mercoledì 7 luglio 2021

Piccola anima smarrita e soave -9- l'onta della resilienza

Bisognava agire prima che lo tsunami del disgusto inquinasse ogni aspetto dell'esistenza e promettesse con sempre maggiore evidenza una conclusione tanto mortificante e triste.
Bisognava capire in tempo, in giovinezza, come nutrire intelligenza ed anima e come impiegare le energie con il minor danno possibile per sopravvivere in sufficiente dignità senza sprofondare nel fango delle miserie di questo sistema prevaricante ed ingiusto, dato che l'altra opzione, vale a dire il loro utilizzo ben finalizzato nel rispetto di indole ed eventuali talenti, poco ha a che fare con la sola volontà e si scontra con elementi potenti quali l'autostima, la logistica, il censo di appartenenza, lo stesso proprio rigore.
Bisognava anche superare la stessa ragione biologica, questa ostinata innata caparbietà di preservare ed  addirittura replicare ciecamente ed  egoisticamente la vita ed optare con protervia verso il bello ed il bene, a prescindere dal loro prezzo, fosse pure quello estremo.

Noi perdenti, nonché perduti, siamo in tanti, per lo più senza voce, deficitari di parole oppure, al contrario, nauseati anche da quelle, dopo ciò che è risultata essere stata una loro scriteriata dissipazione nel tentativo di impostare rapporti umani di tutti i tipi sorretti dal dialogo.
Il dialogo: quale patetica  fanfaluca, tutto sommato. Siccome ci si vergogna del proprio intrinseco egoismo ci si finge quasi sempre estremamente interessati all'altro, purché, beninteso, possieda uno straccio di contenuti. Spesso è un modo per gratificarsi a spese altrui.
Ne ho fatto qualche esperienza anche in questo blog: corrusche amicizie di tastiera così intense e repentine da promettere l'eternità. Un'eternità presto finita. E' il massimo che ci riesca.
 
Se ciò che andava fatto non è stato neppure abbozzato e ciononostante si respira ancora tra i fetidi miasmi di una vitucola di pesanti fatiche a fronte di minimi risultati, tollerando la promessa dello stesso proprio destino di precarietà, il governo, i talk show dei media di Stato, gli eterni impuniti, la crudeltà indicibile della propria stirpe verso gli altri viventi e l'infinità degli altri mali, si è campioni di resilienza. Oggettivamente complici della vergogna.

Confido quindi soltanto sull'imperturbabile saggezza della Natura, che con più di qualche probabilità date le attuali avvisaglie, stenderà un definitivo velo pietoso sulle nostre risate e sulle nostre lacrime.

 

2 commenti:

  1. Nel periodo della giovinezza in genere non si capisce niente con lucidità, essa non appartiene a quella stagione della vita tranne le doverose eccezioni.
    Preservare la vita, cercarne sempre il lato migliore nonostante la sua precarietà e le disillusioni non lo ritengo un fatto disdicevole...il prezzo? Mi chiedo quale sia quello di non provarci.
    Siamo sicuramente perdenti secondo le logiche consuete che esistono ormai in qualsiasi contesto, perduti è un'altra cosa. Non bisogna dare a nessuno un'importanza superiore a ciò che merita, tanto meno ai social e al virtuale in genere: la tua analisi appena accennata del mondo dei blog posso condividerla ma l'egoismo spacciato per solidarietà è purtroppo merce comune. Tu scrivi pochissimo, io ti leggo da tempo e sulla saggezza "imperturbabile" della natura comincio a nutrire qualche dubbio. Possiedo un blog e potrei commentarti in modo visibile, perpetuerei così la dinamica stantia del vengo da te e tu fai altrettanto. Niente da fare, ti leggo in anonimato che mi pare più corretto, le "corrusche amicizie di tastiera così intense e repentine da promettere l'eternità. Un'eternità presto finita" non fanno per me. Sono un solitario.

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  2. Leggo infiniti blog. E non cerco contenuti. Cerco sorpresa, ma anche comunità di intenti e di visione. Da te, scoperto vagando tra blogroll altrui, mi sembra di avvertire piacevolmente entrambe le sensazioni.

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