Il primo passo verso la corretta direzione sta, probabilmente, nel non preoccuparsi di piacere.
-Ciò è cosa che non mi riesce affatto difficile, per la semplice ragione che scrivo solo ed esclusivamente per sviscerare dubbi e quesiti, palesare riflessioni nude e non supponenti, mossa dal desiderio di meraviglia, ovverossia acquisizione di conoscenza tramite il confronto. Di piacere 'a pelle' , della simpatia di superficie, non me ne curo, né è stato mai il mio fine qui o altrove: sostanzialmente sarebbe una raccolta di nulla, ed il nulla incombe già di per sé su ogni cosa. Davvero non è il caso di incoraggiarlo ulteriormente.-
Il novanta per cento delle auto-mortificazioni derivano esattamente da questo stato febbrile che alimenta una sete di approvazione indiscriminata. Il bisogno della lode, anche se silente ma ugualmente intuibile, è un implicito salvacondotto fornito all'altro per consentirgli la certa strumentalizzazione del nostro pensiero e della nostra verità.
Da qualsiasi parte una la consideri, l'oggettiva e generale condizione di isolata solitudine cui è relegata la nostra coscienza mentre tenta di penetrare nel mondo, può indurre anche la più irreprensibile e consapevole delle persone a cedere alla seduzione della vanità.
Compiacere chi ci compiace è comunque una forma di volgare mercificazione per guadagnarsi assenso.
Non immagino forza morale maggiore di colui che paga in termini di impopolarità o indifferenza la sua resistenza alle facili lusinghe ed alla stucchevole piaggeria di convenienza in uso nei superficiali e pur civili rapporti.
Mi chiedo se ci sia un modo giusto per esprimersi in uno scambio davvero costruttivo evitando il rischio d'immergersi nella commedia delle parti.
Talvolta arrivo a concludere che sia il silenzio pubblico ed il molto dialogare privato.
- Ma è così evidente, no?, la mia lenta deriva nel mare della perplessità del dire...-
Qualsiasi metodo dialogico ripulito dalla spettacolarizzazione acquista per me, comunque, maggior credibilità, e riduce il sospetto.
Le parole rimangono bivalenti in ogni loro potenzialità. Sono tutto ciò che abbiamo per tentare di uscire da noi stessi e quanto di più perversamente atto a rinserrarci nella prigione crudele del nostro affamato ego. L'io, questo orribile buco nero che ingoia perennemente sé stesso.
-Ciò è cosa che non mi riesce affatto difficile, per la semplice ragione che scrivo solo ed esclusivamente per sviscerare dubbi e quesiti, palesare riflessioni nude e non supponenti, mossa dal desiderio di meraviglia, ovverossia acquisizione di conoscenza tramite il confronto. Di piacere 'a pelle' , della simpatia di superficie, non me ne curo, né è stato mai il mio fine qui o altrove: sostanzialmente sarebbe una raccolta di nulla, ed il nulla incombe già di per sé su ogni cosa. Davvero non è il caso di incoraggiarlo ulteriormente.-
Il novanta per cento delle auto-mortificazioni derivano esattamente da questo stato febbrile che alimenta una sete di approvazione indiscriminata. Il bisogno della lode, anche se silente ma ugualmente intuibile, è un implicito salvacondotto fornito all'altro per consentirgli la certa strumentalizzazione del nostro pensiero e della nostra verità.
Da qualsiasi parte una la consideri, l'oggettiva e generale condizione di isolata solitudine cui è relegata la nostra coscienza mentre tenta di penetrare nel mondo, può indurre anche la più irreprensibile e consapevole delle persone a cedere alla seduzione della vanità.
Compiacere chi ci compiace è comunque una forma di volgare mercificazione per guadagnarsi assenso.
Non immagino forza morale maggiore di colui che paga in termini di impopolarità o indifferenza la sua resistenza alle facili lusinghe ed alla stucchevole piaggeria di convenienza in uso nei superficiali e pur civili rapporti.
Mi chiedo se ci sia un modo giusto per esprimersi in uno scambio davvero costruttivo evitando il rischio d'immergersi nella commedia delle parti.
Talvolta arrivo a concludere che sia il silenzio pubblico ed il molto dialogare privato.
- Ma è così evidente, no?, la mia lenta deriva nel mare della perplessità del dire...-
Qualsiasi metodo dialogico ripulito dalla spettacolarizzazione acquista per me, comunque, maggior credibilità, e riduce il sospetto.
Le parole rimangono bivalenti in ogni loro potenzialità. Sono tutto ciò che abbiamo per tentare di uscire da noi stessi e quanto di più perversamente atto a rinserrarci nella prigione crudele del nostro affamato ego. L'io, questo orribile buco nero che ingoia perennemente sé stesso.
Preoccuparsi di piacere (o di non dispiacere troppo) al proprio io riflesso nello specchio, magari facendoci pure una chiacchierata. Penso che dall'ego si debba sempre partire e chi si annulla nel compiacere gli altri con incondizionato altruismo spesso cerca altrove ciò che è più faticoso cercare in sé; ovvero una propria centralità, una propria essenza. Il guaio nasce quando l'ego, campo base nel quale accogliere gli altri e donde andarne alla ricerca, viene ritenuto una reggia del re sole, intorno al quale gli altri sono soltanto pianeti inferiori, il cui fine è soltanto gravitare intorno al sole della supponenza. Brutta cosa avere un ego che abbaglia le visioni altre.
RispondiEliminaTrovo sottile e vera questa tua considerazione: "Il bisogno della lode, anche se silente ma ugualmente intuibile, è un implicito salvacondotto fornito all'altro per consentirgli la certa strumentalizzazione del nostro pensiero e della nostra verità."
Per il gran dilemma del comunicare, un bel silenzio non fu mai scritto. Aggiungerei "e per fortuna", perché la parola è la nostra via, ponendo attenzione a riservare le più preziose e vere a chi le merita. A volte poi capita il miracolo di potersi intendere anche senza parole, ma dopo aver guadato fiumi in piena di parole, per esercitare l'abilità di un istinto sensoriale che va oltre il suono della voce.
Bella anche la versione di Pat Metheny che non conoscevo. E con questo ennesimo apprezzamento, mannaggia a te, mi rassegno al ruolo di chi, con piaggeria, cerca di insinuarsi sordidamente tra le fila dei tuoi pensieri per farti abbassare la guardia.
(diciamoci la verità, sono più perfido di una capra di montagna che bruca nelle pampas ^_^)
Abbraccione materico :o)
Greaat reading
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