mercoledì 16 febbraio 2011

Nel grande flusso del niente.

Il libeccio era finalmente placato, e ora una lieve brezza accarezzava appena le pesanti vele inerti, vuote d’ aria e di vita.

Il galeone aveva rollato e beccheggiato, ossessionato dall’ inquietudine dei venti, ed ora giaceva adagiato sul mare senza confini, come sopra una lastra blu levigata ed immobile. Sfinito. Cinquant' anni di navigazione sulle acque contaminate del mondo per il misero bottino di un barile d' aringhe affumicate, una catasta di ciarpame e sartame di canapa reso quasi inservibile dai morsi dei ratti di stiva.

Sole accecante, stasi assoluta, roboante silenzio, sospensione del tempo. Gli amici andati, dispersi in mare, o approdati ai porti maggiori, per aderire al grande flusso del niente.

Forse anche il tempo era morto e, forse, ogni altra cosa era morta, o mai vissuta.

Sirio, così irrimediabilmente dimentica ormai della terra, pensava a sé stessa come a qualcosa di sciupato tra troppe velleità ed altrettante disillusioni e si convinceva d’ essere, forse, un inconsistente sogno. Era, forse, un sogno altrui scordato e disperso nella nebulosa delle cose passate e scomparse per sempre che lasciano solo un leggero sentore di dolce malinconia e triste tenerezza. Sì, lei era un sogno ribelle, scappato dalle reti della memoria, che per misteriosa alchimia di demone, aveva scelto il volo libero sopra l’ oceano della perplessità.

Ma un sogno senza più sognatore è un' epopea senza eroe, una lacrima senza il dolore, una madre senza più figlio.

Aveva percorso miglia su miglia, e s' era illuminata cento volte di fugace gioia, nell’ illusione di averla alfine trovata, quell’ Isola in attesa di nome che cercava da sempre. L’ approdo. l' Altrove. Ma altrettante cento era riprecipitata nella consapevolezza d’ aver soltanto sperato di potervi credere ed aver visto ciò che non era.

Adesso le forze scemavano e la speranza era ormai quasi definitivamente scomparsa. Una spossatezza antica la istigava, con voce di sirena, alla rinuncia e, con la rinuncia, al riposo od all’ estinzione, che è pur la pace.

Questo mare sconfinato e freddo non è luogo atto a coltivare e far sopravvivere speranze, per quanto tenaci e caparbie esse sembrassero. Non esiste eroe vivo.

Deprecabili ed inaffidabili personaggi, quei volgari nostromi … Glielo avevano tutti assicurato – e lei vi aveva creduto, a causa di quell’ ingenuità di cui mai si sarebbe liberata-, con le loro voci galeotte bisbigliate furtivamente come a comunicare il più prezioso dei segreti; tutti loro le avevano giurato che l’ Isola c’era, ed era la più amena e seducente che si potesse immaginare. L’ avevano, a loro volta, sentito dire da altri, mormorato sottovoce, come di cosa di cui non sia opportuno declamare, per non turbarne la purezza, o la magia.

Filosofi cialtroni ed oziosi perditempo, poeti bugiardi, armati soltanto di parole vane! Avevano mentito … ma in fondo non c’ è nulla che esca dalle labbra umane di totalmente sincero. Soltanto la minima parte di quel che dicono gli uomini si avvicina alla verità e la restante è meno stabile e certa della polvere che il vento di tramontana porta con sé.


"...
Mi sono accorto che trovarsi con quelli che piacciono può bastare,
Fermarsi in compagnia degli altri la sera, può bastare,
Trovarsi circondato da carne bella, curiosa, che respira, che ride può bastare,
Passare tra quelli, toccarli, posare il braccio anche leggermente e per un istante sul collo di lui o di lei, che cosa è mai questo?
Non chiedo maggiore delizia, e in essa nuoto come in un mare.
Vi è qualcosa nel fermarsi accosto a uomini e donne, nel guardarli, nel contatto, nell’ odore di essi, che così compiutamente soddisfa l’ anima,
Tutte le cose soddisfano l’ anima, ma queste la soddisfano compiutamente.
..."

(Walt Whitman- Canto il corpo elettrico)
Così cantava il matto, esaltato d' America, prima che lei ed il suo dio divorassero il mondo.

5 commenti:

  1. non mi è facile lasciare un commento. La sofferenza dell'anima supera quella della carne, talvolta. Un mio amico ha trovato l'amore e dopo poco lei si è ammalata di cancro. Lui si è preso cura di lei per due anni fin chè lei se ne andata. Un amore che lui porta ancora dentro anche se ora ama un altra donna. Un uomo. Un uomo che ha cresciuto due figlie della sua prima moglie, che lo chiamano papà. E lui parla delle sue figlie. Per me è andata diversamente. Altra storia per te. Ma lui ha continuato a vivere guardando avanti. E la sua serenità fa felice un altra donna e se stesso, ora. Credo che sia necessario e giusto spiazzarci nell'intimo dal nostro sè profondo. Che spesso ci rimanda una immagine statica di noi e degli altri. Sappiamo che ciascuno è artefice della propria fortuna. E l'ironia, lo spiazzamento dell'unico punto di vista dà sapore alla vita, come una corsa, una pratica di tai chi o di qi gong o la meditazione...

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  2. Che ciascuno di noi sia l'artefice della propria fortuna lo condivido soltanto in parte, caro Gussurpio: ritengo che crederlo avvalori una certa visione esagerata di sé, un sotteso atteggiamento di deificazione ed onnipotenza. Noi subiamo un' infinità di condizioni su cui non abbiamo alcun potere gestionale, dagli eventi naturali, come malattie o cataclismi, ad altri sociali e fortuiti -come il nascere ricchi o poveri, in questo o quel paese del mondo,sotto l' influsso ed il giogo di questa o quella religione, di questo o quel sistema economico e politico-, ai lazzi della casualità, degli accidenti assurdi, degli incontri, delle coincidenze...
    Bisognerebbe saper sempre guardare oltre, aumentare lo spettro visuale, attingere a risorse interiori tenacemente attaccate alla vita, od alla reminescenza di sogni di vita, sperare, sognare, resistere.
    Talvolta se ne perde la voglia. Talvolta i demoni che ci abitano ci seducono con la promessa di pace, perché con il non esser più smetterà anche il dolore.
    L' anima ha un bisogno essenziale di gemellaggio, di incontro con l' altro. La mia, non tanto nell' amore -che so essere un' invenzione, un' astrazione un po' pietosa ed egoistica destinata, di volta in volta, a morire-, ma bensì nell' Amicizia, nella solidarietà autentica e profonda.
    Ciò è mille volte più difficile ed improbabile.
    Non ne siamo capaci. Siamo troppo meschini ed egoisti per riuscirci. Ci importa il nostro particolare, il nostro benessere, il nostro piccolo estemporaneo piacere. Qualsiasi ideale determinazione precedentemente presa, qualsiasi Idea bella, crolleranno miseramente in ogni uomo quando gli capiterà l' allettante occasione di un guizzante e breve attimo di piacere. La natura umana è volgare. Ultimamente mi risulta intollerabile.

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  3. te lo ridico, concordo sempre sulla tua analisi. Mi dispiace sentire la tua sofferenza, perchè la sento vicina alla mia. La natura umana è volgare, ma anche sublime. Oggi ho regalato alla cagnetta che era legata fuori della pasticceria, sopra la quale abito, un'ora di libertà nel bosco di Mestre. Lei, sempre legata, era felice ed io ho goduto della sua felicità. C'era un bel sole. Metti in pausa il tumore della mente (un refuso che lascio, volevo dire il rumore della mente) e goditi "il pomeriggio". Poi verrà sera. Non dobbiamo rovinarci ogni istante. Quando anni fa ebbi una caduta depressiva sempre per carenza di affetto, mi aiutò uno psicoterapeuta cileno: "Guarda il sole.." Mi portò alla semplicità della vita. Gli sono grato. Come amo molto Chen. Lui ti offre tecniche di tradizioni buddiste e taoiste... Mi piacerebbe riuscire a farti sorridere, una carezza per l'esistenza, che, concordo con te, spesso risulta durissima. Un abbraccio guss

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  4. grazie a te, non mi fai santire solo.

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