venerdì 5 aprile 2013

Autoreferente, per forza.

Un amico verso cui nutro stima ed affetto mi ha stamane offerto una sua lettura del carattere di alcuni miei post - ossia di me stessa - in questo decadente periodo della mia vita.
Ha ragione a definire "sigillato" il mio cuore e rimbrottarmi per l'ostinata concentricità dei pensieri che si affollano nella mente dando l'impressione che io vi possa godere di una certa autoreferenzialità.
 
Eppure, se anche fosse - ma non è esattamente così -,  l'autoreferenzialità, in una sua certa interpretazione non maliziosa e distante dal narcisismo, è anche il solo mezzo per assicurare libertà di giudizio e di pensiero, ché non c'è osservazione, scambio, riflessione, opinione,  perfino opera artistica o letteraria, che non siano in qualche modo influenzate o frutto e derivazione di plagi.

Il fatto che in quanto umani noi si sia fatalmente esseri sociali non significa che si debba conseguentemente confluire in mandria o gregge.
Ed invece, il più delle volte, per non dire sempre, è il massimo che riusciamo a realizzare: beliamo a staffetta, sostanzialmente lo stesso verso, se nell'ambito del medesimo gruppo.

Ma il mio amico mi ha fatto quest'osservazione perché mi vuole un po' di bene ed auspicherebbe che io mi sentissi meglio ed uscissi rinforzata ed indenne  dalla strettoia che la mia esistenza sta ora riservandomi, arricchita da nuove energie per l'accoglienza e la speranza.

Infatti io ci sto lavorando: non faccio che sognare per foraggiare, attraverso l'immaginazione, l'humus della rinnovata fiducia e dell'attitudine alla gioia.
Ed ho creato una piramide maya di sogni, che mi prefiggo di scalare con il progressivo recupero delle forze.
Però, per quanto mi sforzi nel favoleggiare, ad oggi all'apice non riesco a metterci gli umani.  

Sogna e risogna, comunque, io mi vedo indaffarata a svezzare elefantini orfani in una riserva in Namibia, oppure a condurre in perfetto stile "decresciuto-felicemente-ma volontario" un vecchio casolare tra Pastori maremmani dall'abbaio solenne e  verzure, offrendo in cambio di parco guadagno ospitalità rusticante.

Quando la realtà mi sveglia, il mondo è più orribile che mai, i problemi sono ostacoli titanici, e la vita vera più astratta del sogno.
Ed io capisco allora che non ho più scampo.   

 

4 commenti:

  1. difficile non condividere. Gli elefanti o i cani pensano meno, forse. Ma nei sentimenti superano gli umani. Forse gli amiamo così tanto, perchè vorremmo tornare ad essere come loro...

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  2. mi è scappato un re fuso, un g di troppo!

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    1. Manco io ci vedo tanto bene dopo il crepuscolo. :)

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    2. anche la g è diventata maschio.... la perdita d'identità d'un gussurpio

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