Sono impressionabili, facilmente, ma non lo si sospetterebbe mai al primo livello di approccio, che è anche quello in cui si ferma l' atto di conoscenza generico.
Spesso vantano una certa istruzione che convive con contraddittori pregiudizi triviali e modi elementari.
Emotivi, nel loro fondo, anche quando ciascuna delle loro azioni è presentata in modo da apparire ponderata e pragmatica.
Abbondano di citazioni, per limitare l' esposizione del loro pensiero o per avvalorarlo.
La vanità, loro autentico propulsore, assomiglia ad una bio massa inesauribile che tiene alimentato quel loro focherello interiore che i più - ingenuamente- scambiano per solidità di temperamento.
Sono sensibilissimi alle lusinghe, ma fingono d' esserne immuni e generalmente sentenziano sulle cose del mondo con sicurezza, ironia e perfino distacco. In realtà il loro attaccamento a quel mondo che sembrano disdegnare o aspramente criticare è morboso, perché esso rappresenta la sola interfaccia con cui rapportarsi essendo essi totalmente privi di immaginazione e vero coraggio.
Sono presuntuosi, massimamente, e superbi, almeno tanto quanto sono anche vili.
Se uomini non sanno parlare a donne profonde, esigenti, indipendenti, creative ed anticonformiste, ma ne desidererebbero la compagnia -tant' è che in genere le approcciano- pur nella loro conclamata anaffettività. Scelgono sempre compagne di vita dall' interiorità sciatta e scabra, per potersi dire delusi. Escogitano mille motivi dissuasori per motivare impedimenti ad amare.
Per siffatti motivi, sono in genere felici e vincenti.
Sai Morena , questa è storia vecchia ,l'umano ha in se la presunzione di essere invicibile ,e di essere in grado di tenere tutto sotto controllo ,in verità la loro codardia si rivelerà presto ,in quanto al coraggio ,sono ben pochi ad essere in grado di sfoderarlo, alla prima difficolta'che li potrebbe mettere in situazioni scomode svaniranno nel nulla ,e ritorneranno mestamente nel loro mondo ,a continuare la vitucola che tanto li a resi felici e vincenti come tu bene citi.
RispondiEliminaConcordo in pieno con questo argomentare. Saluti da Salvatore.
RispondiEliminaUn profilo ben scolpito. Concordo in pieno pure io, in particolare mi soffermo a considerare quella consapevole ricerca d'accontentarsi di un compagno o compagna non soddisfacenti. Questo è un espediente ideale:
RispondiElimina- per piangersi addosso che chi abbiamo a fianco non è in grado di comprendere la nostra profondità d'animo (presunta o reale)
- per utilizzare il partner come "messa a terra" delle nostre personali frustrazioni e mediocrità, incolpandolo di non essere alla nostra altezza di squisita personalità
- per, ineluttabilmente, fare di tutta l'erba un fascio, arrivando all'immancabile epilogo di ogni ricerca sentimentale, con derive nelle secche della volgarità emotiva: le donne tutte stronze e rompiballe, gli uomini tutti bastardi e insensibili.
Che bello se ognuno cercasse di rendersi più amabile ai propri occhi, invece di cercare il disprezzo per se stesso negli occhi dell'amata/o!
Affetto
@ Brax
RispondiEliminaAlle volte mi chiedo se il coraggio non sia, tutto sommato, una prerogativa di genere.
Lo faccio quando penso ai primi ominidi.
Penso alla tribù terrorizzata dall' incursione della tribù nemica e mi immagino il fuggi-fuggi dei maschi, che rapidamente si dileguano nella boscaglia, mentre le donne si schierano a testuggine e rimangono immobili a far da scudo ai piccoli con i loro corpi: la loro corsa sarebbe stata comunque resa inefficace dal peso dei figlioletti a loro abbarbicati come scimmiottini.
Abbandonarli, per le femmine, non è neppure un' ipotesi lontanissima.
Quelle femmine difendono l' idea della Vita, sacrificando la propria, forse pure inutilmente.
Sai che ti dico? Per me l' idea alta dell' amore equivale a quella prova di coraggio.
@ Salvatore:
RispondiEliminaGrazie per la condivisione.
Un caro saluto.
@ K.
RispondiEliminaNaturalmente, Cavaliere, hai focalizzato il punto dolente.
E per quanto suoni banale a parole il precetto socratico che intima a conoscere sé stessi -ed avviare quel processo che dalla conoscenza di sé porta alla sua onesta espressione e, finalmente, all' incontro fruttifero con l' altro- io noto persone preferibilmente estranee a sé stesse ed infinitamente edotte sui sistemi ed espedienti per farsi accettare ed omologare dal mondo.
Speculare affetto.