difficile, in questa dura impopolare scelta d’ essere.
Che poi, a ben guardare, scelta non è: è doverosa necessità di verità, perché neppure la mia indole è opera mia, ma è un marchio di nascita, apposto dal gigantesco timbro cosmico, mosso da forze misteriose, alle nostre menti imperscrutabili.
Noi non facciamo nulla, noi siamo fatti da una Natura impassibile e miope, che, come un gigantesco molosso maldestro, munito di poderose braccia a maglio, sferra colpi strepitosi a destra e a manca: là si apre una voragine, qua s’ erge una montagna per contraccolpo; qui spazza via ogni forma di vita e la terra si raggrinzisce e si spacca, lì getta semi che la rendono lussureggiante e feconda.

Noi moriremo, e ciò ci rende tristi, perché, in questo breve ed accidentato cammino, non abbiamo saputo né potuto evitare d’ amare.
E’ questo, il più crudele dei destini.

Angoscia: “Ma non soltanto, ed anzi forse appena in parte.
Io entro in te perché nessun altro è mai riuscito a farlo.
Prenditela con gli umani, semmai..., io non c' entro.
E' tua la responsabilità di non essere abbastanza amabile, o loro quella di non saper dare sufficiente nutrimento alle tue velleità sentimentali e filantropiche.
Sono tua ospite, sempre più spesso, perché non hai più speranze. Sai che la tua patetica battaglia per sconfiggere la solitudine di una vita è perduta.
Ognuno è solo.
Non scherziamo, suvvia: questa è l’ immutabile Legge dell’ esistenza, per la gente del tuo stampo. Rassegnati.
Non c’è posto che per me, nella stanza di quel tuo esausto cuore straziato e fiero.”

Edvard Munch




4 commenti:

  1. non avrai intenzione di spezzarmi il cuore...?
    ho scritto anche io, soliloqui...
    senza angoscia.
    baci
    c.

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  2. Ne sono lieta, mia solare amica, ma a me è toccata l' argentea luna, le sue alterne fasi ed i suoi neri crateri...
    ... e ad ogni eclisse, ci allineiamo...
    bacio.

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  3. anche io faccio parte del suo raggio, sono nata il 24 giugno...cancerina come te :-)
    abbiamo una sensibilità fuori dall'ordinario.
    e su questo non ci piove.

    mi piacerebbe sapere cosa pensi del quadro di Balsamo che ho messo a fronte delle mie ultime poesie...

    un bacio
    a presto!
    C.

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  4. ho apprezzato tantissimo quello che mi hai scritto, non so descriverti a parole
    l'apertura del cuore, la visione che s'incontra...è un'affinità preziosa, e la voglio conservare :-)
    ti abbraccio forte!
    carla

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