domenica 9 settembre 2012

Volevo sapere

Vita: "... perché, scusa, è tanto difficile digerire la semplice e placida verità che tu sei perfettamente irrilevante, invisibile, inutile? Ti avevo forse promesso io qualcosa? Ho forse mancato ad un impegno precedente preso? C'era -per caso- un patto, tra di noi, di cui io, peraltro, non saprei assolutamente nulla?  Ti ho assicurato una certa dose di felicità? In quale clausola del contratto, dimmi: tra quelle scritte in invisibile?
No, mia cara, hai fatto tutto da sola. Io non c'entro.
... e, tra gli umani tuoi simili, di cui hai tanta compassione e che pensavi -addirittura!- di saper amare a causa di qualche loro poesiola, di qualche lagna  esistenzialista, di qualche immagine su tela, di una sinfonia, o qualche sparuto eroismo, pensi forse d'essere meno vana?"
 
Sirio: "... e tu pensi che io non  lo sappia da sempre? E, giacché siamo in vena di confidenze, dimmi: te l'ho forse chiesto io di subirti? Ti ho forse mai detto, quando me ne stavo dormiente nell' Eternità, 'scaraventami nel mondo, buttami giù in quel fosso gorgogliante dove tutti quei cosini si agitano e tremano e ballano come dei tarantolati e poi celebrano i loro sepolcri, trovandolo pure bastevole e sensato?'   No, io non te l'ho chiesto affatto: ho subito una violenza cosmica e sto qua. Questo è quanto."
 
Vita: "Bene, allora. Pazienta e rilassati: non dura poi molto."
 
Sirio: "Il Pensiero. Ho il pensiero. Non sai spiegarmi a che mai possa servire. E' una domanda che ti ho posto mille volte. Non m'importa della mia irrilevanza, non m'importa d'essere mortale, non m'importa se l'amore è un'idea insostenibile e non esiste.
Volevo sapere 'perché' il Pensiero. E tu non lo sai.
Sei barbarica.
Sei fallita.
Sei fallita un milione di volte più di quanto non lo sia io."
 

4 commenti:

  1. L'ultima parola, almeno per adesso, l'hai avuta tu. Questo piccolo round è tuo, l'hai messa alle corde. E non abbasserai la guardia, sai bene che è un osso duro.
    Mi permetto di lasciare una piccola chiosa presa a prestito da un cinismo comico, vuoi mai che ci azzecchi.
    "A More'! Imparate 'sta filastrocca. Er senso de 'a vita è 'a vita. Er fine de 'a vita è 'a fine!"

    Poi, se non sarà la fine, noi a ogni buon conto ci si porterà dietro i guantoni.
    Ciao :o)

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    1. Al cinismo fatico ad arrivare, per mia ineluttabile indole, ma, se 'comico', gratifica e consola l'intelligenza, e così l'apprezzo.
      Grazie, Kisciotte, per la filastrocca: stanotte ne farò la mia ninna nanna.
      :)

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  2. E se noi fossimo INEVITABILI? Come una stella, una sinfonia, il catarro, le zanzare ... Noi siamo la vita. Siamo inevitabili con essa. Altrimenti non ci saremmo. Possiamo farci fuori, però.
    L'hanno detto e stradetto qual è l'unica libertà concessaci ... posto che anche questo non sia inevitabile...
    Tuttavia rimandiamo. C'è ancora il sole fuori. Le persone che ami, o credi di amare. Le ferite di cui siamo orgogliosi. Le nostre visioni. Il nostro orgoglio.
    Poi, ci sarà sempre tempo per decidere. Adesso godiamocela, se possiamo.

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    1. Il vizio del razionalizzare è, pure quello, inevitabile ed impellente.
      Siamo parchi, in fondo, nelle pretese: una minima dose di felicità è antidoto alla diffusa ingestione di sofferenze ed abbiamo un rapporto d'amore morboso con il nostro stesso dolore.
      La voluttà della sopravvivenza è droga potentissima.
      Hai ragione Massimo, inebriamoci...

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