giovedì 14 agosto 2014

Come tutti sanno la vera ebetudine non sta nel commettere qualche errore di giudizio, perfino madornale, ma piuttosto nel perpetuarlo dopo averne presa coscienza.

Ho deciso pertanto di esercitare la mia porzione di integrità nei rapporti -o nell'assenza di rapporti- con i miei simili, togliendo di mezzo i penosi alibi loro accordati al fine di evitare la recisione di quei sottili fili che reggevano insulse reminiscenze romantiche  prive di logico contenuto o affetto autentico: alcune stupide ed immediate reazioni di rimando, di carattere sostanzialmente mimetico, mi dimostrano che è cosa giusta e saggia.
 
Stamattina, percorrendo il mio usuale tragitto sulla bicicletta per recarmi al lavoro, osservavo i gruppetti di persone in attesa ad ogni pensilina del tram: tutte, nessuna esclusa, nonostante diversità d'età, etnia, tipo, e probabilmente fine e personalità, si interfacciavano con un telefonino, più o meno avanzato: ho provato un'orribile sensazione di glaciazione imminente ed al contempo un certo sollievo per via della fine della pantomima della comunicazione liturgica del nulla che in genere gli appartenenti al consorzio sociale pensavano di doversi reciprocamente.
Più avanti, sul marciapiede, una signora molto anziana con i ricciolini azzurri,  così anziana da stare  ripiegata a novanta gradi in quella che un tempo era stata la sua stazione eretta, appoggiata al carrellino ausiliario per la deambulazione,  era intenta a digitare qualcosa, a sua volta, sul suo apparecchietto mobile, davvero piccino, e strizzava gli occhi dallo sforzo per individuare i tasti: la sensazione successiva a quella glaciale è stata di scollamento del tempo; una cosa alla Dalì...
 
Nulla è più difficile del considerare l'altro davvero esistente. O almeno esistente quanto me. Anche perché l'altro non si cura molto di convincermi d'essere qualcosa di originale, definito e senziente, con qualche volontà e forma precisi, ardenti di fuoco interiore.
A me paiono tutti amebe avanzate, che tragedia.
 
 
 

8 commenti:

  1. Nelle metropolitane milanesi, ormai, il trenta o quaranta per cento degli appartenenti alla nostra specie si sloga pollici e moncherini mentali su monitors di varia foggia. Estranei anche a loro stessi. Se arrivassero la terza e la quarta guerra mondiale tutte assieme essi farebbero finta di scansarle. Ma non è che un asteroide ha già colpito la Terra e noi non ce ne siamo accorti se non constatandone gli effetti?

    ciao, Stefano

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "Noi non ci realizziamo mai. Siamo due abissi: un pozzo che fissa il cielo", dice Bernardo Soares.

      Questi alieni, invece, son rigagnoli di scolo pieni di banali informazioni di regime che confluiranno nel lago morto del pensiero comune, e fissano attraverso il display un infinito buco nero.

      Elimina
    2. Mi chiedo se il vero scacco non sia quello esistenziale e tutto il resto un di più. Le ideologie della sopraffazione e la sopraffazione stessa una sottodimensione della tragedia umana. E’ così?

      Stefano

      Elimina
    3. In assoluto sarebbe stato più conveniente non nascere troppo umani, io temo.

      Ma non per tutti, in fondo: vedo gente gaudente che se la spassa alla grande, sulla giostra della relatività, o attaccata alla vita anche in modo indecoroso ed un po' ignobile.

      Le cose son due: o hanno ragione loro, o noi non abbiamo capito bene come gira...

      Elimina
    4. O forse hanno sviluppato un'abilità fortissima nel raccontarsela ...

      Elimina
  2. Si possono dare risposte differenti, soprattutto se hai vent'anni in un periodo di fertilità ideale o se ne hai cinquanta in mezzo al deserto sociale

    Stefano

    RispondiElimina
  3. Scopro solo ora: sarei grato di una tua lettura del mio blog.

    RispondiElimina