lunedì 13 febbraio 2012

E così sia.

"Non bevevo mai prima di aver eseguito il mio compito giornaliero. A lavoro finito, i cocktail alzavano quasi un muro divisorio fra le ore di lavoro e quelle di divertimento."
( J. London)

A me  è esattamente questa faccenda dei "compiti" che non riesce bene come agli altri.
Non so creare il muro divisorio fra il fuori e il dentro, tra quel che emerge e ciò che sta sotto, tra il dovere d' esser presente a me stessa e il divertissement: è drammatico.

Da umano ad umano ci separa una briciola, un soffio, un sospiro, un ondulatorio quanto, ma sempre fatalmente non eliminabili, di enorme peso e determinanti.
Sarei totalmente pascaliana se Pascal non fosse approdato a Dio, cosa che fa crollare  con insostenibile fragore di rovina un intero sistema di pensiero seducente pur se inconcludente: io appartengo a quello stuolo che sente l' ateismo come atto di umile onestà intellettuale, nonché l' unico atto di coraggio di cui potersi vantare. Sapere di essere semplicemente senza alcuna  sensata conclusione costringe ad un' allerta permanente dettata dalla determinazione a cogliere anche il più piccolo dettaglio o rivelazione della vita, nella speranza di trovarne capo e coda, prima di uscirne definitivamente.

Tutto sommato, è fin troppo ovvio che credere in Dio, o al Nulla, sia esattamente la stessa cosa: in un' eventuale sequenza di equazioni addivenire a questo o a quello è soltanto questione di variabili impercettibili ed ugualmente significanti.

Arduo è finirla con il bisogno di credere, di significare.

Pertanto resta il divertissement, da sbocconcellare a porzioni moderate, quando la disperazione azzanna.
E così sia.

10 commenti:

  1. posso solo dirti che prego da agnostico, un assurdo, eppure qualche pausa da pensieri e preghiere è necessaria ... preferisco un bicchiere di vino ...

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  2. Io penso che qualunque divertissement, se serve solo d'appannaggio all'infelicità, non colmerà mai nessuna mancanza,perchè il pensiero fugge...se poi queste "distrazioni" creano anche dipendenza...è solo spostare un pensiero da un' altra parte, è un alibi...
    e quando la disperazione azzanna...bisogna trovare le proprie risorse interiori, altrimenti, sicuramente, io azzarderei per l'estrema soluzione...ma io sono sempre estrema, dunque mi impongo di sbocconcellare divertissement,ma non perchè illusa da dogmi religiosi, ma per "responsabilita" verso altre persone.

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  3. Ha espresso perfettamente quello che ho sempre sentito di Pascal, ma non sono mai riuscito a formulare così bene ... grazie.

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  4. @ Francesco:

    Sull' agnosticismo avrei parecchie riflessioni da fare. Il dubbio è certo la più tipica delle situazioni umane, ma -come affermi- l' agnostico che prega costituisce, in un certo senso, un ossimoro vivente. Niente di nefando, naturalmente: è l' espressione più evidente della nostra comprensibile -e pure oggettiva- fragilità e conseguente desiderio di scappatoia e trascendenza. D' altro canto siamo anche quella stirpe miserabile e vana talmente disgraziata dal non poter fare a meno di vivere e di esistere (e c' è una certa differenza tra le due cose)con la consapevolezza di dover certamente morire e farci strappare dalla morte chi amiamo.

    Perciò è un diritto puro, quel calice di Brunello invecchiato 19 anni nella fragrante barrique... fosse puro uno soltanto...

    Grazie della tua visita :)


    @S.

    Ciao,cara S.
    Pascal, nei suoi "Pensieri" si scaglia molto nettamente contro il divertissement, in perfetta linea, quindi, con il Cristianesimo, da sempre acerrimo nemico di ogni piacere e distrazione in Terra.
    Questo presuppone la certezza di un Cielo, in cui -almeno là- godere ed essere ripagati dei dolori della vile vita mortale.
    Noi tutti, vittime più o meno inconsapevoli di una cultura pesantemente influenzata dallo strapotere della Chiesa, ne abbiamo subìto l' influsso.
    Vivere appieno la propria libertà, allora, coincide con la capacità di non soggiacere né agli dèi né agli uomini, di non votarsi ad alcun cliché, di 'ascoltare' non soltanto i bisogni, ma anche gli ancestrali impulsi, di accettare persino d' essere figli di un sostanziale assurdo caos. Perché, sì, è pur anche vero che ogni cosa sta scorrendo, e noi, se non altro, possiamo provare ad esserci, con questi nostri poveri ed anche straordinari mezzi.


    @ Massimo:

    Grazie a te, piuttosto, per avermelo espresso. :-)

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  5. Ciao Morena,
    Lascio a dio l'universo e per me tengo l'unico ambiente dove, animale aerobico, posso esistere, ovvero la Terra.
    Mi gravo dell'arduo compito e coraggio di confrontarmi con tutto ciò che non va. La fame nel mondo, gli scempi ambientali, le guerre, non sceglierò mai la via comoda di assolvere la mia coscienza ritenendole fatali e inevitabili manifestazioni di un disegno più grande di me.
    Penserò sempre che io sono un'infinitesima parte di un'umanità responsabile, meritevole o colpevole, della propria sorte.
    Un bambino che esplode su una mina antiuomo non è un segno della volontà di dio, ma uno smacco all'intelligenza dell'uomo.
    Intelligenza che è strumento ancora da affinare, per prove ed errori, e non da abiurare.

    Di Pascal, purtroppo, nulla so, e se hai un testo particolarmente significativo per comprenderlo, da consigliarmi, te ne sono grato. ;)

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  6. @ K.

    Ciao Kisciotte caro.
    Pascal (esimio matematico e fisico), morì -stroncato da un tumore a 39 anni- prima di aver realizzato ciò che aveva in mente: l' ambizioso progetto di redigere una vera apologia del Cristianesimo.
    I suoi appunti, i pensieri, gli spunti già stilati a tal fine, furono raccolti nel testo a noi fruibile "Les pensées". Direi che la sua filosofia e teologia son lì racchiusi: è una lettura affascinante.

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  7. Ho controllato su ibs: un bel tomo da 500 pagine. Dannata mia lentezza di lettura! È che non riesco a volare via sulle pagine, a ogni frase profonda parto per la tangente con sguardo da triglia assorto nel vuoto (un pensiero riverente al povero astice) e mi perdo in dialoghi virtuali con gli autori, a ogni pensiero, uff, che testa storta che ho.
    Appena avrò sfoltito un poco i trenta libri nuovi - che io compro e poi mi si accumula tutto sulle mensole - vedrò il da farsi.
    Ciao e grazie ;)

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  8. @ K.

    Kisciotte caro, non rigirare la forchetta nella dolorosa piaga della memoria

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