martedì 24 gennaio 2012

Il genere: forca caudina

I maestri, buoni o cattivi che si rivelino poi essere, hanno comunque un' enorme influenza sui loro discepoli, siano essi consenzienti oppure no.

Ricordo il mio professore di letteratura moderna.
Era un tipo dalle malcelate ambizioni narrative frustrate, abbastanza competente, leggermente snob, sportivo e giovanile, ed affetto dal difettuccio d' essere spudoratamente attratto dalle sue giovanissime  alunne, non tanto intellettualmente o paternalisticamente o per filantropia, quanto piuttosto nella loro qualità di fanciulle in fiore.
Mi ha fatto arrossire un milione di volte, in classe, a seguito di sue battutine allusive talvolta decisamente pesanti. I suoi  "Martini, venga sulla cattedra", accompagnato da sguardo complice e divertito indirizzato ai suoi allievi cogeneri, o "la morfologia della Martini, ad esempio..." in risposta a chi gli chiese cosa significasse 'morfologia', per non parlare del più triviale di tutti, consistente nell' offerta di un passaggio sulla sua canna -della bicicletta, ma con risatina-, per citarne alcuni, mi imbarazzavano e mi inducevano a provare un filo di vergogna, pur se totalmente ingiustificato. E' chiaro che se esempi similari provengono da un autorevole educatore, i suoi discepoli ne deriveranno che sia buona cosa seguirli
.
Aggiunto questo dettaglio, fornito da una figura che avrebbe dovuto essere carismatica -anzi, che nonostante questa pecca, questa debolezza un po' deformante, continuava ad esserlo (in fin dei conti lo ringrazio ancora per avermi trasmesso l' amore per gli autori del Neorealismo  ed imposto la ripetizione a memoria di molti articoli della Costituzione Italiana) - alle vicissitudini ordinarie che coinvolgono una giovanissima femmina di umano che inizia a relazionarsi con il mondo e che s' accorge presto che ogni esame cui dovrà essere sottoposta per impostare le sue scelte di vita non prescinderà mai, nemmeno una sola volta, da un iniziale giudizio -più o meno consapevole e subliminale- sul suo aspetto e sul suo corpo, una ragazza può maturare diverse ed opposte consapevolezze, reazioni e strategie.
Nel mio caso, fondai un cazzutissimo " Collettivo Femminista" nel mio Istituto scolastico, tanto per ragionarci su.

Oggi so che non c' è niente da fare.
Non se ne esce, a nessun livello, per quanto si possa convenire teoricamente, anche tra uomini e donne più sensibilizzati ed 'evoluti', sull' eccentricità di simile forca caudina obbligatoria per chi ha avuto la ventura d' essere nata femmina.

Odio questa cosa.
Odio tutte le persone  convinte d' esserne consapevoli, ma puntualmente, negli atti e nelle parole, in imperdonabile contraddizione.
Alcuni li sentivo amici, cioè, prima di ogni altra considerazione, affini. Ma ci cascano, altroché se ci cascano.
Che tristezza, e che noia.

Se ne può dedurre che il corpo fagocita sempre pensiero e quel che convenzionalmente definiamo anima? Io temo di sì, nei rapporti infra-generi o che oggettivamente implicano, anche in ambito professionale o comunque pubblico, la contrapposizione dei due generi. Ergo: comandati dai nostri stessi ormoni perdiamo lucidità , raziocinio, e senso critico, nonché, talvolta, sciupiamo la poesia.


*

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Cosí li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.


( C. Pavese -22 marzo '50)


... e pensare che lei era  veramente una mediocre...

*

Urge un mio ritiro subitaneo alla rocca, va'.

4 commenti:

  1. Ha veramente ragione su tutta la linea - inclusa la mediocrità dell'amata di Pavese.
    Comunque io su queste forche caudine ci lavoro ridicolizzandole - destrutturandole con l'ironia. Alcuni progetti che ho segnalato nel mio blog (le pin up di sesso maschile, le scarpette da sera fatte con le pentole) vanno in quella direzione.
    Ma so altresì che questo mio lavoro è completamente fallimentare e non avrà mai fine, perché sempre ci saranno idioti (maschi e femmine) a questo mondo. Comunque lo faccio lo stesso. Ciao! :-)

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  2. @ Minerva

    Grazie per la tua caparbietà, cara Minerva, e per le segnalazioni.
    A ciascuna il proprio stile e strategia, ma sull' irriducibilità dei fini e nella determinazione, probabilmente ci si assomiglia.
    Un saluto, ed un sorriso.

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  3. Ciao Morena :o)
    È davvero un tignoso e strisciante guaio quella zavorra di confronto e relazione che spesso intercorre tra uomo e donna.
    Mi sforzo di distinguere tra guerra di trincea tra le due metà del mondo - che è guerra categorica e spesso infruttuosa - e battaglia dei piccoli indizi quotidiani. Lì sì si può agire, magari sbeffeggiando un professore zotico e i suoi solidali sodali.
    Io, nella mia esperienza quotidiana, quanto segue ho notato.
    Nella piccola azienda nella quale lavoro c'è una segretaria (e già si potrebbe disquisire sul fatto che sia ovvio che siano donne le segretarie). Ma quando la segretaria è assente (malattia, ferie o altro) esiste precisa disposizione aziendale che a rispondere al telefono sia una delle colleghe donne.
    "Perché al cliente fa più piacere sentire rispondere una voce femminile."
    Tutto ciò viene ritenuto ovvio. Io invece colgo solo l'ovvietà di una mentalità maschilista, spesso, peggio che docilmente, "naturalmente" ritenuta normale, anche dalle impiegate.
    Dove c'è maschilismo spesso c'è anche mentalità da "figli alla patria".
    Ma alla prima occasione utile e colloquiale, non mi dispiacerebbe far notare a queste menti "certamente immuni da discriminazioni":
    - perché non può rispondere un uomo al telefono?
    - perché bisogna soddisfare i pruriti acustici di un maschietto dall'altra parte della cornetta?
    - perché se chiama una donna non deve essere gratificata dal sentire una voce con un bel timbro da maschio oggetto sul quale fantasticare liberamente, il suo segretario...
    - perché in un open space di gente di 30 anni c'è così tanto odore di ventennio, anche se frammisto ad iphone e ostentata modernità intellettuale?

    Che tristezza :(
    Noia no, quella quando ronzino ai piedi della rocca per un poco mi abbandona.
    Grazie

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  4. @ K.

    Ciao, Kisciotte caro :o)
    E' vero, nella sfera pubblica si può anche tentare di agire, a suon d' intelligenza. Diventa un po' arduo farlo quando sei una ragazzina di 15 anni che affronta il proprio professore e l' intera sua aura di potere. Ai di lui discepoli, invece, sputi metaforicamente addosso e mangi i risi in testa (metafora veneziana) con grande facilità. Poi essi si riuniscono in branco e t' aspettano all' uscita con facce un po' torve. Tu fai loro "Buh!" e si disperdono come conigli, anche perché avranno bisogno di te per copiare i compiti in classe, sti somari...

    Riguardo agli esempi che mi porti, non posso che convenire. Le priorità di valore richieste alla donna non sono mai mutate, nella prassi: strumento di piacere, da sfruttare in ogni ambito, prima di qualsiasi altra. E' soprattutto vero che senza la connivenza femminile questo smetterebbe di succedere.
    Ma chi lo spiega, per esempio, alle ragazzine d' oggi che ci sono modi diversi per diventare assessora o ministra e che il modo in cui ci si arriva ha a che vedere con studio, passione sociale, fatica e talento, non abbisogna di protesi al silicone, di botulino, di incontri squallidi ma gaudenti e, soprattutto, che la strada da seguire è comunque la più difficile?
    Se gli uomini avessero in maggioranza risolto il dilemma del bivio di Eracle e , come lui, senza indugio intrapreso l' erta indicata dalla Virtù anzichè la facile via della Bellezza, avremmo forse un mondo meno ingiusto.
    Invece no.

    Per questo esistono le rocche. :-)

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