giovedì 11 ottobre 2012

Tipi -9- (La contraddizione rosa shocking)

Sono di genere femminile, alcune di formazione "femminista", alcune acculturate -con tutti i limiti impliciti generalmente nella cultura-, alcune  pochissimo o nulla consapevoli, critiche od autocritiche, ed hanno in comune  un pensiero distorto di pesante rilievo sessista ma anche, genericamente , una sconvolgente miopia.

Così come ritengo che l'Italia sia retta da una casta marcescente perché la maggioranza dei cittadini che ora esercitano l'indignazione più o meno qualunquista ha la pesante responsabilità di somigliarvi in modo imbarazzante e colpevole e di averla consentita in molteplici modi ed attraverso un altrettanto ripugnante stile di pensiero, penso altresì che tali tipe oltre che essere -forse- inconsapevolmente in malafede, sposino cause perse in partenza per via di una certa imperdonabile confusa e gigantesca contraddizione.

Alcune scrivono saggi sull'argomento 'donna' -ché amaramente si deve affermare che 'donna' nel terzo millennio è ancora  oggetto da studiare e su cui riflettere, fenomeno complesso e problematico, nodo argomentativo, polo di contraddittorie opinioni (come se l'appartenenza ad un genere potesse essere opinabile o discriminante ai fini dell'elaborazione di riflessioni esistenzialistiche semplicemente umane -ed infatti purtroppo lo è-)- e si occupano (nel senso che guadagnano profumatamente perché è un mestiere fatto di 'incarichi' in vari 'organismi') di esprimere opinioni o educare al senso critico o rendere consapevoli altri cittadini di varie storture socio/storico/culturali/mediatiche particolarmente penalizzanti per la donna, in primis per la di lei 'dignità'.

Ora, già il fatto che si possa pensare che la dignità possa venire insegnata o ricordata a qualcuno che 'non se la rammenta", pare a me piuttosto singolare, così come mi pare altrettanto singolare nonché utopistica  la speranza che gli eventuali smemorati non possano reiterare  la loro natura. Se il senso di dignità di costoro è talmente labile da abbisognare di pungoli e rivelazioni altrui, tanto vale rinunciare a questa sorta di inutile crociata laica a buon mercato, perché chi è pronto ad ascoltare un qualsiasi profeta, sarà pronto anche ad ascoltarne un successivo eventualmente più abile nell'arte retorica.

Siffatti tipi, poi, conciliano sempre. Conciliano quasi su tutto: sostengono un dato principio ed anche  un suo "esatto contrario ma...". 
Le si udirà affermare, per esempio, che esiste la libertà per la donna di essere esibizionista, se le pare, ma nei modi e negli ambienti consoni.
Se tale 'legittimo' esibizionismo include l'esposizione mercantile del proprio corpo  e se la libertà consiste anche nella decisione di prostituirsi per permettersi l'acquisto di una borsa di Vuitton, come implicitamente e pure esplicitamente affermano, la miopia di cui parlavo sopra diventa assoluta cecità.
Lo schiavo che afferma di servire spontaneamente il padrone rimane uno schiavo.
Alla faccia di quell'aleatorio e traballante loro concetto di dignità, siamo al Nulla feroce, di nuovo.

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Negli anni 70, almeno, eravamo militanti ed agguerrite su questioni piuttosto precise. Questo mi inorgoglisce, pur se devo ammettere che allora abbiamo ingenuamente gettato il seme -germinato poi in modo tossico- di un'ossessionante attenzione morbosa sul corpo e sulla sessualità, la sua difesa, la sua libera espressione, la sua esclusiva appartenenza e gestione.
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Sono, queste, invece, le nuove femministe (ma tra le loro fila marciano anche quelle di allora sottopostesi a lifting intellettuale): terribile figura di donna moderna, in cui l'atavico (e pure giustificato) risentimento di genere che si commistiona con i nefasti effetti ottundenti della sostanziale neutralità del capitalismo occidentale (per cui uomo o donna non fa differenza: siamo strumenti desideranti dei suoi beni  tutti quanti, indistintamente e molto democraticamente) ha prodotto un' oggettiva mastodontica contraddizione permanente.







1 commento:

  1. Essendo io uno che trova mortificante ogni conquista da "quote rosa", come se le donne dovessero sentire così salvaguardata (invece che avvilita) la propria dignità da una percentuale attribuita d'ufficio, come se essere servite a tranci d'individuo alla mensa dell'umanità fosse il massimo appagamento possibile, piacendomi questo post di grazioso animo, di elegante persona e infine di donna nella propria interezza d'intelligenza e cuore, sono qua, come si usa dire noi moderni, a quota... rti in rosa, in azzurro, in arancione, in ciclamino.
    E in tutti i colori dell'arcobaleno. E al 100%.
    :o)

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