sabato 17 agosto 2024

Immenso strazio di un ferragosto

 
Il senso profondo del fallimento della tua vita si palesa anche se arrivi a concludere, per una sorta di pudore ed estrema autocritica, che vivere con il mal di testa ed i dolori cronici, causati anche da un lavoro usurante che non puoi smettere di fare, è pur meno peggio che trovarsi in un campo profughi palestinese o qualsiasi altro infernale luogo di contenimento di individui trattati come subumani.
Se non sei stato tanto sfigato o così poco lungimirante da farti massacrare dal lavoro usurante in senso popolarmente inteso e soffri ugualmente, hai un problema con lo spirito di adattamento al mondo oggettivo ed alle sue liturgie, che sono schifose almeno tanto quanto, ma la moltitudine non lo capisce e non lo sa e perfino gode di tutto quello che le hanno inculcato come godibile, tipo svenarsi economicamente per fare una settimana di ferie a Jesolo tra file di ombrelloni distanti due metri e mezzo l'una dall'altra, come nei cimiteri di guerra su prato americani.
Il tutto mentre incombe la terza guerra mondiale In attesa del finale repulisti, ti tortura la noia.
Certamente, nel caso della sofferenza per ragioni che sulle prime paiono  metafisiche, ci si deve sforzare nell'immersione nel proprio inconscio e verificare se il fallimento della propria esistenza non sia infine imputabile alla pretesa, sempre inespressa e sepolta fin dall'età della ragione e forse anche prima, di conquistare la felicità sovrumana in qualcuna delle sue diverse declinazioni e sfumature, dall'amore alla pace a quel che preferite.
Ti riconosci alla fine come mistica, scettica e dicotomica, portatrice di una personalità inintelligibile e ti rimane comunque la sensazione stupefatta che la tua vita e quella di tutti siano delle insulse o pure anche eccellenti farse, poco contando se ti sia accaduta la fatalità di  appartenenza ad un censo oppure ad un altro o quale livello raggiunga il tuo QI, o quanto la fortuna ti abbia arriso.
 
Essere affetta da un'incurabile male innato, la lucidità, è un vero strazio e la condanna pratica è l'isolamento, nonostante non si tratti di malattia infettiva, anzi. 
Paradosso.
Ora, nonostante la lucida disistima di sé e di tutta l'alterità, l'isolamento è oggettivamente doloroso ed attenta in modo diretto alla naturale indole della specie, che ha reso il linguaggio "la casa dell'essere".
Si dice anche che troppa malinconia uccida (la mia storia familiare lo conferma) ma dovrò farmene una ragione, però, perché comunque non esiste alternativa.
A me non piace niente di quello che piace a così vaste moltitudini e, giacché in ogni caso trovo semplicemente disgustoso che la discriminante per poter accedere alla vera bellezza sia oggi più che mai il possesso di denaro, rinuncio alla fruizione del bello che le grinfie grossolane del mercato continuano a lordare.
Speravo almeno di riuscire a finire i miei giorni in Patagonia, a contemplare la steppa ed i ghiacciai, ma da quando ho letto su Wikipedia che un Benetton è il maggior proprietario terriero del luogo, mi accorgo che l'appuntamento con il disincanto non è procrastinabile in eterno e che non esiste via di scampo per chi si ritrova suo malgrado per dotazione di nascita, come me, in precario oscillante stato di scettico misticismo.

 
 

5 commenti:

  1. Proprio perché non contagiosa, la lucidità ci rende solitari.

    Ciao :-)

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  2. Ti rileggiamo dopo mesi sempre fedele al titolo del blog, definitivamente convinta di non esserti bastevole, ma proverei lo stesso a cercare un angolo di Patagonia intonsa - ad averne le materiali possibilità -, perlomeno dovrebbe essere territorio fuori dalle traiettorie di un probabile conflitto mondiale. Noi al massimo potremmo fuggire a Ponza, devastata già adesso..

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  3. Quando non si può fare alcunché ci si autoinganna cercando un altro crepuscolo altrove, immaginando che l'infelicità per l'umana condizione faccia meno male se si fa di sé un apolide, potenzialmente e favolisticamente capace di ricominciare.

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