mercoledì 15 agosto 2012

Risognare Speranza

E' atroce, veramente, pensare di dovervi rinunciare per sempre.
Non è possibile accettarlo senza consentirsi un'ideale fessura -fosse pure appena percettibile, magari anche solo intuibile- di accesso o di sfogo possibili in qualche tempo, in qualche luogo, domani, forse.
Domani, sì, vedrai.
La certezza di sapere che quanto dava piacere o forniva un senso è perduto e non sarà mai più, altro non è che la straziante anticipazione della propria stessa morte.

Quell'incantevole scorcio sul Tirreno; il minuscolo golfo naturale ove trascorrere ore senza tempo a stupirsi di quella miniera a cielo aperto di deliziosi sassolini perfettamente lisci ed ovali e lavata dagli spruzzi di piccole temerarie onde la cui forza era stata già domata e stemperata dai più arretrati scogli...
"Oh, questo è il più bello! Il Principe delle pietre! ... "Ma, ecco quest'altro! Sublime venatura, vellutato come pesca: il Re dei sassi...".
E raccoglierne uno, e riposarlo, estrarne un altro, per intravederne altri ancora.
Danza di piccolo futuro possibile, forse eterno.

Il primo, forse il solo dovere, stanotte, è risognare la speranza.





4 commenti:

  1. Ci sono giorni a cui penso spesso, sempre più spesso. Non ho rimpianto, rammarico forse. Il ricordo mi è dolce e mitiga la tristezza per qualcosa che so non accadrà mai più, non in quel modo, non con quell'intensità. Non mi sono mai sentito solo come dopo.

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    1. Sì, spesso la memoria è uno scrigno di preziosi, l'autentica ricchezza di una vita.
      E' il passato che ci cammina accanto, il passato che continuiamo ad essere e saremo fino alla fine del nostro tempo. Credo che sia solo grazie a questa capacità di trattenere caparbiamente immagini e sensazioni che ci risulti possibile anche sopravvivere senza impazzire a chi è morto ed amavamo, come una madre, come un padre, come un figlio, come un amico. E siamo tanto più umani quanto più soli.

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  2. La speranza la scacciamo dalla porta e rientra dalla finestra. Va bene così.
    Ma ci sono cose che ci apparterranno sempre. Anche se non vi abbiamo più accesso, o l'ingresso è diventato difficoltoso.
    I nostri tesori viaggiano con noi, compagni invisibili.

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    1. E' vero, Massimo: è ciò che possiamo definire la nostra "meità"
      Ci ritorno (appunto!) spesso, pungolo che mi richiama incessantemente...

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