"Certo che ti amo.
Ti amo oggi, ora. Adesso ti amo al mio massimo: di più non è possibile. Non scomoderei la mia anima neppure per un lievissimo soffio d' amore in meno.
Ma qui, adesso, in quest' istante cristallizzato. Domani non lo so.
Non ho alcun potere sul futuro; nessuno ne ha: per definizione è appannaggio esclusivo di un dio. Perché mi vuoi tanto potente, tanto saccente? Supponente?
Io non so nulla di domani. Non lo so, non lo conosco il futuro e odio la menzogna: che cosa potrei promettere di ciò che non esiste? Non ti basta, dunque, questo grande piccolo cuore umano che batte adesso?"
Erano le parole che avrebbero voluto esondare dalle sue labbra quando lui, creatura troppo corrotta dal suo stesso stato terrestre, che spinge a desiderare di possedere ciò che ci piace, le voleva estorcere quella sorta di clausola compromissoria che il "per sempre", di fatto, rappresenta.
"Nei fatti il dono del tuo piccolo grande cuore non basta mai a chi dice d' amarti. Ovvero: l' altro evoca sentimenti, per loro stessa natura d' ispirazione altruistica ed immateriale, ma con riserva di tesaurizzarli quanto prima al suolo. Non si può, non si può sorvolare a lungo sul sospetto di meschinità che ne deriva.
E' un meccanismo di malafede, di cui noi umani ci serviamo per ancorarci alla vita, che altrimenti saremmo imbarazzati a vivere.
Presto o tardi ti presenterà una lista di richieste, o paleserà l' elenco delle sue aspettative frustrate, con la più pragmatica lucidità e precisione matematica.
Vorrà il tuo tutto. Ti dirà che sei il suo tutto.
Pretenderà di conciliare con te ogni cosa: spazi fisici, scelte, amicizie, rapporti professionali, desideri e perfino il tuo umore. Passerà sotto la sua microscopica lente d' osservazione ogni tua parola, scruterà i guizzi dei tuoi sguardi sul mondo, noterà ogni movimento dei tuoi muscoli facciali e, per ciascuno di non sufficientemente familiare, ipotizzerà complotti e misteri ai suoi danni. E nel preciso istante in cui tu comprenderai questa sua scandalosa debolezza, smetterai d' amarlo."
A suon di "per sempre" traditi - perché l' amore umano è a termine, salvo eccezionali incastri d' affinità-, si rischia di diventare perdenti ed anaffettivi e sentirsi inquieti spettri delle creature fantasiose e generose che si era stati oppure che, in potenza, si sarebbe potuti diventare.
Eppure, l' esigenza dell' infinito lei la comprendeva perfettamente. Ciascuno di noi ne porta in sé una sorta di nostalgia, quasi come se l' avesse conosciuta in un qualche tempo perduto, durante un' infanzia dell' umanità dimenticata di giorno ma rediviva ogni notte, ad ogni temporale, alla vista del mare d' inverno, sul più impervio sentiero d' alta quota, tra mastodonti di pietra, mentre il vento gelido sferza e percuote il volto, tra il crepitìo di braci, in un canto di cicale.
E' un' idea terribilmente romantica: eternità è la memoria, la storia umana. Ma può essere esclusivamente condivisa a livello di sentore e sensazione ed in alcun altro modo fruibile: ciascuno di noi non può che pretendere d' esserne, almeno e soltanto, un invisibile frammento.
"Non so che farò, ora. Il mio cuore è pieno di tristezza, non so se la ginestra abbia l' infinita possibilità di rinascere nel deserto: i suoi fiori paiono sempre più pallidi e caduchi, e scopro adesso i suoi semi velenosi.".
Era un' asciutta sensazione, la sua: secca proprio come le crepe della terra spaccata dal sole rovente.
E, come da fulminante illuminazione, vide, d' un tratto, un altro lato -quello oscuro- della sua verità.
Una verità lunare e sfuggente, inabissata in crateri di cui nessuno avrebbe potuto scorgere il fondo.
Il primo buco nero stava nel linguaggio, e sarebbe rimasto incolmabile. Ci si può amare a fondo soltanto tra uguali.
Per lei amare significava qualcosa di profondamente diverso da quel che l' altro percepiva. Prima di qualsiasi altra cosa era apertura, disponibilità, possibilismo, e nasceva come atto contemporaneamente cosmico ed umano. Slegato dal tempo e dai fatti, ignorante di regole ed usi, era, più propriamente, la capacità di sintonizzarsi alla grazia del vivere, e non aspirava ad altro, essendo anzi qualsiasi collaterale effetto in sé e per sé nocivo e letale.
La passione? Talvolta un contorno, un evento, una divagazione sul tema, un' espressione, ma, se tema dominante, un fuoco fatuo.
Amore comunque a monte, passione a valle, destriero bianco che punta al cielo, destriero nero diretto verso la Terra.
Due, forse tre confluenze di caso.
Ed accadde sempre in luoghi di sofferenza e dolore.
Ebbene, il primo incontro si verificò la notte precedente la morte del padre lungo il corridoio dell' ospedale che immetteva alla stanza in cui stavano i letti dei rispettivi genitori, entrambi morenti.
Lungo il corridoio lei e quell' uomo si sgranchivano le gambe atrofizzate dalla veglia al capezzale e si sforzavano di parlare d' altro: di cose vive, presumibilmente vive anche domani. Ma ognuno di loro pensava all' imminente attimo in cui avrebbe contemplato la maschera di morte del proprio padre.
Il padre di lei morì alle cinque del mattino. Lei era di pietra, e non disse una parola. Lo sconosciuto, che accudiva il suo genitore da due letti più in là, balzò in piedi fulmineamente e corse ad abbracciarla stretta. Stretta, senza dir nulla, come a sostenerne parte del dolore muto.Un gesto libero, informale, gratuito, mosso da un impeto: amore. Amore senza necessità del dopo. Umanamente cosmico.
Ecco: lei amava -sempre-, prima che in qualsiasi altra forma, così e così pretendeva d' essere amata. Gli altri effetti, per lei, erano dettagli, qualche volta enormemente significativi, così come le conseguenze -i figli, la propria carne-, ma dettagli.
Era questo che confondeva e gettava nella disperazione chiunque cercasse di interpretarla: una fulgida linearità di pensiero che poteva sembrare pura follia.
(Il 7 è numero per me ultimativo, ed allora, fine)
"Nei fatti il dono del tuo piccolo grande cuore non basta mai a chi dice d' amarti. Ovvero: l' altro evoca sentimenti, per loro stessa natura d' ispirazione altruistica ed immateriale, ma con riserva di tesaurizzarli quanto prima al suolo. Non si può, non si può sorvolare a lungo sul sospetto di meschinità che ne deriva.
E' un meccanismo di malafede, di cui noi umani ci serviamo per ancorarci alla vita, che altrimenti saremmo imbarazzati a vivere.
Presto o tardi ti presenterà una lista di richieste, o paleserà l' elenco delle sue aspettative frustrate, con la più pragmatica lucidità e precisione matematica.
Vorrà il tuo tutto. Ti dirà che sei il suo tutto.
Pretenderà di conciliare con te ogni cosa: spazi fisici, scelte, amicizie, rapporti professionali, desideri e perfino il tuo umore. Passerà sotto la sua microscopica lente d' osservazione ogni tua parola, scruterà i guizzi dei tuoi sguardi sul mondo, noterà ogni movimento dei tuoi muscoli facciali e, per ciascuno di non sufficientemente familiare, ipotizzerà complotti e misteri ai suoi danni. E nel preciso istante in cui tu comprenderai questa sua scandalosa debolezza, smetterai d' amarlo."
A suon di "per sempre" traditi - perché l' amore umano è a termine, salvo eccezionali incastri d' affinità-, si rischia di diventare perdenti ed anaffettivi e sentirsi inquieti spettri delle creature fantasiose e generose che si era stati oppure che, in potenza, si sarebbe potuti diventare.
Eppure, l' esigenza dell' infinito lei la comprendeva perfettamente. Ciascuno di noi ne porta in sé una sorta di nostalgia, quasi come se l' avesse conosciuta in un qualche tempo perduto, durante un' infanzia dell' umanità dimenticata di giorno ma rediviva ogni notte, ad ogni temporale, alla vista del mare d' inverno, sul più impervio sentiero d' alta quota, tra mastodonti di pietra, mentre il vento gelido sferza e percuote il volto, tra il crepitìo di braci, in un canto di cicale.
E' un' idea terribilmente romantica: eternità è la memoria, la storia umana. Ma può essere esclusivamente condivisa a livello di sentore e sensazione ed in alcun altro modo fruibile: ciascuno di noi non può che pretendere d' esserne, almeno e soltanto, un invisibile frammento.
"Non so che farò, ora. Il mio cuore è pieno di tristezza, non so se la ginestra abbia l' infinita possibilità di rinascere nel deserto: i suoi fiori paiono sempre più pallidi e caduchi, e scopro adesso i suoi semi velenosi.".
Era un' asciutta sensazione, la sua: secca proprio come le crepe della terra spaccata dal sole rovente.
E, come da fulminante illuminazione, vide, d' un tratto, un altro lato -quello oscuro- della sua verità.
Una verità lunare e sfuggente, inabissata in crateri di cui nessuno avrebbe potuto scorgere il fondo.
Il primo buco nero stava nel linguaggio, e sarebbe rimasto incolmabile. Ci si può amare a fondo soltanto tra uguali.
Per lei amare significava qualcosa di profondamente diverso da quel che l' altro percepiva. Prima di qualsiasi altra cosa era apertura, disponibilità, possibilismo, e nasceva come atto contemporaneamente cosmico ed umano. Slegato dal tempo e dai fatti, ignorante di regole ed usi, era, più propriamente, la capacità di sintonizzarsi alla grazia del vivere, e non aspirava ad altro, essendo anzi qualsiasi collaterale effetto in sé e per sé nocivo e letale.
La passione? Talvolta un contorno, un evento, una divagazione sul tema, un' espressione, ma, se tema dominante, un fuoco fatuo.
Amore comunque a monte, passione a valle, destriero bianco che punta al cielo, destriero nero diretto verso la Terra.
*
Ricordava spesso il volto di uno sconosciuto, di cui non sapeva neppure il nome e che non rivide mai più, dopo quel fatto.
Nell' esistenza intera di un moderno si fanno pochi, pochissimi incontri paradigmatici, se si escludono quelli tipici dell' età evolutiva in cui talvolta si mitizzano i rari buoni Maestri. Due, forse tre confluenze di caso.
Ed accadde sempre in luoghi di sofferenza e dolore.
Ebbene, il primo incontro si verificò la notte precedente la morte del padre lungo il corridoio dell' ospedale che immetteva alla stanza in cui stavano i letti dei rispettivi genitori, entrambi morenti.
Lungo il corridoio lei e quell' uomo si sgranchivano le gambe atrofizzate dalla veglia al capezzale e si sforzavano di parlare d' altro: di cose vive, presumibilmente vive anche domani. Ma ognuno di loro pensava all' imminente attimo in cui avrebbe contemplato la maschera di morte del proprio padre.
Il padre di lei morì alle cinque del mattino. Lei era di pietra, e non disse una parola. Lo sconosciuto, che accudiva il suo genitore da due letti più in là, balzò in piedi fulmineamente e corse ad abbracciarla stretta. Stretta, senza dir nulla, come a sostenerne parte del dolore muto.Un gesto libero, informale, gratuito, mosso da un impeto: amore. Amore senza necessità del dopo. Umanamente cosmico.
Ecco: lei amava -sempre-, prima che in qualsiasi altra forma, così e così pretendeva d' essere amata. Gli altri effetti, per lei, erano dettagli, qualche volta enormemente significativi, così come le conseguenze -i figli, la propria carne-, ma dettagli.
Era questo che confondeva e gettava nella disperazione chiunque cercasse di interpretarla: una fulgida linearità di pensiero che poteva sembrare pura follia.
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Acquisire un po' di saggezza presuppone l' aver percorso un lastricato rovente che pare vomitato direttamente dall' inferno. Richiede resistenza e resilienza.
Lei sapeva d' averne conquistata una piccola, piccola parte e che tale conquista aveva un alto prezzo da scontare nel suo universo interiore sentimentale in termini di fatale ed insanabile solitudine.
Si trattava di accettarlo senza opporvi più l' ostacolo di una caparbia quanto inutile ricerca d' affinità troppo improbabili e rare per essere trovate senza l' ausilio della fatalità e delle sue arcane vie.
E conservare la tenerezza.
Lei sapeva d' averne conquistata una piccola, piccola parte e che tale conquista aveva un alto prezzo da scontare nel suo universo interiore sentimentale in termini di fatale ed insanabile solitudine.
Si trattava di accettarlo senza opporvi più l' ostacolo di una caparbia quanto inutile ricerca d' affinità troppo improbabili e rare per essere trovate senza l' ausilio della fatalità e delle sue arcane vie.
E conservare la tenerezza.
(Il 7 è numero per me ultimativo, ed allora, fine)
L'amore anela all'infinito, ma è esperienza ad appannaggio di esseri dalla natura finita.
RispondiEliminaSe si fa trascendente, senza l'ossigeno della vita, l'amore perde il comburente che alimenta la fiamma.
Se si fa immanente, senza il sogno dell'ideale, perde il combustibile che mantiene accesa la fiamma.
Forse, come un bambino affamato e povero dietro una vetrina di una pasticceria, siamo golosi di qualcosa di saporito e prezioso che mai potremo permetterci pienamente. Mai potremo padroneggiarlo.
Non ci resta che scaldarci ai tizzoni di una brace che sempre arde, senza mai avvampare eternamente.
Per questo piangiamo, bagnando le braci, che restano tali. Perché se mai avvampa, mai neppure si spegne, come i sogni.
Esistono forse due modi per amare.
Uno astratto e immateriale, che però non ci farà mai apprezzare la nostalgia del sapore dolce in bocca.
E uno materiale, ma limitato, che potremo godere appieno soltanto nella consapevolezza che "la dolce metà" che abbiamo al nostro fianco non è ciò che ci completa rendendoci perfetti.
È soltanto la migliore approssimazione possibile verso il concetto di Amore.
Ritengo tuttavia questa approssimazione un pasticcino così buono, da valer la pena stare fuori dalla vetrina giorni, mesi, anni, tutta una vita in attesa di potergli dare anche un sol morso.
La resilienza dell'essenza è forse una chimera d'apparenza. Tutto ci plasma nella vita; l'importante è non rivelarlo troppo all'esterno.
Siccome questo 7 è ultimativo, ringrazio per l'intera narrazione e faccio regalo.
Ciao :o)
@ K.
RispondiEliminaCiao, Cavaliere, e scusa il ritardo: non mi è riuscito di darti riscontro subito (pur avendoti letto immediatamente) , e ringraziarti delle tue riflessioni e del tuo cortese regalo.
Ciascuno di noi ha un complesso e labirintico sistema di sensibilità, un' ansia sentimentale più o meno esasperata ed esacerbata dalla frustrazione di non poterla sedare, un' immaginazione più o meno esigente, ma, soprattutto, una psicologia intraducibile e perciò non passibile di comunicazione.
Lei, disperatamente, voleva amalgamare quei due modi che hai descritto, ma poi quella sua caparbia indole da "oltre-uomo" che le impediva alla lunga il compromesso, lasciandole soltanto il disgusto, vinceva sulla compassione e sulla tolleranza.
Anche lei attendeva. Attendeva il suo improbabile traduttore, segretamente e senza più l' assillo del tempo e del modo. Lo attendeva nella dimensione parallela, quella cui lei aveva ormai imparato ad affidare la parte vitale e sana dei suoi sogni, che sapeva legittimi, pur se singolari ed incompresi nella realtà convenzionale.
Al tuo dono, risponde con questo
Che bella l'immagine dell'attesa di un traduttore.
EliminaRiesci sempre a trasmettere concetti che, all'apparenza paiono complessi nel costrutto e nella forma. Però non faccio a tempo a pensarlo che me li ritrovo assorbiti, perfettamente solubili nell'animo.
Ti esprimi davvero bene con le parole; le assembli in modo da impreziosirle sempre, senza mai appesantirle.
Dote rara.
Ciao
Lusingata, Cavaliere, da siffatto generoso giudizio. :-)
EliminaDifficile trovare le parole per esprimere la qualità di questa persona.Donna rara e piacevole.....
RispondiEliminaLei, un po' confusa, ringrazia.
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