*
Se avesse un fondato senso dirlo.Se ne avesse anche il pensarlo.
Se davvero fosse soltanto il pensiero della morte e del morire ad alimentare l'angoscia in vita.
Se non fosse ugualmente e tanto straziante osservare la bellezza del vitello svezzato dalla sua madre naturale e sapere che l'uno e l'altra diventeranno presto nostro nutrimento.
Se non fossimo così inchiodati dalle nostre contraddizioni, più o meno necessarie, più o meno crudeli, od ipocrite, solo per sopravviverci.
("Ipocrisia", lemma stravolto nell'opinione comune, in realtà, come indicasse soltanto qualcosa di deprecabile e squallido e non già, invece, anche la prospettiva di chi guarda da sotto)
("Ipocrisia", lemma stravolto nell'opinione comune, in realtà, come indicasse soltanto qualcosa di deprecabile e squallido e non già, invece, anche la prospettiva di chi guarda da sotto)
Se esistesse il modo oggettivo di individuare una misura di giusto vivere , liberi da una coscienza ormai guastata, troppo permeabile, ipersensibile, ferita, nichilista o decadente: la coscienza che ci rende perennemente agonizzanti nell'anima, viandanti nel niente armati di lanterna spenta, irrimediabilmente parziali nei giudizi e nelle osservazioni, insufficienti.
Ma non si può, ci vorrebbero grandezza assoluta, magnanimità totale, umiltà personale e, sopra ogni cosa, ancora voglia di provare ad amare.
Se non fosse sospetto iniziare un tentativo di ordine nel proprio pensiero iniziando con il "se".
Se esistesse la possibilità di scambiare parole senza l'assoluta certezza che qualsiasi interlocutore le piegherà alla sua versione, per tornaconto di semplicità.
In tali casi, sarei felice.
Ma non si può, ci vorrebbero grandezza assoluta, magnanimità totale, umiltà personale e, sopra ogni cosa, ancora voglia di provare ad amare.
Se non fosse sospetto iniziare un tentativo di ordine nel proprio pensiero iniziando con il "se".
Se esistesse la possibilità di scambiare parole senza l'assoluta certezza che qualsiasi interlocutore le piegherà alla sua versione, per tornaconto di semplicità.
In tali casi, sarei felice.
*
Sono una schiava indipendente. Voglio, devo, sognare. Il bisogno è impellente, tanto quanto quello d'aria. E' essenziale, vitale. Mi reputo illuminata per averne scrutato la terribile verità.
Vivere, e purtuttavia essere così terribilmente ed inoppugnabilmente consapevoli di non poter non sognare, è nel contempo atroce e folle.
Vero in modo straziante.
Ancor più vero, più atrocemente vero, è che nel sogno non può entrarci nessuno; non si vuole.
L'altro è portatore di mediazione, d'insufficienza, di limite, di banalità.
Il desiderio più puro si perfeziona soltanto a patto che lo sferzi senza pietà il più gelido vento dell'esilio.
*
(Ciao ai lettori amici, che amo.)
*
L'altro ci ostacola. Ma purtroppo ne abbiamo bisogno.
RispondiEliminaDici bene, Lorenzo, rincorriamo spesso un bisogno, che rende l'altro uno strumento.
EliminaIl nostro egoismo è smisurato e sempre cieco.