sabato 29 ottobre 2011

Tipi -2-


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questi invece appartengono alla sottocategoria degli acculturati.

Il fatto di possedere alcune nozioni ascrivibili all' ampio campo umanistico, nutre in loro una sicumera di fondo che il mondo, generalmente, scambia molto sbrigativamente per saggezza, dimenticando od ignorando che invece la sola cosa che sa il saggio è di non sapere. Scambiare quest' ultima perla per atto di umiltà anziché per il distillato di verità che è, è già testimonianza di enorme ignoranza.
Ma loro ben lo sanno -ché  di astuzia non difettano-, la deferenza un po' servile che ricevono li ingrassa, se ne beano, se ne cibano. Seminano parole e raccolgono qualche genuflessione.

Nella vita fisica, fatta di iniziative, azioni e reazioni verificabili, di frizzi, sorprese, scarti, invenzioni, follìe, iniziative, coraggio di osare ed un' infinità di corroboranti errori, sono, quasi sempre, immobili, assenti, ingessati, goffi e disarmati,  maldestri.

Nel caso tu abbisognassi di sostegno, anche soltanto morale,  da un amico di questo tipo, sappi che non l' avrai mai.

Eccellono nella critica, ma  possiedono soltanto specchi di legno. Sono parziali, più ideologici di quanto essi stessi suppongano.
E se qualcuno, anche ipocritamente, solletica la loro intrinseca vanità, li seduce facilmente.

5 commenti:

  1. Leggo spesso con inquietudine i tuoi post, con la paura di riconoscere le meschinità che mi racconto siano un po' di tutti per consolarmi di quanto mi senta di merda.
    Ciao

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  2. Caro Giovanni,
    per quanto insufficientemente ci si conosca l' intuito mi suggerisce che la meschinità non è il tuo forte: sei troppo sincero, forse persino eccessivamente auto-critico (ed in questo a me simile). Mi piaci molto per questo.
    I veri meschini non si confessano mai a sé stessi, neppure nelle loro stanze più buie e segrete.

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  3. Devo dire che pur avendo letto e riletto più volte l'affascinante "Tipi psicologici" di C.G.Jung, non credo affatto alla possibilità di poter definire davvero dei simili tipi. Avverto che le conformazioni, gli squilibri e le possibili compensazioni di quell'apparato che ci costituisce sono talmente complesse e oscure che non possano prestarsi a sintesi così fulminanti. Talvolta soccombo anch'io alla tentazione di "liquidare" una persona attraverso l'attribuzione ad una formula, ma alla fine preferisco dichiararmi agnostico: se non riesco a "classificare" nemmeno me stesso, che posso sondo in presa diretta, figurarsi il profondo dell'anima altrui. Penso che i "neuroni specchio" non modellino un cervellino completo e l'idea di poter cogliere l'essenza di una persona derivi tutta dagli artifici letterari e dal senso di potenza che talvolta raggiungono. Ma che si tratti in buona sostanza di un effetto, non di un vero dominio.
    Un saluto Morena cara :-)

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  4. In verità, Elio, sto raccontando, con queste noticine sui "tipi", persone perfettamente reali e conosciute.
    Il fine non è emettere un giudizio -anche se il personale giudizio, a me pare, è legittimo, nei rapporti personali: ciascuno di noi ha il sacrosanto diritto di cercare un senso di benessere, anziché il contrario, nella conduzione dei propri contatti-, ma comprendere se sia davvero impossibile superare quegli artifici di cui fai cenno e provare finalmente vera vicinanza, a qualche umano livello.
    Io credo che sia difficilissimo, raro, ma possibile. L' empatia, ad esempio (giusto per continuare il tuo accenno ai neuroni specchio), quando innescata anche tra sconosciuti, è fenomeno -spiccatamente umano- sia fisiolico che mentale, le emozioni dell' altro passano in noi, sentiamo il suo dolore, la sua allegria, la sua paura. Se lo vediamo piangere, ci ritroviamo con le lacrime agli occhi, se sbadiglia, sbadigliamo, se ci apre il suo cuore, gli offriamo il nostro: ciò che conta è aver avuto la capacità di cercare la sintonia, quella danza biologica fatta di movimenti impercettibili ma coordinati che rompono le tradizionali barriere tra gli individui. Io credo che ciò accada più facilmente a coloro che non hanno timore del piacere, ed il piacere ha forme infinite, non necessariamente soltanto fisiche, né frivole. Perché la corrispondenza emotiva (tra amici, amanti, o anche solo conoscenti) prima di ogni altra cosa dà piacere.
    Ma quei teorici, quei bigotti del sapere, lo temono e lo fuggono come elemento destabilizzante delle miserabili quattro certezze di cui hanno assoluto incessante bisogno.
    Oddio, Elio caro, non so se m' è riuscito di spiegarmi: invoco la tua empatia :-)

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  5. Certo che ci sei riuscita, empatia accordata! :-))

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