venerdì 7 giugno 2019

Appunti antropocentrici -10-

Sulle prime, ad un esame frettoloso ed appena sfiorato del pensiero stesso, sono incline a classificare la mia sofferta reticenza ad una forma di pudore che induce la pervicace determinazione a non richiedere ad altri un aiuto -di cui avrei massimo bisogno- che non sia spontaneamente offerto: per non essere fagocitata dallo stato d'ansia generalizzata basterebbe la vicinanza fisica di un essere umano positivo, perfino se non brillasse in modo particolare d'empatia.
Non è così, invece: crederlo equivale a minimizzare la reale portata del problema, che è molto più grave.
Non chiedo aiuto perché so che mi verrebbe negato, per indifferenza sostanziale o per inettitudine a prestarlo.
Credo d'essermi vaporizzata, nell'ultimo decennio, sì che ora di me s'intuisce solo l'ombra: poco interessante, per nulla utile o divertente.
Resto una persona pratica perfino con le sinapsi impazzite. 

"La mia indipendenza, che è la mia forza, implica la solitudine, che è la mia debolezza." (P.P.Pasolini)
Questa è la tragedia.

6 commenti:

  1. È difficile essere onestamente soli oggi, pesante il prezzo da pagare alla propria indipendenza, il pericolo di una "arroganza nella solitudine" è sempre in agguato. Sei cosi certa che molti apparentemente in compagnia non siano poi più svaniti e più ombre di te? Si vive di incredibili bugie oppure si muore.

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    1. Ne convengo: ognuno è solo. Nessuno è così solo quanto un umano circondato da altre persone od unito a loro a vario titolo nelle convenzionali forme dei consorzi ufficiali. Forse soltanto per brevi attimi, nell'esaltazione delle passioni brucianti appena nate, l'illusione della simbiosi con un altro pare concreta conquista di armonia assoluta, ma ciò appartiene ai momenti più acerbi e stupidi della nostra esistenza.
      La tua chiosa finale è tragicamente vera ed a me, incapace di mentire a me stessa, non resta che imparare la morte.

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  2. "La tua chiosa finale è tragicamente vera ed a me, incapace di mentire a me stessa, non resta che imparare la morte."

    Questa cosa che hai scritto non mi sembra appartenere né alla bugia né alla morte… quindi? Quindi un polder, un istmo, un’esile striscia di terra ancora ci sono per sottrarci a questi due buchi neri.

    Stefano Cardarelli

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    1. La salvezza sta nella semplicità dei desideri e degli intenti unita alla possibilità di un auto-esilio pacificante che implichi la pulizia totale di persone e cose spurie ed ammorbanti.
      E' la seconda che a me manca, lo sai.

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  3. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  4. L'autoesilio scrivendo su un blog è possibile, bisogna vedere dove si incagliano le bottiglie con messaggio. Perché il messaggio c'è, e hai curato anche di postarlo in corrente.

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