venerdì 15 giugno 2012

L'alieno

Nelle anticamere dei dentisti si accresce –è noto- il bagaglio di informazioni scientifiche che poi gettano nel più totale caos l’impalcatura di precedenti certezze o pregiudizi che tanto supportano la fatica del vivere.
In suddetti locali, infatti, il portariviste non difetta mai della pubblicazione ‘Focus’, la quale si rivolge ad un pubblico da patinata, sì, ma pur sempre curioso.

Così, lo scorso lunedì mattina, in nervosa attesa, ho liberamente optato per la lettura di suddetta rivista, che stava tra un ‘Quattroruote’, ‘Gioia’, ‘Casabella’ e ‘Panorama’, e mi sono imbattuta in un articolo in tema di teorie neuroscientifiche  che mi ha costretta a riconsiderare per l’ennesima volta la questione della libertà di scelta.

Quella della libera arbitrarietà dell’ umano non è mica una trovata di Sartre, quel nostro amatissimo guru dell’esistenzialismo; no, davvero no: non è la moderna filosofia della mente a contenere i prodromi della libertà umana. Il ‘libero arbitrio’ è il principale atto d’imputazione biblico per cui si finisce ad arrostire all’inferno, ed è anche –per mezzo di meccanismi alquanto complessi- il responsabile delle estenuanti reincarnazioni imposte dalla legge del Kharma, nonché, per dirla sbrigativamente, la ragione, in genere,  per cui le carceri sono iper-affollate.


Gli studi sul funzionamento del cervello e le nuove  avanzate tecniche di monitorarne le diverse aree, sono sempre più sofisticate e precise, tant’è che ciò che si riteneva esaustivamente osservato e dedotto oggi, domani potrebbe essere rivisitato a causa di un infinitesimo particolare, che si gioca in qualche frazione di secondo, prima sfuggito.  La cosa potrebbe risultare rivoluzionaria, talmente rivoluzionaria da svellere importanti teorie.
In poche e sempliciotte parole potrei sintetizzare così ciò che uno scienziato ritiene di avere scoperto: non compiamo un’azione o una scelta in forza ed in dipendenza di un processo cosciente, ma il nostro cervello, per suo conto, l’ha fatto prima (qualche secondo prima)  che queste affiorino alla stessa nostra coscienza.

Che fregatura.
Essere abitati e determinati da un alieno.
Chissà chi è il cervello che è in noi.
Che vuole, con quali criteri opera, che cosa –esattamente- lo fa muovere se non è la nostra precisa volontà a farlo, perché.
Se è il determinismo (per sua stessa natura insondabile) a comandarci, noi umani non sappiamo ancora nulla di noi stessi e perdiamo qualsiasi possibilità di interpretare in qualche modo la vita.

La faccenda ha dei risvolti semplicemente mostruosi e grotteschi. Nessun assassino, stupratore, pedofilo, stragista, mafioso, e via così con gli umani tipi di feccia, ma anche nessun amore, nessun atto di bene e di bellezza, è causa o frutto di ciò che convenzionalmente diciamo ‘scelta’.
Né colpe né meriti.
C’è da sfiorare la pazzia, a pensarlo, perché a togliere quei due tre puntelli condivisi su cui si regge il mondo, primo di tutti il dualismo Bene-Male, noi si precipita nella più dolorosa e crudele inconsistenza.
 Avrei dovuto leggere la rivista d’architettura, avrei, perché io adoro le case, anzi lui, lui l'alieno, ne va letteralmente matto.


(Ho trovato, in Internet, questo: http://www.fondazionebassetti.org/it/focus/2012/06/le_neuroscienze_a_padova_repor.html , che non è ciò che ho letto, ma aiuta...)

7 commenti:

  1. mmm...
    Forse banalizzo, ma a me quello del neuroscienziato mi pare un falso problema.
    Probabilmente ad avvalorare la sua considerazione è il fatto che non mettiamo abbastanza a nudo la sorgente delle nostre azioni, scelte, pensieri.
    Ad esempio, ora, mentre digito, io penso di digitare invece, se mi facessi una scansione totale, una specie di scintografia, è il mio cervello che pensa. Certo, può essere una perdita di illusoria potestà della nostra anima, ma, a fatica, mi ci faccio una ragione, che non sono io in toto a formulare i miei pensieri, io così estetico e sognante, ma una massa gelatinosa che ora sta ordinando alle mie dita di digitare (con la tecnica a dieci dita, software caricato grazie a un fantastico corso di dattilografia tanti anni fa), dalla cabina di regia della scatola cranica.
    Stando a certi asceti orientali, la meditazione è l'unico strumento per riscattarci, con la meditazione, dall'alieno. Estraneazione dall'io pensante, dopotutto.
    Ora, io esteriorità narcisa, porrei la domanda: il cervello è un parassita che sfrutta il nostro corpo?
    Ma il cervello potrebbe lamentarsi: sono io che ho bisogno di questo corpo, che parassita i miei pensieri e, senza il quale, ancora non ho imparato a muovermi, almeno fisicamente.
    Speriamo mai impari, altrimenti noi non gli serviremo più.

    ps: nell'anticamera di un dentista io leggerei una rivista di pompe funebri, ma svenirei prima di finire l'articolo; ne ho il terrore.

    RispondiElimina
  2. ebbene si siamo fatti sopratutto di " sostanze chimiche" che tra un neurotrasmettitore e l' altro condiziona il nostro essere...ma, perché esiste un ma, la differenza la fa il " condizionamento sociale" un cocktail di comportamenti vari e variegati che diventano il brodo di coltura del perché sarai un ottimista ad esempio, piuttosto che un pessimista...innalzando, diminuendo o inibendo la dopamina piuttosto che la serotonina o cortisolo e così via...come condiziona l' essere una buona o cattiva madre il livello di ossitocina...la vita interiore e' un bluff...

    RispondiElimina
  3. Il problema che si porrebbe, nel caso tale teoria avesse fondamento, è molto, molto complesso.
    Stiamo ventilando l'ipotesi che le azioni e le scelte siano da noi compiute in istato di 'incoscienza', e non già a causa di qualche patologia, ma perché l'area del cervello interessata si attiva sempre frazioni di secondo PRIMA che noi si sappia di voler fare questo o quello.
    Ne deriverebbe che nessuno è più responsabile di ciò che fa, neppure l'assassino, perché non ha agito in modo conscio: il suo cervello (su cui non ha influenza, aveva già determinato l'azione, secondo 'logiche' imperscrutabili).
    Altro che libero arbitrio...

    RispondiElimina
  4. E se io fossi non lo spirito, l'anima, l'io o come mi si voglia chiamare ogni volta che si vuole affermare la dicotomia tra corpo e azioni dello stesso, ma l'interezza del mio corpo e delle sue manifestazioni?

    RispondiElimina
  5. Io penso che riusciamo a distinguere abbastanza bene fra le azioni che compiamo per automatismo e quelle che decidiamo a "ragion veduta", cioé con buona coscienza delle possibili conseguenze. Esistono certo tante situazioni di confine, ma tutto sommato mi sembra che anche il nostro senso di colpa o di responsabilità si modulo in base alla consapevolezza al momento disponibile. Non darei così grande importanza al fatto che l'impulso elementare scocchi nel cervello prima di apparire alla coscienza: gli impulsi si costituiscono in fasci, sono come un banco di pesci e la coscienza è certamente in grado di seguire, ed anche di deviare, i movimenti del banco, pur non essendo in grado di costringere alcun singolo pesce.
    Un caro saluto.

    RispondiElimina
  6. Caro Elio, grazie della tua opinione.
    Forse non ha sempre importanza la scintilla ancora incosciente, né quanto sia essa in grado di condizionare le nostre successive determinazioni e scelte, ma da dove, perché e da che cosa si origina?

    L'ottundimento si fa rilevante ogni qualvolta si cerca invece di illuminare di spiegazioni obiettivamente autocritiche il proprio presente, conseguenza di decisioni passate. Ebbene: lì talvolta si tocca con mano l'infingimento provocato da precedenti illusioni, che però erano certezze spassionate al momento della scelta.
    Ecco che sorge l' impressione di non avere affatto alcun controllo della propria vita e che la libertà stessa sia illusoria.

    Un caro saluto a te.

    RispondiElimina
  7. Siamo sempre noi che compiamo questo processo che appare solo in seguito nella coscienza: sempre e solo noi. Siamo noi l'alieno. Il nostro inconscio è più veloce del nostro conscio, ecco tutto. Però quello che c'è nel nostro inconscio ce lo mettiamo noi a volte consciamente a volte no. Questo "noi" è la nostra totalità psicofisica, condizionata da mille fattori, ma nello stesso tempo con un certo grado di autonomia. C'è un costante scambio tra conscio e inconscio per cui non ha molto senso preoccuparsi di questo scarto tra azione e pensiero cosciente. E' proprio questa rapidità di elaborazione che ci ha permesso di essere la specie più evoluta (nel bene e nel male) del pianeta.
    La libertà a un certo livello è sempre illusoria, ma il paradosso è che siamo lo stesso responsabili di quello che facciamo.
    A un livello più profondo non ha senso il determinismo, più di quanto abbia senso una ipotetica libertà assoluta. Chi è libero? Chi è determinato? Una risposta abbastanza adeguata dal punto di vista teorico e pratico sta nel concetto buddista di coproduzione condizionata: tutto influenza tutto ed è parte di tutto. Nessun fenomeno, meno che mai l'io, è isolato.
    Ciao

    RispondiElimina