"La storia universale secondo la noia era basata sopra un' idea molto semplice: non il progresso, né l' evoluzione biologica, né il fatto economico, né alcun altro dei motivi che di solito si adducono da parte degli storici delle varie scuole, era la molla della storia, bensì la noia. Assai infervorato per questa magnifica scoperta, presi le cose alla radice. In principio, dunque, era la noia, volgarmente chiamata caos. Iddio, annoiandosi della noia, creò la terra, il cielo, l' acqua, gli animali, le piante, Adamo ed Eva; i quali ultimi, annoiandosi a loro volta in paradiso, mangiarono il frutto proibito. Iddio si annoiò di loro e li cacciò dall' Eden; Caino, annoiato d' Abele, lo uccise; Noè, annoiandosi veramente un po' troppo, inventò il vino; Iddio, di nuovo annoiatosi degli uomini, distrusse il mondo con il diluvio; ma questo, a sua volta, l' annoiò a tal punto che Iddio fece tornare il bel tempo. E così via. I grandi imperi egiziani, babilonesi, persiani, greci e romani sorgevano dalla noia e crollavano nella noia; la noia del paganesimo suscitava il cristianesimo, la noia del cattolicesimo, il protestantesimo; la noia dell' Europa faceva scoprire l America; la noia del feudalesimo provocava la rivoluzione francese; e quella del capitalismo la rivoluzione russa. Tutte queste belle trovate furono annotate in una specie di specchietto; quindi, con grande zelo, cominciai a scrivere la storia vera e propria. Non ricordo bene, ma non credo di aver oltrepassato la descrizione molto particolareggiata della noia atroce di cui soffrivano Adamo ed Eva nell' Eden, e come, a causa appunto di questa noia, commettessero il peccato mortale. Quindi, annoiato a mia volta del progetto, lo lascai lì."
(A. Moravia, La Noia)
Annoiata. Estranea al mondo. Distrutta dalla noia. Noia che non è assenza di qualcosa, di qualcuno, di un' idea, di un sogno, ma è impossibilità di rapportarsi con le cose, con le persone, e credere nelle idee, nel pensiero e nei sogni.
Le cose, le persone, a loro volta consumate dalla loro stessa aleatorietà, inutilità e noia, non riescono ad offrire uno straccio di credibilità, non durano, non si fanno afferrare e non ti afferrano; le idee, il pensiero ed i sogni sono loro riflessi, deboli riverberi, che non possono che seguire il destino dei loro creatori.
Una malattia, cronica ed acuta. Dolorosissima. Incurabile.
Come fare a proiettarsi fuori, a sgusciare dalla morsa dell' io, a scapparne via, furtivamente, mentre quello, per un istante, si distrae, lasciandoti libera di capire, di vedere il mondo con occhi tersi, limpidi e consentirgli di prenderti ed offrirti, anche per un solo istante, l' ebbrezza dell' appartenenza?
certe volte basta una carezza, il sorriso di un bambino. Lo sguardo affamato di te di una cagnetta appena l'incontri. Qui non c'è noia, c'è vita, cara Morena...
RispondiEliminaSì, è così: nei dettagli, nei particolari, nei piccoli eventi, in un riverbero di luce, un sorriso, un guizzo di empatia, la leccatina di un cucciolo...
RispondiEliminaPoi, qualcuno, ha il bisogno impellente ed incessante di afferrare il senso, di intuire un più vasto disegno, di collocare in uno scenario cosmico la vita, di decifrarne il codice criptato. Che potrebbe non esserci. Ma il suo è un impulso innato, oscuro, potente.
E' la meraviglia. L' attitudine, tutta umana, al sapere. Cos'è questo, cos'è quello, e perché.
La noia scaturisce dalla frustrazione di risposte sempre parziali e da quella, forse più dolorosa, di constatare la sostanziale indifferenza dei tuoi simili per quel che tu, invece, consideri grandioso, impellente, vitale.