Ho quasi sempre la netta sensazione che ogni realtà che tocco, conducendo quest'esistenza, si collochi ben presto e sempre all'apice del non-senso, anzi, per esattezza, lo manifesta sempre più evidentemente perché un senso oggettivamente congruo nell'organizzazione e nella conduzione della vita umana moderna collocata nell'attuale sciagurato sistema economico non è esistito mai e il solo traguardo da raggiungere - malgrado non possa essere forse abbastanza gratificante per chiunque dato lo stato di massima mollezza di spirito in cui ogni messaggio esterno ci ha, a nostra insaputa, plasmati -, per noi poveri dissidenti - noi che non pensiamo affatto che questo sia il migliore dei mondi possibili -, rimane il salvare ad ogni costo ed alla meno peggio integrità e pulizia interiori.
Il traguardo, il fine, il motivo, quindi, del vivere sia sociale che privato, sono ormai irrimediabilmente coincidenti con ciò che invece avrebbero dovuto essere mezzi e presupposti indispensabili per condurre una vita degna.
Vivere, per noi dissidenti, per quelli come noi del "preferirei di no", sta diventando preminentemente una faccenda privata ed intima, cosa che obiettivamente ha qualcosa di mostruoso e contro natura, data la biologica attitudine degli esseri umani ad organizzarsi e riconoscersi nel branco.
Il lento logorio interiore, il lento morire, è dunque affare solitario, vero scandalo della ben più ampia tragedia umana.
Diffido dalla speranza di un cambiamento definitivo o di un eclatante riscatto: l'uomo civilizzato preferisce decisamente piccole squallide sembianze del piacere, pur se intrallazzate da mille tormenti e noie, all'onesto equilibrio psico-fisico raggiungibile solo a prezzo dell'esercizio in sinergia di temperanza e pensiero, finalizzati ad una soluzione ben più magnanima.
Sorrido amaramente di fronte allo sconcerto, malcelato ma effettivo, che rode le più antitetiche visioni della vita umana: chi pensa che progresso-industria-capitalismo-democrazia siano il solo sistema razionalmente accettabile per viverci deve passare in giudicato il contrappeso dell'oppressione e della sofferenza di molti dei suoi simili; chi fantastica su piccole realtà bucoliche di stampo ancestrale e contadino, deve appoggiarsi a qualche dio di bontà e giustizia sovrannaturali; chi si impegola nella improbabile commistione delle due non avrà una sola azione incentrata sulla coerenza e limpidezza e dovrà giostrare la propria coscienza tra gorghi di pesanti e disonorevoli contraddizioni.
Irrimediabilmente. Ahimé.
Il traguardo, il fine, il motivo, quindi, del vivere sia sociale che privato, sono ormai irrimediabilmente coincidenti con ciò che invece avrebbero dovuto essere mezzi e presupposti indispensabili per condurre una vita degna.
Vivere, per noi dissidenti, per quelli come noi del "preferirei di no", sta diventando preminentemente una faccenda privata ed intima, cosa che obiettivamente ha qualcosa di mostruoso e contro natura, data la biologica attitudine degli esseri umani ad organizzarsi e riconoscersi nel branco.
Il lento logorio interiore, il lento morire, è dunque affare solitario, vero scandalo della ben più ampia tragedia umana.
Diffido dalla speranza di un cambiamento definitivo o di un eclatante riscatto: l'uomo civilizzato preferisce decisamente piccole squallide sembianze del piacere, pur se intrallazzate da mille tormenti e noie, all'onesto equilibrio psico-fisico raggiungibile solo a prezzo dell'esercizio in sinergia di temperanza e pensiero, finalizzati ad una soluzione ben più magnanima.
Sorrido amaramente di fronte allo sconcerto, malcelato ma effettivo, che rode le più antitetiche visioni della vita umana: chi pensa che progresso-industria-capitalismo-democrazia siano il solo sistema razionalmente accettabile per viverci deve passare in giudicato il contrappeso dell'oppressione e della sofferenza di molti dei suoi simili; chi fantastica su piccole realtà bucoliche di stampo ancestrale e contadino, deve appoggiarsi a qualche dio di bontà e giustizia sovrannaturali; chi si impegola nella improbabile commistione delle due non avrà una sola azione incentrata sulla coerenza e limpidezza e dovrà giostrare la propria coscienza tra gorghi di pesanti e disonorevoli contraddizioni.
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Come tutti, da ragazzina lessi Il Barone Rampante: deve avermi resa arboricola, irrimediabilmente. Irrimediabilmente. Ahimé.
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Infatti. L'ideologia egemone secondo la quale tutto è necessario... al determinismo "progresso-industria-capitalismo-democrazia" andrebbe opposta la contingenza della buona politica. Che non si vede.Per ora.
RispondiEliminaMa chi si colloca sopra gli alberi ha buona probabilità di avvistarla prima degli altri.
Ciao!
Sto quassù, allora, ancora un po'. Nel caso la vedessi, seppur lontana lontana, prometto di scendere.
Elimina:)
Grazie, Humani, e ciao!