lunedì 18 ottobre 2010

Da non leggere


Tutto sfugge.

Questo è l’ effimero. Così evidente.


E’ vento che trascina via, impietosamente, ciascuna delle cattedrali, palpabili, oppure anche oniriche ed eteree -seppur di incommensurabile bellezza-, edificate con i migliori intenti, con le più linde speranze. Ed in quel vortice  distrugge, straziando il cuore con i detriti e soffocandolo nella sabbia, nell'oblio.

“Tutto sfugge”; non già “tutto accada”.  

La consapevolezza che l’ esistenza, in sé e per sé, non consente vere scelte e che non sia possibile determinarla interamente con la sola potenza dell’ intelletto e della volontà - e per questo accettarla senza inutile presunzione di onnipotenza-, è molto diversa dalla constatazione che non vi è mai un istante, neppure fugace, in cui fare sosta ristoratrice e credere fino in fondo in una bontà e bellezza intrinseca degli umani, neppure di coloro che sembrano i migliori, e farlo anche soltanto per un po', senza fame d' eternità, con l' umiltà dei mortali.

Pare quasi che sia fatalmente impossibile per essi non tergiversare, anche inavvertitamente, e lasciare miseramente agonizzare e morire le parole dette e gli intendimenti che le avevano suggerite, nell’ incolore mondo della dimenticanza o, peggio, nel fango della millanteria.

Poter credere in loro per un istante più lungo di un respiro...
Se potessi, vorrei inchiodarli alla sbarra dell' intellettuale onestà.

Tutto sfugge: non c’ è una sola affermazione umana, una sola parola, un solo dono dell’ altrui pensiero, di cui fare esperienza come atto certamente ed inequivocabilmente vero. E’ un doloroso, perenne, sempre rinnovato dolore.

[Sciocco Prometeo,  infelice Titano:  inutile sacrificio, il tuo, per la stirpe miserabile e vana...]

E così è per quel che tutti diciamo, anche nella più totale buonafede, anche nella più pura innocenza: un raggio di sole e un’ estemporanea nuvola che transitino di fronte ai nostri occhi, possono far dissipare qualsiasi parola appena comunicata, qualsiasi verità declamata appena un istante prima.

Almeno la parola difendesse ancora il proprio senso originario...

Quanto fa male vagabondare tra le virtuali stanze, per chi ha conservato il dono dell' ingenuità.

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