giovedì 10 ottobre 2013

Parole spente -2-

Il virus dell'infelicità deve esserle stato inoculato in quel momento, nel bel mezzo dell'adolescenza, mentre.ascoltava Neil Young e la sua "Helpless", un 27 novembre dopo cena nella soffitta  sopra la  casa di  Anna - costei incommensurabilmente da lei lontana per via dell'appartenenza alla gretta borghesia mercantile così stridente ed iniqua rispetto alla sua, data la discendenza di stirpe proletaria, ma comunque da lei ugualmente amata come amica prediletta in forza di quella sua caparbia e fallace presunzione di saper cavar fuori la bellezza da ogni anima, fin  la più nera, manco fosse un dio -, di cui quest'ultima poteva usufruire come tana personalissima, underground - anzi overground -, ed in linea con la moda fricchettona del tempo.

Ascoltava, dunque, il cantautore canadese, pregevole esempio di sensibile sognatore sostanzialmente solitario - e perciò sotto quell'aspetto a lei affine anche allora-  e, per via di quel comune fenomeno che ci fa credere che il nostro sentire sia pure il sentire degli altri (e ce lo fa credere senza che ce ne sorga per tempo il dubbio, in un'apoteosi di ottusità ed egotismo), si convinse che certamente c'erano molte anime belle - come quella che lei immaginava insediata in Neil Young - disseminate nel mondo e probabilmente sarebbe stato bastevole lucidare le antennine dell'intuito per incontrarle e trarne piacere intellettuale e morale e chissà poi quanta metafisica ricchezza.

Poi, data l'intensità di simile desiderio e l'inesperienza dei diciassette anni, le pareva di vederne dappertutto e ad ogni pié sospinto.
Quante smaglianti anime intorno!
Lei non esitava neppure un istante, in ogni occasione, ad offrire loro senza riserve la sua.
...
... e con quale terrificante velocità si spegneva, al primo accenno di conoscenza, la loro luce...
Stare ad osservare il baluginìo, sempre più flebile prima dello spegnimento e della totale oscurità, della sedicente anima bella, la rese, da allora, irrimediabilmente infelice.

Veder morire le speranze è sempre doloroso, in qualsiasi caso, sia quando la speranza era nobile, sia quando la stessa era sordida fin nelle intenzioni più occulte. Non nutriva alcun dubbio sul fatto che anche il più perverso degli umani abbia la capacità di soffrire a seguito di sue proprie frustrazioni, magari abominevoli.
Soffrire, in sé e per sé, non basta per nobilitare. Lei lo sapeva perfettamente.
L'ingenuità può, però, convivere agevolmente con l'onestà di pensiero, e l'onestà intellettuale impone presto di rompere gli incanti.

"L’anima bella è quella capace di elevarsi al di sopra del mondo sensibile; l’anima brutta, invece, è quella che vive seguendo le passioni: vittima e nello stesso tempo responsabile di una scelta che le è innaturale."
 Plotino Enneadi, I, 6, 5

Orbene, le sue frequentazioni, le vaghe conoscenze, le amicizie, ogni necessaria esperienza terrestre, la conducevano, puntualmente, alla triste constatazione che siffatte anime erano votate irrimediabilmente all'estinzione, o talmente lontane dalla probabilità di incontrarsi da poter ormai annoverare tra le parole spente, morte per sempre, le parole che le evocavano.

*
 
Sarebbe coerente se nessuno esternasse dialetticamente più ammirazione o simpatia per ciò che vede in un altro ma non potrà o non vorrà mai eguagliare od imitare.
Sarebbe anche congruo che il cristiano fosse umile e sapesse amare completamente il suo prossimo, il marxista, parimenti al cristiano,  privo di proprietà immobiliari e mobiliari,  l'amico totalmente empatizzante, il poeta catturato dal sublime.
Ed invece - ma tu pensa! - no.
Per inciso, solo l'anima bella comprenderà il nesso della chiusa straniante.
 
 *

 

1 commento:

  1. in questo momento io sono proprio helpless, ma... non c'è consol/azione come dice Armando Verdiglione :)

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