Sarcasmo ed ironia, con un pizzico di nichilismo e qualche escursione di cinismo, vanno per la maggiore: una moda virale piuttosto democratica, dato che imperversa in ogni luogo-tempio preferito dalla massa (la quale, com'è noto, tende all'acefalia).
Dalla moglie del mio barista - fulgido esempio di individuo ortodosso ma smisuratamente velleitario- al più scafato blogger di successo (nella blogosfera il successo è un fenomeno stranissimo che da una parte si ottiene per via di caratteristiche proprie -che evidentemente piacciono ai più o comunque provocano reazioni emotive agli stessi, spesso grazie ad un riuscito afflato populistico - e dall'altro per effetto mimetico, come succede per la maggioranza dei comportamenti umani), il sarcasmo pare l'arma preferita da impugnare contro l'infelicità, la quale quasi sempre coincide con la frustrazione ed il risentimento.
Che altro è, d'altronde, l'infelicità, se non il terribile sospetto d'essere così miserevoli ed irrilevanti da meritare fino in fondo, a pieno titolo, il martirio di un'inguaribile solitudine?
Ora, sia chiaro, lo capisco: è molto, molto umano, pur se non elegante né costruttivo, pur se ironia e sarcasmo sono terribilmente decadenti ed improduttivi.
La vera forza deve stare nell'accanimento.
Un'accanita, testarda, ossessionante coerenza nella ricerca del (proprio) bello.
Dalla moglie del mio barista - fulgido esempio di individuo ortodosso ma smisuratamente velleitario- al più scafato blogger di successo (nella blogosfera il successo è un fenomeno stranissimo che da una parte si ottiene per via di caratteristiche proprie -che evidentemente piacciono ai più o comunque provocano reazioni emotive agli stessi, spesso grazie ad un riuscito afflato populistico - e dall'altro per effetto mimetico, come succede per la maggioranza dei comportamenti umani), il sarcasmo pare l'arma preferita da impugnare contro l'infelicità, la quale quasi sempre coincide con la frustrazione ed il risentimento.
Che altro è, d'altronde, l'infelicità, se non il terribile sospetto d'essere così miserevoli ed irrilevanti da meritare fino in fondo, a pieno titolo, il martirio di un'inguaribile solitudine?
Ora, sia chiaro, lo capisco: è molto, molto umano, pur se non elegante né costruttivo, pur se ironia e sarcasmo sono terribilmente decadenti ed improduttivi.
La vera forza deve stare nell'accanimento.
Un'accanita, testarda, ossessionante coerenza nella ricerca del (proprio) bello.
Come mi risuona tutto questo ...
RispondiEliminaConfermo, avendo conosciuto direttamente questo complesso di fenomeni. Ironia, sarcasmo e cinismo figurano come le merci più a buon mercato, dentro e fuori dal web, mentre la satira è diventata un ottuso esercizio di deresponsabilizzazione.
RispondiEliminaCarissimi,
RispondiEliminanon se ne può più. Che depressione.
L’ironia è l’altra faccia della disperazione, quando diventa un catrame sociale praticamente obbligatorio, un’ecolalia, un autoinganno collettivo, alla disperazione a cui rimanda si aggiunge il vuoto. Si, non se ne può più, nemmeno della "buona" ironia.
RispondiEliminaStefano
Com'è vero, Stefano.
EliminaD'altronde il coraggio per combattere la decadenza è una virtù rara. Ci vuole talmente tanta forza da rischiare di uscirne sgangherati. Nietzsche docet.
Tipi -25- I non se ne può più.
RispondiElimina;-)
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