Loro -che noi avevamo delegato-, non hanno avuto alcun pudore, questo è lapalissiano. La Politica -la dignitosa e nobile arte di occuparsi della cosa pubblica e dell'interesse collettivo- è affossata definitivamente dopo decenni di mortificante agonia etica: inutile aggiungere altro, ché gli osservatori, gli indignati, mezza blogosfera, la gente dal pizzicagnolo, ne dicono e ne han già detto in abbondanza.
Ciononostante non se ne può uscire, perché il sistema è sovrastante ed orrido e potente, ed il risentimento sociale, per ora, borbottato od urlato, si mantiene entro gli argini dell' italica attitudine alla servitù ed all'ignavia. Il mantra ossessivo dei nuovi compagni leninisti, dei quali leggo di tanto in tanto la storica pubblicazione (ché il giovane uomo che me la recapita -perennemente alla ricerca di sovvenzioni che io non posso permettermi di sottoscrivere- mi ricorda nostalgicamente quant'era bello far qualcosa volontariamente per sostenere un'Idea che pareva giusta), è sempre: "Non è ancora il momento, stiamo nonostante tutto troppo bene". Lo dicono loro e pure il sig. Monti, che ha monitorato i fine settimana vacanzieri ed i ponti lavorativi dei cittadini osservandone l'incresciosa persistenza.
Un sistema tocca il massimo della sua degradazione quando arriva ad ammettere che sia positivo non tanto il tasso di felicità dei cittadini, quanto piuttosto la loro tolleranza stoica ad un'infelicità via via sempre maggiore.
(A proposito del Presidente del Consiglio, una riflessione da fisiognomica: trovo sgradevole il suo umorismo pubblico e controllato, soprattutto perché rivela tante velleità da lord inglese, finto-ingenuo e delicato, espresse da un volto rigido che a tutto rimanda meno che all'empatia.)
Quanto a me -ed a qualche altro ed altra-, potrei rispondere che mai come nell'ultimo triennio, son stata così ostinatamente stanziale e non certamente per libera scelta di morigeratezza.
Ci sono condizioni e situazioni di cui né la Politica né, spesso, la stessa società civile, si avvedono, si preoccupano, riflettono.
Tra le varie pesanti contraddizioni della deriva delle democrazie moderne c'è quella di rendere invisibili le minoranze.
Ma, seppur una donna cinquantenne separata che tenti in ogni modo di ricreare da sé un'opportunità di lavoro per sopravvivere -che significa 'libertà-' sia una minoranza invisibile, forse deterrebbe lo stesso diritto alla tutela ed all'attenzione che insegnanti, operai, bancari, statali, giovani e dipendenti tutti avvertono a ragione come 'diritto'.
Comunque sia, io aborro le lagne e perciò mi taccio e preferisco almeno provare il "fare".
Ciò che avevo oggi voglia di dire e trasmettere, infatti, è altro. E' una rassicurazione destinata alle poche persone che mi amano e che amo, nel senso più esteso del termine perché io detesto le pareti anguste ed opprimenti.
Trascorrerò comunque quel po' di nebuloso futuro che mi resta nell'accurato tentativo di salvare la dignità, perché ogni altra promessa di serenità, equilibrio e quel po' di parca gioia che in genere come umani avvertiamo quale 'diritto', sono irrimediabilmente compromessi da ciò che ha reso la realtà di molti di noi difficile e dura e che dalla nostra volontà prescinde totalmente.
Questa impresa ha comunque in sé la sua brava dose di umili eroismo e magnanimità, nonché di altruistico amore per i pochi sparuti amici che, se soltanto potessero contemplarlo ed esattamente sperimentarlo, uscirebbero crudelmente feriti dalla profondità dell'abisso in cui in verità la mia anima è precipitata, per ironia della sorte, probabilmente per mie personali ed umane colpe , per scelte altrui, per come va il mondo.
Insomma, comunque vada, vi vorrò bene.
E prima o poi andremo lo stesso insieme a fare il giro dei bacari veneziani.
.
Ciononostante non se ne può uscire, perché il sistema è sovrastante ed orrido e potente, ed il risentimento sociale, per ora, borbottato od urlato, si mantiene entro gli argini dell' italica attitudine alla servitù ed all'ignavia. Il mantra ossessivo dei nuovi compagni leninisti, dei quali leggo di tanto in tanto la storica pubblicazione (ché il giovane uomo che me la recapita -perennemente alla ricerca di sovvenzioni che io non posso permettermi di sottoscrivere- mi ricorda nostalgicamente quant'era bello far qualcosa volontariamente per sostenere un'Idea che pareva giusta), è sempre: "Non è ancora il momento, stiamo nonostante tutto troppo bene". Lo dicono loro e pure il sig. Monti, che ha monitorato i fine settimana vacanzieri ed i ponti lavorativi dei cittadini osservandone l'incresciosa persistenza.
Un sistema tocca il massimo della sua degradazione quando arriva ad ammettere che sia positivo non tanto il tasso di felicità dei cittadini, quanto piuttosto la loro tolleranza stoica ad un'infelicità via via sempre maggiore.
(A proposito del Presidente del Consiglio, una riflessione da fisiognomica: trovo sgradevole il suo umorismo pubblico e controllato, soprattutto perché rivela tante velleità da lord inglese, finto-ingenuo e delicato, espresse da un volto rigido che a tutto rimanda meno che all'empatia.)
Quanto a me -ed a qualche altro ed altra-, potrei rispondere che mai come nell'ultimo triennio, son stata così ostinatamente stanziale e non certamente per libera scelta di morigeratezza.
Ci sono condizioni e situazioni di cui né la Politica né, spesso, la stessa società civile, si avvedono, si preoccupano, riflettono.
Tra le varie pesanti contraddizioni della deriva delle democrazie moderne c'è quella di rendere invisibili le minoranze.
Ma, seppur una donna cinquantenne separata che tenti in ogni modo di ricreare da sé un'opportunità di lavoro per sopravvivere -che significa 'libertà-' sia una minoranza invisibile, forse deterrebbe lo stesso diritto alla tutela ed all'attenzione che insegnanti, operai, bancari, statali, giovani e dipendenti tutti avvertono a ragione come 'diritto'.
Comunque sia, io aborro le lagne e perciò mi taccio e preferisco almeno provare il "fare".
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Trascorrerò comunque quel po' di nebuloso futuro che mi resta nell'accurato tentativo di salvare la dignità, perché ogni altra promessa di serenità, equilibrio e quel po' di parca gioia che in genere come umani avvertiamo quale 'diritto', sono irrimediabilmente compromessi da ciò che ha reso la realtà di molti di noi difficile e dura e che dalla nostra volontà prescinde totalmente.
Questa impresa ha comunque in sé la sua brava dose di umili eroismo e magnanimità, nonché di altruistico amore per i pochi sparuti amici che, se soltanto potessero contemplarlo ed esattamente sperimentarlo, uscirebbero crudelmente feriti dalla profondità dell'abisso in cui in verità la mia anima è precipitata, per ironia della sorte, probabilmente per mie personali ed umane colpe , per scelte altrui, per come va il mondo.
Insomma, comunque vada, vi vorrò bene.
E prima o poi andremo lo stesso insieme a fare il giro dei bacari veneziani.
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molto bello e sentito. brava. mi aggrego per un giro per i bacari, ma purtroppo non sono più quelli di una volta, neppure lontanamente gli assomigliano
RispondiEliminavedi la fiaschetteria toscana, quello che stava in calle delle razze, alla frezzeria, il cantinone di calle dei fabbri, all'accademia, quelli del porto, ecc.
solo nostalgia
ciao
Grazie Olympe.
EliminaHai ragione, purtroppo. Manco i bacari veri ci son rimasti.
Ma quando vorrai ci andremo lo stesso, forti dello spirito di allora. :)
mi unisco di cuore al "molto bello e sentito, brava" di Olympe.
RispondiEliminaUn giorno sì, troverò modo e tempo per esperire i bàcari, con te come guida, beninteso... :-)
La blogosfera è testimone della tua promessa!
EliminaCi pensavo proprio in questi giorni ... la dignità a ogni costo. La prospettiva di finire da anziano a rovistare in un bidone dei rifiuti ... no, non è accettabile. Anch'io ho conosciuto per lunghi anni la precarietà e la sento tuttora in agguato. Niente lagne, no.
RispondiEliminaVivere a Venezia, in ogni caso, è già un dono della vita ... ogni volta che ci vado il cuore si allarga.
Resistenza e dignità, fino all'ultimo.
Ciao Morena
Ciao Massimo.
EliminaUn caro saluto a te, nonché a tutti i resilienti. :)