domenica 19 dicembre 2010

Memoire d' hiver



"Agghiacciato tremar tra nevi algenti

al severo spirar d'orrido vento
correr battendo i piedi ogni momento
e per soverchio gel battere i denti

Passar al fuoco i dì quieti e contenti
mentre la pioggia fuor bagna ben cento
Camminar sopra il ghiaccio, e a passo lento
per timor di cader girsene intenti.


Gir forte, sdrucciolar, cader a terra,
di nuovo ir sopra 'l ghiaccio e correr forte
sin che il ghiaccio si rompe e si disserra;


sentir uscir dalle ferrate porte
Sirocco, Borea e tutti i venti in guerra;
questo è 'l verno, ma tal che gioia apporte"

Musica in sé descrittiva, che non ha quasi più bisogno di parole, evocativa di un mondo antico,  ingoiato dall' epoca industriale: quant' è privo di emozione, ritmo e memoria l' inverno cittadino...

... a meno che quella città non sia, pure essa, malinconica e morente, fatta di pietre levigate da acqua e disinfettate dal sale, avvolta da nebbia evanescente, evocativa di sogni.
Il sogno: rifugio, salvezza, casa. Spesso pietosa menzogna.
Come vorrei ricordare come si fa...

Daniel Lifschitz
***
Eppure, allora, sono  stata parte di quella scena, attrice in quell' atto di vita, vittima di una cosmica cospirazione, o incidentale irrilevante dettaglio in un teorema casuale di coincidenze.
Io... non me ne capacito... : è così che la vita ci fa.

Il freddo era feroce -oggi ne morirei-, ed era buio.
(Diffidare dai percorsi indicati: la città è nascosta tra i vicoli ciechi e le calli scure. Piccolo labirintico rompicapo: una di quelle cose che prima di diventare facili erano impossibili.)
Il lattiginoso disco lunare mancava di una fetta: luna crescente, storpiata dal suo mancante lato oscuro, e, purtuttavia, nella sua consistenza anche occultata, luna intera, tutta-luna.
Mistero di prospettiva.
Come quello di questa storia, in cui ogni attore crea via via la sua sola parte, seppur improvvisata, e non può pensare, né immaginare, alcun epilogo.
Il senegalese clandestino offre i suoi elefantini di mogano, intagliati nella giungla (così mendacemente afferma).
Egli ne acquista uno per farne omaggio a lei e creare un buon auspicio.
Ciononostante, ognuno persevera nel sogno -monade testarda a tu per tu con il suo personalissimo dio-, mentendo irrimediabilmente a sé stesso, perché è del sogno d' amore -e non di verità- di cui ha disperata nostalgia.
Un sogno altamente improbabile, da cui prendere al più presto le distanze, e dimenticare quanto prima.
Invece, nulla va perduto, neppure i sogni sbagliati, neppure i sogni falliti.
Ognuno di loro, soprattutto quelli che preferiremmo disconoscere e di cui proviamo vergogna, aveva una precisa funzione per la coscienza, anche se meglio sarebbe non interpretarli.
Ecco che trascorre il Natale su percorsi paralleli e scivolosi, recitando già stancamente le ultime battute, mentre le parole sbiadiscono di significato ed ogni velo, finalmente, cade.


Sollievo, il ripristino della verità, a patto d' aver il fegato di sopportarne la vista.

***


Ognuno desidera che l' altro l' ami, ma finge di non sapere -o non si rende conto- che questo suo desiderio, nel profondo della sua psiche, è soprattutto speranza che l' altro desideri che l' ami.

"Nella coppia d' amanti ciascuno vuole essere l' oggetto per il quale la libertà dell' altro si aliena in un' intuizione originaria; ma questa intuizione che sarebbe l' amore vero e proprio, non è che un ideale contraddittorio del per-sé; così ciascuno è alienato solo in quanto esige l' alienazione dell' altro." (*)

Il fatto è che l' amore è un' "impresa", vale a dire una proiezione di sé stessi, che presuppone che l' amante seduca l' amato, il quale -sulle prime- non può voler amare. Nella seduzione l' amante non deve affatto mostrare all' altro la propria soggettività, ma deve, piuttosto, rendersi oggetto affascinante, operazione che implica il risveglio, nell' altro, della sua coscienza di nullità di fronte all' oggetto seducente.
E, tuttavia, il fascino può non bastare ad indurre la nascita dell' amore. Molti elementi potrebbero risultare affascinanti, anche enormemente: l' opera di un pittore, il discorso di un oratore, l' abilità di un artigiano, la musica di un compositore..., ma non sarà mai una forma di ammirazione che automaticamente faccia scaturire l' amore. Perché l' amore nasca bisogna che l' "amato progetti di essere amato": deve, cioè volerlo. In altre parole, egli deve desiderare di alienarsi e fuggire verso l' altro.

L' amore contiene in sé una triplice distruttività: esso è, innanzitutto, un inganno procrastinato all' infinito perché esige, per essenza, che l' amante desideri d' essere amato e l' altro a sua volta desideri che egli lo ami; in secondo luogo non può evitare che l' amato si "risvegli" improvvisamente oggettivizzando l' amante - cosa che rende l' amante continuamente insicuro-; in terzo luogo esso (amore) è un assoluto perennemente relativizzato dagli altri (ed il solo modo perché mantenga il suo valore di asse assoluto comporterebbe che amante ed amato fossero soli al mondo).

Così finisce, per poi ricominciare, ogni rêve d' amour.


(*) Sartre




1 commento:

  1. Il desiderio è sempre la base fondamentale per ogni approccio.
    L'amante lo sa bene.

    Ciao Morena, Buona serata...
    a presto
    C.

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