martedì 5 febbraio 2019

Pungoli sentimentali

 
Da quando sono diventata cinica e disperata e la mia luce s'è spenta l'avevo dimenticato.
Avevo dimenticato quanto tu fossi sì mediocre, pavido, conformista, per tua stessa ammissione e quindi reo confesso, ma contemporaneamente poetico, come un bambino, e la tua intrinseca poesia -amalgama di forza e debolezza, dolore e gioia, ignavia e sorprendenti iniziative- mi ha legata a te indissolubilmente e per sempre, pur nell'assenza.
Mi amavi, infatti, come un bambino, combattuto tra generosa esaltazione e paura della più azzardata delle scelte, per te.

Ora ti aggiri nella mia memoria, come un fantasma inquieto, a ricordarmi d'essere stata un tempo solo apparentemente crudele ed invece magnanima come Circe nel favorirti, tutto sommato,  la continuazione del tuo viaggio.
Non ho alcuna colpa, allora,  se esso ti ha riportato esattamente là da dove t'illudesti di partire, mio povero caro, ma ti sono grata per l'implicita testimonianza che mi suggerisce il tuo ricordo perché,    profuse infinite lacrime e  versi e  parole, siamo stati più che ridicoli, vivi.


FERNANDO PESSOA, Tutte le lettere d'amore sono ridicole.
Tutte le lettere d'amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d'amore se non fossero
ridicole.
Anch'io ho scritto ai miei tempi lettere d'amore,
come le altre,
ridicole.
Le lettere d'amore, se c'è l'amore,
devono essere
ridicole.
Ma dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d'amore
sono
ridicoli.
Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgermene
lettere d'amore
ridicole.
La verità è che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere
a essere ridicoli.
(Tutte le parole sdrucciole,
come tutti i sentimenti sdruccioli,
sono naturalmente
ridicole).

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