E’ spiazzante, pur vivendo, sentirsi così spesso sbigottiti dalla propria stessa capacità di perseverare a farlo: equivale a guardarsi in uno specchio che rimanda un’ immagine di te a metà nitida e chiara ed a metà fumosa e misteriosa.
“Specchio specchio delle mie brame, chi è la più infelice del reame?”
Eppure succede, presumo, anche ad altri, e forse più frequentemente di quanto io stessa non riesca ad immaginare ed a credere.
Dev’ essere questo il peggiore dei peccati mortali: non avvedersi del proprio narcisismo, mentre si biasima quello altrui, tendendo sempre a ritenersi originali e preziosissimi, nobilitati da un’ afflato di solitudine che retaggi romantici vorrebbero elettiva, e invece, spesso, la vita che tocca in sorte non è che il segno di una disgraziata avventura umana –una fra le infinite possibili-, indotta da talmente tante circostanze esterne e fagocitanti e così poco eroicamente scelta, da aggiungere al danno del dolore la beffa.
Nei periodi di risacca di questo mio contorto percorso mi son detta, sprezzante e con grande odio verso me stessa: “Hai sbagliato tutto, non fai che sbagliare”. Ma so anche che il “tutto” che è incappato nella mia strada ha, a sua volta, “sbagliato”.
Ce n’ è abbastanza per confutare quantomeno il giudizio negativo di Spinoza, laddove sentenzia che l’ umiltà non sia affatto una virtù, ma una ‘tristezza’ derivante dal fatto che l’ uomo considera la sua impotenza. (Etica, 53-54)
A me parrebbe che -a considerare razionalmente l’ oggettività di molti accadimenti in una vita umana e constatato anche che oggi meno di ieri è in nostra facoltà determinare completamente la nostra esistenza attraverso scelte virtuose-, laddove non sia un sentimento di umiltà, generalizzata, a farci accettare i limiti di ragione e fiducia in un progresso illimitato dell’ uomo si rischi un’ esplosione di collera indifferenziata verso il “destino”, Dio o la Natura, od un troppo allettante ed insistente pensiero di auto-soppressione.
E così mi sovvengono Plotino e Porfirio.
L’ esortazione del filosofo all’ amato discepolo disperato - tanto più alta e nobile quanto proveniente, com’è noto, da un uomo che di sventura subìta dalla natura aveva fatto, nel corso di una breve esistenza, profonda esperienza-, mi fa avvertire l’ enorme importanza dei buoni maestri nella vita, e della loro coerenza militante.
Non abbiamo bisogno soltanto dell’ indignazione, né della denuncia, né della ribellione, né del facile sarcasmo.
Ci vogliono altre due cose, per sopravvivere: gli amici ed un intimo senso dell’ animo.
“ […]
In ultimo, Porfirio mio, , le molestie e i mali della vita, benché molti e continui, pur quando, come in te oggi si verifica, non hanno luogo infortuni e calamità straordinarie, o dolori acerbi del corpo; non sono malagevoli da tollerare; massime ad uomo saggio e forte, come tu sei. E la vita è cosa di tanto piccolo rilievo, che l’ uomo, in quanto a se, non dovrebbe esser molto sollecito né di ritenerla né di lasciarla. Perciò, senza voler ponderare la cosa troppo curiosamente, per ogni lieve causa che se gli afferisca di appigliarsi piuttosto a quella prima parte che a questa, non dovrà ricusare di farlo. E pregatone da un amico, perché non avrebbe a compiacergliene? Ora io ti prego caramente, Porfirio mio, per la memoria degli anni che fin qui è durata l’ amicizia nostra, lascia cotesto pensiero; non voler essere cagione di questo gran dolore agli amici tuoi buoni che ti amano con tutta l’ anima; a me che non ho persona più cara, né compagnia più dolce. Vogli piuttosto aiutarci a sofferir la vita, che così, senz’ altro pensiero di noi, metterci in abbandono. Viviamo, Porfirio mio e confortiamoci insieme: […]”
(G. Leopardi, Dialogo di Plotino e Porfirio)
mia cara Morena, quando penso di esprimere qualcosa che sento istintivamente mi sento piena di contraddizioni, non so spiegarmelo...
RispondiEliminavorrei descriverti una mia esperienza.
per due anni ho nutrito un amore totale verso una persona a me distante nel senso che ...solo io gli scrivevo. eppure non potevo farne a meno.
aspettavo sempre le sue risposte e non arrivavano mai, poi, un giorno, mi ha scritto, ed è stato come un miracolo per me.
qualcosa di platonico ma che in me viveva anche carnalmente.
lo sentivo così simile a me....
buona serata cara
c.
Già ti scrissi, all' inizio della nostra conoscenza, di apprezzare, in te ed in modo particolare, la limpidezza del tuo porti agli altri: la trovo bellissima, indice di sostanziale purezza e fiducia. Il tuo racconto ne è una conferma, e ti ringrazio d' avermene resa partecipe.
RispondiEliminaLe contraddizioni: come esserne esenti totalmente? Noi siamo perfettibili e mai perfetti, ma non credo che amare risulti così immediatamente naturale a chiunque; per questo, da te, ho parlato di "talento". Aggiungerei, più propriamente "femminile", tenacemente propenso al darsi -anziché al contrario- senza calcolo. C' è dell' eroismo nel saperlo fare fino in fondo.
ma quanto mi sei cara...
RispondiEliminavorrei farti partecipe di tante cose, a volte sento una tristezza profonda nei tuoi scritti che mi vien voglia di raggiungerti per vederti sorridere :-)
abiti in un posto malinconico e bellissimo, forse questo incide un poco sui tuoi pensieri...
domani vado a visitare Villa Carlotta, si trova a Tremezzo, sul lago di Como...i suoi giardini sono un vero eden...se faccio qualche bella foto poi te mostrerò con gioia.
le azalee colorano anche il lago!
a presto mia cara
c.
Le ammirerò con grande piacere, grazie. Per ogni altra cosa, dal mio profilo blogger si accede alla mia e-mail. :-)
RispondiElimina